L'International Journal of Eating Disorders ha pubblicato uno studio condotto dai ricercatori del Centro Disturbi del Comportamento Alimentare della Columbia University che, pur sottolineando l’atrofia cerebrale in corso di malnutrizione da anoressia nervosa, ha scoperto che, sottoponendo la paziente a trattamento specifico di reintegro psico-fisico, è possibile recuperare il volume della sostanza grigia cerebrale.
Il volume del cervello in corso di malnutrizione da anoressia nervosa si riduce, rientrando la sindrome nel processo di atrofia da inanizione che colpisce tutto l’organismo, cervello compreso. Il processo si verifica a causa dell’inadeguata, sino a mancata nutrizione, nel caso specifico della grave sindrome in questione, per l’instaurarsi di una sorta di dipendenza da negazione dei bisogni primari.
L’organismo, per potere assolvere le proprie necessità energetiche, si trova nella condizione anomala di dovere consumare in un primo tempo i materiali di deposito, il grasso per intenderci, quindi i suoi stessi materiali costitutivi. A questo consegue un’alterazione del fisiologico equilibrio con riduzione del volume cellulare e quindi degli organi che tendono ad atrofizzarsi.
A valutazione del volume cerebrale i ricercatori hanno utilizzato le immagini da risonanza magnetica del cervello di 32 donne adulte affette da anoressia nervosa e di 21 donne sane. Le scansioni hanno evidenziato la riduzione della materia grigia nelle donne malnutrite, anche in relazione al tempo di inanizione cui l’organo era stato sottoposto. La buona notizia emersa da questo studio è che al recupero stabile del peso corporeo anche il cervello inizia ad evidenziare un’inversione di tendenza, recuperando a sua volta la materia grigia perduta nel corso della malattia.
Fermo restando il risultato della ricerca, è ancora aperto il dubbio circa il legame tra la riduzione del volume del cervello e la sindrome anoressica, anche se si potrebbe ipotizzare che l’inanizione dell’organo possa incidere sfavorevolmente, più di quella degli altri organi, sul recupero della paziente C’è ancora molta ricerca da fare, in quanto ancora non è chiaro se e come vi siano implicazioni cliniche legate alla riduzione del volume cerebrale. Non è chiaro come il deficit di volume del cervello possa agire, inoltre sarebbe utilissimo capire se vi siano regioni cerebrali maggiormente colpite e, se e come, tali deficit possano incidere sulla risposta ai trattamenti terapeutici.
I ricercatori italiani dell’ospedale Bambino Gesù di Roma in uno studio pubblicato sullo Psychiatry Research ipotizzano un rapporto tra le misure del cervello e l’origine dell’anoressia nervosa. Allo scopo è stata utilizzata la morfometria basata sui voxel, una tecnica di analisi in neuroimaging che consente di calcolare il volume di aree specifiche del cervello.
Utilizzando questa strumentazione i ricercatori sono riusciti a confrontare la quantità di materia grigia presente nel cervello di 16 adolescenti con anoressia nervosa restrittiva in corso da meno di 1 anno e di 16 ragazze adolescenti sane. Le valutazioni hanno rivelato una significativa riduzione di materia grigia nelle anoressie, ma soprattutto (e forse questo è il punto davvero cui prestare attenzione) il decremento interessa quelle aree (lobo parietale inferiore e superiore) coinvolte nella dismorfofobia, ossia nell’alterata percezione della propria immagine corporea.
Informazioni tratte da:
http://phys.org
Insomma non si può dire con certezza se la riduzione osservata sia causa o conseguenza della sindrome eppure alcuni ipotizzano la possibilità di intervenire in futuro magari chirurgicamente.
Come la vedete?
Dopo tante parole spese sul ruolo di società e famiglia, possibile che il problema sia solo organico?
Non è una provocazione, ma un modo per rendersi conto di cosa stiamo parlando.
E se così fosse, come valutereste l'idea di un intervento fatto ai malati?
Non è una cosa da poco visto che la loro stessa struttura cerebrale li renderebbe inabili a deliberare in merito all'accettazione o al rifiuto dell'intervento e rifiutandolo può condannarsi a morte.
