Proprio su quest'onda ribadisco la posizione.
Ciò che si è perso è lo spirito dell'enciclopedia, quando alla voce calzolaio, ci stava la spiegazione data dal calzolaio stesso, insieme alla tabella degli atrezzi che usava, con la spiegazione di come venivano usati.
Ovvero una pratica continua di apprendimento teorico-pratico, oggi confinato agli istituti professionali, e nemmeno tanto, perchè molti ci vanno in quanto meno impegnativi intellettualmente, per poi cercare di andare lo stesso all'università.
Gran parte di quello che ho imparato io, è stato frutto di apprendimento casuale e episodico.
Dai nonni molto sulla campagna, dagli zii un po' di arte della muratura, tinteggiatura, idraulica, ecc.
Da altri ragazzi un pò di meccanica applicata [ai motori], dal padre introduzione alle arti mediche, dal lavoro estivo che cosa vuol dire lavorare 9 ore al giorno, stare sotto un capo, obbedire alle disposizioni, imparare la convivenza con altri soggetti con cui lavori, che spesso è la cosa piu' difficile.
Essere sempre disponibili e pronti a lavorare anche di notte o nelle feste comandate.
Se non lo impari da giovane, da vecchio non lo impari piu' di sicuro.
Questo dell'adattamento è un'altro dei grossi problemi che hanno i ragazzi oggi.
L'inesperienza precoce dell'impegno, del sacrificio fisico e del dovere rendono poi insofferenti ad ogni vincolo, legame, imposizione.
E allora, condizionati come si è dal fine del denaro, si cercano le scorciatoie.
E quando si entra in una scorciatoia, si perde di vista la realtà generale, e si vede solo davanti al naso, senza curarsi d'altro.