Associazione Basilico - 26/03/2009
Il seguente articolo è tratto dalla rivista Consapevole 18 (gennaio/marzo 2009).
«Quando andiamo alla toilette, chiudiamo da dentro e sciacquiamo via la nostra merda, ci tiriamo una riga sopra. Perché ci vergogniamo? Di cosa abbiamo paura? Quello che succede alla nostra merda in seguito, noi lo rimuoviamo come la morte».
Friedrich Hundertwasser, tratto da Le strade del bello. Pensieri sull’arte e la vita. Scritti 1943-1999, Edizione Langen Müller, 2004, Monaco di Baviera
“L’uomo, con la sua fede nella tecnologia e nel consumismo, ha creato un mostro: i rifiuti.
Oggi questo mostro è sfuggito al suo controllo, invadendo le nostre vite e le nostre città.
Per combatterlo non c’è bisogno di un eroe: ognuno di noi può iniziare a sconfiggerlo a partire dai piccoli gesti quotidiani, cercando di imparare il più possibile dalla natura che non produce rifiuti, ma scarti riutilizzabili”.
Questa citazione è tratta dalla campagna “Ricomincio da me” del Comune di Firenze (ottobre 2008): il testo è stato scritto da Massimo Parrini, un socio di Basilico, e ben sintetizza la filosofia portata avanti dalla nostra Associazione.
L’Associazione Basilico si occupa di progettare insediamenti ecologici, di diffondere metodi di agricoltura naturale e di promuovere azioni concrete per la cura dell’ambiente e delle persone.
Una delle azioni su cui ci siamo maggiormente concentrati è il compostaggio dei rifiuti organici e in particolare di quelli umani, cioè le feci.
Tirare la catenella: un gesto responsabile?
Spesso è più facile che questo tema susciti risate piuttosto che riflessione. Eppure è un tema fondamentale, perché riguarda il principale ciclo vitale dell’uomo, quello che più ci connette alla terra, ovvero la nutrizione. Per migliorare l’ambiente è necessario cominciare da se stessi, e prendersi in prima persona la responsabilità dei propri rifiuti è indubbiamente un buon punto di partenza.
Proviamo a seguire il percorso che normalmente fanno i nostri rifiuti. Ne produciamo ogni giorno circa 200 grammi a testa che depositiamo nel gabinetto e, tirando lo sciacquone, li diluiamo con una media di circa 7 litri di acqua potabile per volta. Con il gesto di “tirare la catenella” ci liberiamo apparentemente del problema, ma in realtà perdiamo il controllo sui nostri rifiuti e con il controllo perdiamo anche il potere.
Inoltre abbiamo fatto un vero e proprio miracolo: 200 grammi di feci sono diventate, con l’aggiunta dello sciacquone, 7 chili, ovvero sono aumentate di 35 volte in peso. Consideriamo una popolazione di 50 milioni di abitanti che ogni giorno compiono il gesto di tirare lo sciacquone sporcando 5 litri di acqua: arriviamo a 250 milioni di litri di acqua al giorno, ovvero 250 mila metro cubi.
Ed è solo una frazione della massa di acqua che riversiamo nel sistema, perché ci sono anche gli scarichi di cucina, dell’igiene personale e del lavaggio panni.
Dopo aver tirato la catenella, mandiamo i nostri rifiuti in uno scarico collegato con il sistema fognario, attraverso cui convogliamo il tutto fino a un filtro depuratore, che in teoria dovrebbe renderli innocui dal punto di vista batteriologico,in modo da poterli far defluire in mare o in un corso d’acqua.
Questo in teoria: cioè pensando che alla fine del sistema fognario ci sia un depuratore realmente in grado di trattare tutta la massa di acqua sporca in arrivo, e che sia in grado anche di stoccarla nel periodo in cui è fermo per manutenzione o per guasti.
Quando questo non avviene cosa succede? Dove viviamo noi (per ammissione delle stesse autorità comunali) si arriva a trattare non più del 50% delle acque quando tutto funziona a regime.
In pratica, quindi, depositiamo le nostre feci nei corsi d’acqua – cosa che sicuramente contrasta con il nostro istinto di conservazione della vita e quindi di protezione dell’acqua, che alla vita è essenziale – e aggiungiamo all’impatto ambientale anche il malessere inconscio per aver perso il controllo della situazione.
Il compost toilet di Corricelli
Per questo noi preferiamo compostare i nostri rifiuti organici con l’uso del gabinetto a secco, o “compost toilet” auto-costruito. Pratica che si sta rapidamente estendendo e per la quale ci viene spesso richiesta consulenza e aiuto pratico nella progettazione e costruzione. I nostri volontari stanno diventando noti come i “cessaioli” d’Italia.
Il compost toilet, che abbiamo realizzato a Corricelli – il nostro progetto di ecovillaggio in Toscana – è costruito con paleria di castagno reperita nel bosco. Sfruttando il dislivello esistente, derivante probabilmente dal disfacimento di una pre-esistente terrazzatura agricola, si è ottenuta una struttura molto semplice. Al piano superiore è collocata la “tazza”: all’interno del locale sono predisposti due WC per permettere che si creino due cumuli separati; questo per lasciare compostare metà del volume disponibile, affinché, una volta riempita l’altra parte, sia possibile svuotare la prima parte senza entrare in contatto con il residuo fresco. Nella parte sottostante, opportunamente recintata, si raccolgono le feci.