Vi lascio questo al quale potete vedere un video un po' forte
http://www.fanpage.it/valeria-levitina-e-il-peso-dell-anoressia-dopo-essere-stata-una-miss/
Il volume del cervello in corso di malnutrizione da anoressia nervosa si riduce, rientrando la sindrome nel processo di atrofia da inanizione che colpisce tutto l’organismo, cervello compreso. Il processo si verifica a causa dell’inadeguata, sino a mancata nutrizione, nel caso specifico della grave sindrome in questione, per l’instaurarsi di una sorta di dipendenza da negazione dei bisogni primari.
L’organismo, per potere assolvere le proprie necessità energetiche, si trova nella condizione anomala di dovere consumare in un primo tempo i materiali di deposito, il grasso per intenderci, quindi i suoi stessi materiali costitutivi. A questo consegue un’alterazione del fisiologico equilibrio con riduzione del volume cellulare e quindi degli organi che tendono ad atrofizzarsi.
A valutazione del volume cerebrale i ricercatori hanno utilizzato le immagini da risonanza magnetica del cervello di 32 donne adulte affette da anoressia nervosa e di 21 donne sane. Le scansioni hanno evidenziato la riduzione della materia grigia nelle donne malnutrite, anche in relazione al tempo di inanizione cui l’organo era stato sottoposto. La buona notizia emersa da questo studio è che al recupero stabile del peso corporeo anche il cervello inizia ad evidenziare un’inversione di tendenza, recuperando a sua volta la materia grigia perduta nel corso della malattia.
Fermo restando il risultato della ricerca, è ancora aperto il dubbio circa il legame tra la riduzione del volume del cervello e la sindrome anoressica, anche se si potrebbe ipotizzare che l’inanizione dell’organo possa incidere sfavorevolmente, più di quella degli altri organi, sul recupero della paziente C’è ancora molta ricerca da fare, in quanto ancora non è chiaro se e come vi siano implicazioni cliniche legate alla riduzione del volume cerebrale. Non è chiaro come il deficit di volume del cervello possa agire, inoltre sarebbe utilissimo capire se vi siano regioni cerebrali maggiormente colpite e, se e come, tali deficit possano incidere sulla risposta ai trattamenti terapeutici.
I ricercatori italiani dell’ospedale Bambino Gesù di Roma in uno studio pubblicato sullo Psychiatry Research ipotizzano un rapporto tra le misure del cervello e l’origine dell’anoressia nervosa. Allo scopo è stata utilizzata la morfometria basata sui voxel, una tecnica di analisi in neuroimaging che consente di calcolare il volume di aree specifiche del cervello.
Utilizzando questa strumentazione i ricercatori sono riusciti a confrontare la quantità di materia grigia presente nel cervello di 16 adolescenti con anoressia nervosa restrittiva in corso da meno di 1 anno e di 16 ragazze adolescenti sane. Le valutazioni hanno rivelato una significativa riduzione di materia grigia nelle anoressie, ma soprattutto (e forse questo è il punto davvero cui prestare attenzione) il decremento interessa quelle aree (lobo parietale inferiore e superiore) coinvolte nella dismorfofobia, ossia nell’alterata percezione della propria immagine corporea.
Informazioni tratte da:
http://phys.org
Insomma non si può dire con certezza se la riduzione osservata sia causa o conseguenza della sindrome eppure alcuni ipotizzano la possibilità di intervenire in futuro magari chirurgicamente.
Come la vedete?
Dopo tante parole spese sul ruolo di società e famiglia, possibile che il problema sia solo organico?
Non è una provocazione, ma un modo per rendersi conto di cosa stiamo parlando.
E se così fosse, come valutereste l'idea di un intervento fatto ai malati?
Non è una cosa da poco visto che la loro stessa struttura cerebrale li renderebbe inabili a deliberare in merito all'accettazione o al rifiuto dell'intervento e rifiutandolo può condannarsi a morte.
Vi lascio questo al quale potete vedere un video un po' forte
http://www.fanpage.it/valeria-levitina-e-il-peso-dell-anoressia-dopo-essere-stata-una-miss/