E' con questa canzone di Tracy Chapman che abbiamo fatto il percorso per tornare a casa, io e mio figlio.
Sono più povera di un povero, di questi tempi. Ché un povero non ha da pagare un affitto, i buoni pasto, la benzina o le rate della banca. Io sì. Io, come tanti. E' la crisi e tutti i cazzi che le competono e blablabla. Vabbè.
Sfidando la cruda (crudele?) realtà, ho preso mio figlio e ce ne siamo andati in un ristorante, a Desenzano. Le ultime 50 euro e vaffanculo al mondo! Domani Dio vedrà e provvederà.
Dopo cena abbiamo deciso di farci una passeggiata (qui chiamasi "vasca") in piazza, a Dese. Aria fresca, gente allegra, luci e suonatori. E Giuliano che correva a braccia aperte, simulando un aeroplano, facendomi girare a destra e manca per non perderlo di vista, in mezzo alla folla. Cosa voglio di più dalla vita, io? Posso ancora permettermi di sognare. Niente male, no?
Andando verso la macchina, dopo mezz'oretta di gironzolii qua e là, mi sento chiamare da tre giovani. Mi giro e, come in un tonfo nel passato, mi ritrovo davanti a vecchi, vecchissimi, amici. Franco, Marco e Alessandro. Erano anni che non ci si incrociava più. Si parla di vent'anni fa'. Venti? Ma come cazzo hanno fatto a volare via, tutti 'sti anni? Sembra ieri, porca trota!
Come va, come non va, quanti figli hai, dove vivi ora, sposato?, divorziato?, gay?, lavoro?, casa? E gli altri? E via con l'elenco di tutti gli amici che avevamo in comune e chissà che fine hanno fatto e "sai che Gianni è partito per cuba?" e non mi dire e sì ti dico e via dicendo per quindici minuti circa, mentre Giuliano continuava a fare l'aeroplanino intorno a noi quattro.
Franco è diventato professore d'italiano nella scuola media di Calvagese (te pensa che razza di coincidenza); Marco, tra un piglia e molla, alla fine, è rimasto single; Alessandro ha avuto un bambino che, tempo addietro lo vidi passare in bici col frugoletto, è la sua miniatura.
Quante risate con 'sti ragazzi, a 20 anni. Quante sane follie. Che bello è stato.
Ed è ascoltando questa canzone che la mia mente è volata via, facendo su è giù fra i percorsi dei pensieri, finendo con un sorriso. E il mio piccolo, quasi mi stesse accompagnando anche in "questa passeggiata", ascoltava silenzioso la musica, con lo sguardo perso verso l'illuminato Lago di Garda.
Si rivivono le stesse sensazioni da millenni e si dicono le stesse cose e si ride e si soffre sempre allo stesso modo e prima si era giovani e spensierati e poi si diventa dei piccoli adulti e poi si invecchia e si guarda indietro con malinconia e tutto passa e... si ripete all'infinito. E si sorride con un pizzico di rassegnazione celata nell'ombra di una consapevole maturità. E si va avanti, così, quasi per caso, ma non proprio.
La vita è bella. Comunque vada, è bella.