Un emozione intensa, che sfugge al controllo della persona e che la persona sente di non poter esprimere
viene scolpita nel corpo. La sofferenza diventa così dolore fisico, riconoscibile, gestibile e legittimo, a differenza del dolore interiore a cui il soggetto sente di non poter accordare legittimità e che nemmeno è in grado di significare completamente. Il soma del resto viene in aiuto alla psiche ogni qual volta questa sia muta rispetto a se stessa, esprimendo attraverso il corpo ciò che la persona non sa dire di sé. La carica di rabbia annessa è molto forte e anch’essa inesprimibile.
La trasmutazione del dolore psichico in dolore fisico è anche un canale attraverso cui il soggetto tenta di mostrare agli altri ciò che sta vivendo, attraverso una forma però giudicata legittima dal soggetto stesso e dagli altri secondo il soggetto. Farsi del male è quindi uno strumento di auto rappresentazione e di rappresentazione di sé agli altri attraverso il medesimo atto. Il soggetto presenta ciò che è attraverso il dolore di doverlo nascondere, mostra agli altri per primo la sfiducia che ha in se stesso e la sua rabbia, indirizzata per ragioni gestionali verso di se. Tutto accade nella speranza che qualcuno raccolga infondo, eppure raccogliere tale segnale non costituisce altro se non il rinforzo di una dinamica affettiva perversa.
Colpevolizzare non è una via migliore.
Farsi del male oltre ad un modo per non sentire… è anche il modo attraverso cui la persona pèuò sentire qualcosa di cruciale: lo stesso sentimento che nega e che può vivere solo come aggressione a se e la sensazione di essere viva. La persona è profondamente disorientata e riesce a percepirsi soltanto nel dolore. Il dolore è la chiave di lettura che viene applicata ad ogni vissuto…una sorta di traduzione.
Farsi del male infine è una forma di autopunizione. Il soggetto è scisso in una parte senziente e in una giudicante. Il soggetto stesso crea la legge per cui il suo sentire merita una pena e se la infligge imprigionando se e gli altri in un “doppio legame”.
L’autolesionismo poi ha molte forme, non solo quelle eclatanti che tutti riconoscono. Le stesse dipendenze sono forme di autolesionismo
Non so se a voi sia mai capitato di avere simili comportamenti.
Io sono fermamente convinta che "nulla di ciò che è umano, mi è estraneo". Nella cosiddetta normalità sta la malattia e viceversa e per questo siamo tutti compagni.
Comunque non mi dispiacerebbe parlarne, qualsiasi sia la pista che seguirà questo discorso.
Ho le mie opinioni personali su cosa nell'oggi costringa a tali forme di espressione di se e di cosa le alimenti nello ieri..ed è tutto semplicemente vissuto, non è teoria.