FragolinaBoumBum ha scritto:
Sono comunque dell'idea che i comportamenti nei confronti dei figli debbano essere spontanei.
Fare dei complimenti non sentiti solo perchè lo si è letto su un manualetto di psicologia può essere come non farne se non avere un effetto nefasto se l'artificio risulta palpabile.
Mi sembra corretto, almeno fin quando si tiene lontana dal termine «spontanei», l’accezione di «manifestazioni istintive».
Così non fosse, ci si riferirebbe - nella migliore delle ipotesi- ad una presunta abilità scaturita (o resa
patente) dalla condizione genitoriale o dal possesso di quel «buon senso» che dovrebbe albergare - in dosi decenti - nell’adulto.
Tale idealismo, non sarebbe certo una novità; lo abbiamo ben sperimentato, (e per certi aspetti continuiamo a farlo), anche in quegli ambiti che teoricamente dovevano (dovrebbero) e potevano (potrebbero) mettere in campo risorse di altro tipo. (Gentile –ed affini - vanno sempre citati in questi casi, per continuare ad imputare loro note di demerito).
Secondo me, il ruolo genitoriale deve essere attivo, nel senso di cercare di aggiungere informazioni, conoscenze, competenze: metterle in dialogo con l’osservazione, per tentare di elaborare strategie funzionali, non avendo – peraltro- nessuna garanzia sul risultato finale poiché gli individui, oltre ai vari condizionamenti ai quali sono sottoposti, hanno un non indifferente ambito di autonomia.
Non credo – come appunto sostieni – che estrapolare qualche miracolosa ricetta da un testo
specialistico, ed applicarla
tout court, sia indice di sapienza; la riflessione e l’elaborazione lo sono.
Tornando al quesito del
thread, credo che sia positivo – e necessario – tale elogio, purché equilibrato.
L’equilibrio in tal senso penso si realizzi da una parte evitando l’eccesso, e quindi la costruzione di un atteggiamento edonistico/narcisistico, ben capace di assumere proporzioni preoccupanti.
Dall’altra parte, introducendo nell’orbita del giovane individuo, quella molteplicità di elementi che devono necessariamente gravitare all’interno di un
sistema salubre.
Ecco, magari - e questa in verità è una precisa ed ineludibile responsabilità genitoriale - bisogna articolare con successo modalità e tempistiche.
Elogiare la figlia/figlio dal punto di vista estetico ed un istante dopo ricordarle/gli: «ma l'aspetto non è certo tutto, anzi», vanifica l’elogio e svilisce il concetto successivo.