In ogni fase del processo, fino a quando si sarà formato il compost, il materiale resta contenuto in semplici strutture che impediscono sia il contatto accidentale con persone che l’accesso agli animali. Il materiale è inoltre protetto dalla pioggia, per evitare l’inzuppamento che produrrebbe marciume e percolati.
Per lo stesso motivo si evita di introdurre le urine, che possono essere raccolte mediante la sistemazione di un imbuto posto sotto la seduta, e venir convogliate direttamente in una fitodepurazione. Altrimenti le urine possono essere disperse o utilizzate diversamente nell’ambiente: diluite uno a dieci con acqua possono essere utilizzate come fertilizzante e integrare le annaffiature in zone particolarmente aride (nel Centro di Permacultura di Montsant, a Tarragona in Spagna, dove ci sono quest’anno gravi problemi di siccità, questo uso viene praticato regolarmente). Tuttavia piccole quantità di urine non disturbano la formazione del compost.
Le feci prodotte vengono immediatamente coperte con paglia, segatura molto grossolana, o altro materiale cellulosico come foglie secche, carta di giornale fatta a strisce ecc..
Non rifiuti, ma scarti riutilizzabili
Costruire un compost toilet è un modo semplice e igienico per riciclare i nostri rifiuti, lasciando che si ritrasformino in terra. Favorire questo ciclo è un modo di assecondare e imitare la natura, la quale non produce rifiuti proprio perché lavora a cicli chiusi ed è in grado di riassorbire le sostanze di scarto.
O meglio, noi consideriamo scarto quello che è, invece, materia prima per altri organismi. Infatti, appena depositiamo le feci nella terra (e a maggior ragione in una compostiera dove il processo è già avviato) avviene l’immediato attacco da parte degli organismi viventi – presenti in un numero enormemente maggiore in ambiente di superficie, anziché sott’acqua. Ci sono batteri, lombrichi, insetti, microorganismi vari che sono anche responsabili dell’uccisione dei germi patogeni contenuti nelle feci stesse. Così come le feci contengono resti di cibo, anche i germi sono elementi nutritivi per i predatori di questo mondo microscopico.
Dato che la maggior parte dei batteri patogeni contenuti nelle feci sono anaerobici – ovvero possono vivere solo in assenza di ossigeno – già nelle prime fasi del processo, che appunto avviene in presenza d’aria, si ha una notevole azione di riduzione del carico batterico (cosa che invece non avviene in acqua).
Man mano che il materiale si accumula si avvia il processo di compostaggio aerobico che porterà, nella fase finale, alla produzione di un compost privo di batteri pericolosi: durante il processo si sviluppano facilmente temperature fra i 50 e gli 80 gradi, che portano alla morte dei patogeni. Queste temperature si raggiungono via via che la quantità del materiale depositato aumenta: una volta raggiunta una quantità adeguata, circa un metro cubo, si realizza un cumulo di compostaggio, vero e proprio generatore biologico, all’interno del quale, per azione del metabolismo degli organismi utilizzatori di questa massa, si raggiungono le temperature di cui sopra.
Dal bosco al condominio
L’utilizzo del compost toilet è possibile non solo all’aria aperta e con modelli autocostriuti: esistono anche soluzioni più “tecnologiche”, fino ad arrivare all’installazione all’interno di appartamenti. Nel nostro progetto di Corricelli, ci è stato autorizzata dalla Asl di Prato l’uso del gabinetto a secco all’interno di un immobile in via di ristrutturazione e numerosi sono gli esempi in Europa di utilizzo urbano di questo dispositivo.
Gli esempi presentati al momento soddisfano esigenze su piccola scala e su scala locale, che intanto eliminano quantitativamente una parte del problema. Ma se a livello collettivo la riteniamo una buona direzione di lavoro, in futuro la una pratica si potrà generalizzare riducendo uno dei maggiori fattori di impatto della vita umana sul pianeta.
Per approfondire
La composizione biologica delle feci
Le nostre feci sono costituite da residui di cibo, cellule morte, secrezioni e fluidi vari
del corpo, e batteri. I batteri rappresentano quasi il 20% della massa delle nostre feci; sono vivi, e anaerobi (ossia, possono vivere solo in ambienti privi di ossigeno).
Quando siamo in buona salute, scarichiamo qualcosa come 100 miliardi di batteri per grammo: essi sono in genere inoffensivi e utili lavoratori, ma ve ne sono anche di dannosi, come le salmonelle, le shighelle, le brucelle, ed altri di tipo patogeno come i principi attivi del tifo, del paratifo, del colera, dell’epatite e così
via.
(Fonte: Manuale di autocostruzione del compost toilet)
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Pongo alla vostra attenzione. Cosa ne pensate?