Nel 1956 la Germania Est azzera i permessi per andare all’Ovest, che nel frattempo è stato separato anche fisicamente dal resto del paese con l’istituzione di barriere e posti di frontiera. La cortina di ferro, immagine figurata evocata da Churcill nel 1945 lasciava la retorica e si faceva materia a dividere in due la Germania e i tedeschi.
Nel giugno del 1961 il partito (unico) socialista dichiarò che nessuno aveva intenzione di costruire un muro per risolvere il problema. Fu la prima volta che la parola muro fu evocata in quel contesto e non è chiaro se sia servita da ispirazione ai sovietici o se da questi fosse ispirata, fatto sta che il primo agosto di quell’anno Krusciov chiama Ulbricht al telefono e spiega che si farà il muro, la costruzione del quale comincia a mezzanotte del 12 agosto successivo. La domenica 13 i berlinesi si svegliano con i lavori in corso. Lavori che avevano il consenso degli americani, che accettarono la decisione come un “fatto internazionale” e dissero ai sovietici che non intendevano attaccare la barriera, destinata a separare i tedeschi fino alla sua caduta nel 1989.
Ma quale sistema di pensiero faceva davvero da cemento a qui mattoni?
Il muro per i sovietici era ufficialmente “Un bastione di protezione antifascista” a separare i prodi comunisti da una Germania non ancora de-nazificata e pronta e rivoltarsi contro i sovietici come quella hitleriana.
Per gli americani costituì invece un formidabile strumento di propaganda antisovietica e un fastidioso promemoria dell’oppressione sovietica per tutti i tedeschi, che infatti lo abbatteranno prima di ogni altra vestigia sovietica, facendo di quel poco che ne è sopravvissuto un monumento a un’altra parte della tragica storia tedesca del ventesimo secolo.
La storia del muro di Berlino è quindi quella di una toppa, di un rimedio in corso d’opera benvenuto da tutte le parti che avevano contribuito a fare di Berlino Ovest un’anomalia vittima di una discontinuità territoriale con il resto del paese che la separava dall’Est e dai suoi dintorni e anche dall’Ovest. Una cesura che per decenni ha diviso artificialmente le famiglie e il territorio e che si è rivelata odiosa come tutte le opere costruite per separare gli uomini o impedire loro di circolare liberamente, libertà che rientra nel godimento dei diritti fondamentali.
La storia del Muro di Berlino conferma che ogni volta che si limita la libertà di movimento di interi popoli o anche di pochi innocenti si commette un crimine gravissimo, com’è ogni volta che s’impongono punizioni o reclusioni atroci alle masse innocenti, sia per perseguire una punizione collettiva accettandolo come danno collaterale d’iniziative che neppure avrebbero intenzioni punitive e che vengono intraprese in nome di esigenze diverse. Una lezione che come altre è destinata ad essere ignorata, dopo il crollo del Muro di Berlinoaltri muri sono stati costruiti e altre sofferenze hanno avuto inizio a causa della costruzione di altri muri che si dice proteggano e che invece opprimono, al di là dei quali nuovi berlinesi continuano tragicamente ad affollarsi.