Lo psicofarmaco invece è un medicinale, che per produrre effetti richiede tempo ma che si configura come la risposta immediata ad un bisogno. Laddove la terapia implica la capacità o la volontà di maturare la capacità di tollerare la frustrazione e differire l'appagamento, il farmaco costituisce l'illusione della possibilità di una risposta magica, che tutto risolva in formato pocket.
Se la sofferenza fosse sangue lo psicofarmaco sarebbe un tampone, mentre la terapia sarebbe il suo fluire. Non un fluire libero, tumultuoso, emorragico ma gestito e "controllato". Le ferite si rimarginano naturalmente proprio attraverso lo scorrere del sangue che ripulisce la lacerazione, rallenta pian piano ed infine la sigilla.
Quanto è utile quindi tamponare una ferita a prescindere da ciò che contiene? Ciò che decide l'evolversi di una lacerazione verso la cancrena o verso il suo rimarginarsi, è anche il suo contenuto.
Può curare una farmaco? Il farmaco può essere terapeuto visto e considerato che si basa sul principio della delega ad altro di ciò che è nostra responsabilità?
Io sono contraria al loro utilizzo, che invece vedo essere prassi comune, eccezion fatta per psicotici gravi che non possono contare su altre risorse. Ritengo che lo psicofarmaco non solo non risolva i problemi, ma ne crei anche se somministrato sotto controllo medico.
Ma siccome è una posizione discutibile la mia, discutiamone.