Jester ha scritto:
Io vengo dal mare :
so cos'é quel navigare
infinito tra le onde,
dove il pensiero si confonde
nel blu dell'immensità.
Io vengo dal mare :
so cos'é quel naufragare
improvviso tra le onde,
per giacere sulle sponde
calme dell'avversità.
Io vengo dal mare :
so cos'é quel peregrinare
nelle trasparenze della vita
alla ricerca infinita
dell'isola Felicità.
Leggendo questa stupenda composizione poetica, abbiamo la controprova letteraria che la poesia
sia una forma espressiva capace di condurre i destinatari del messaggio poetico all'interno dell'anima dell'artista creatore.
Mi sono permesso di intitolare questo mio post di commento, ponendovi dentro l'aggettivo "classico".
Classico in quanto ci troviamo di fronte ad un'opera che contiene tutti gli elementi costitutivi propri della valenza poetica ivi compresa la rima.
Una dimensione espressiva che se abusata porta ad una distorsione estetica, mentre nel caso in oggetto, rappresenta un ottimo strumento tecnico per la funzionalita' grammaticale dell'opera medesima.
Un classico, che inoltre ha un equilibrio narrativo letterariamente ottimale, poiche' tutte le immagini poetiche ed i riferimenti che l'autore ha strutturato sono come visioni che sfumano e riappaiono agli occhi del lettore e quindi, questa tonalita' astrattamente visiva, fa' vincere il componimento producendo quella sensazione di struggente dolcezza espressiva che del resto e' tipica di tutti i componimenti poetici che possano dirsi riusciti.
Focalizziamo un attimo meglio i vari fraseggi del testo.
" Io vengo dal mare :
so cos'é quel navigare
infinito tra le onde,
dove il pensiero si confonde
nel blu dell'immensità".
Qui il poeta rivendica, e ci riesce, una preogativa unica e tipica che appartiene a chi sia stato a contatto con il mare:
e cioe' conoscere la portata e la valenza del navigare.
Il navigatore che avverte nel proprio animo l'affascinate difficolta' di vivere nel mare ma nello stesso tempo tutta l'emozione indicibile dell'esserne rapito.
E magia della poeticita', fa' creativamente "confondere " il pensiero con quel blu' che e' l'impatto primordiale a cui il mare ci riconduce.
"Io vengo dal mare :
so cos'é quel naufragare
improvviso tra le onde,
per giacere sulle sponde
calme dell'avversità".
In questo passaggio, invece, abbiamo l'espressione gloriosa di un traguardo che non sembra piu' umano: cioe', e' come se l'autore ci stesse dicendo: " Chi come me' venga dal mare,
giacera' sulle sponde calme dell'avversita', poiche' rodato dalle durissime prove che il mare gli impone, considerera' minime le avversita', cioe' si trovera' in una superiore e felice condizione di calmo dominio sulle dificolta' medesime.
Un'esperienza trasposta letterariamente dall'autore e sublimata dal raffinato fraseggio.
Ma il poeta esteticizza al massimo questa situazione usando il verbo " giacere".
Un verbo che potenzialmente ha una forte valenza poetica.
"Io vengo dal mare :
so cos'é quel peregrinare
nelle trasparenze della vita
alla ricerca infinita
dell'isola Felicità".
Siamo ormai all'apoteosi finale dell'espressivita': la vita e' come il mare: una trasparente epopea di cui solo il marinaio conosce lo struggente divenire fatto di dolci difficolta' e di inestimabili ricompense.
Con la meta finale della Felicita'.
Con la "effe" maiuscola, quasi che la Felicita' fosse una dea che remotamente ispirava l'autore dietro le poetiche immagini del mare.
Ecco quindi un significativo e riuscito esempio di arte poetica nel suo piu' pacato e pieno equilibrio ,costitutivo ed espressivo.