Immaginate un dolore forte che avete vissuto come un'operazione chirugica profonda.
Chi è stato operato per interventi non lievi ricorda le fasi del dolore che interessano la ferita nei vari momenti. Il dolore dell'operazione invece nessuno lo ricorda perchè le moderne anestesie, a differenza delle antiche cancellano la memoria del dolore. Pare che il dolore avvertito in passato durante gli inteventi segnasse profondamente chi lo aveva avvertito, cambiandolo in molti casi.
Un forte dolore è come una ferita di questo tipo, con tutte le sue fasi di guarigione, compresa la trasformazione della sensibilità in corrispondenza delle aderenze, ma che conserva la memoria del dolore avvertito durante il taglio e l'asportazione.
Credo che sia questa memoria del dolore a condizionare nella lunga durata più di ogni altra cosa. Non è qualcosa di acuto e definito, pur essendo palpabile e pervasivo. E' una coloritura della nostra sensibilità e il retrogusto di ogni nuova esperienza. E' qualcosa che ci si porta appresso con l'affaticamento che ne consegue come avviene per il dolore quando lo si avverte. E' un istante diventato cronico. E' qualcosa che si deposita su ogni momento in cui ricordi ciò che sei stata, immagini cosa potresti essere, e su ogni momento in cui riinizi a sentirti come ti sei sentita in passato, felice, viva e capace.
Credo davvero che sia questa la chiave che sto cercando, la chiave della porta che molte persone chiudono davanti a se non riuscendo più a costruirsi una vita.
Non so.
E' solo un'idea.
Volevo condividerla, e l'ho postata.
Se vi va ne parliamo... se no ciccia