L'ideale è un concetto che non c'entra nulla con l'ideologia.
Potremmo dire che l'ideale è la "visione"....l'ideologia è l'insieme dei modelli, strutture, risorse e prassi per realizzare un certo ideale.
Ora...vediamo cosa dice Francesco Alberoni in merito al rapporto tra Leadership e Ideale:
"Nel film La conquista del paradiso di Ridley Scott, Cristoforo Colombo vecchio, sconfitto, incontra il Tesoriere di Spagna che lo rimprovera di essere un sognatore , un idealista. Allora il grande navigatore gli mostra la città, i palazzi, le guglie svettanti verso il cielo e gli domanda cosa vede. “La civiltà“ risponde l’altro.“ Ebbene - conclude Colombo - tutto questo è stato creato da idealisti come me.”
In questi ultimi tempi ho incontrato molta gente pratica, ambiziosa, capace di astute operazioni finanziarie o di abili manovre politiche. E, più di una volta, ho chiesto loro perché lo fanno, quale è il significato ultimo della loro azione. Mi sono accorto che, di solito, non capiscono nemmeno la domanda. Perché voglio diventare professore universitario? Ma è ovvio, perché ci tengo, per realizzarmi, per sentirmi chiamare professore, per avere prestigio .
E per motivi analoghi voglio diventare senatore, presidente, rettore, sindaco, ministro. Solo in pochissimi ho percepito che quella meta, quel titolo, era solo lo strumento per uno scopo più alto, per realizzare una finalità più importante, una missione, una vocazione, un sogno, una visione.
Coloro che sono mossi da un desiderio spasmodico di potere e sono pronti a tutto per ottenerlo, possono salire molto in alto. Le persone che si muovono per amore della ricchezza e del prestigio personale (per soddisfare le brame del proprio ego) possono raggiungere risultatati importanti. Però solo chi è mosso da una visione può fare ciò che gli altri non riescono nemmeno pensare, nemmeno immaginare e che giudicano una follia o una sciocchezza.
Quasi tutti ritengono che Cristoforo Colombo fosse soltanto un abile navigatore che voleva raggiungere la Cina per arricchirsi e per diventare Grande ammiraglio del Mare Oceano. In realtà Colombo aveva una visione religiosa del suo compito. Infatti scriveva “Dio ha fatto di me il messaggero dei nuovi cieli e della nuova terra di cui Egli parlò nell’Apocalisse di san Giovanni , dopo aver parlato di ciò attraverso la bocca di Isaia; ed Egli mi ha indicato il luogo in cui trovarla”. E Isacco Newton , il creatore della fisica e della astronomia moderna, era , oltre che un grandissimo scienziato, anche un mistico e un alchimista che cercava nel cielo e nella natura, il misterioso piano di Dio. Alessandro Magno non voleva sottomettere l’ Asia al dominio greco, ma creare un impero universale in cui greci ed asiatici formavano un'unica comunità politica. Cesare non voleva diventare re di Roma, ma trasformare le conquiste romane in uno impero organizzato retto dalle stesse leggi.
Gli uomini e le donne che hanno questo tipo di visione, sono completamente diversi dagli ambiziosi che hanno bisogno di ricchezze e di onori per sentirsi qualcuno. Sono diversi dai fanatici che vogliono imporre al mondo il loro credo o il loro regime politico con la violenza. Essi non vogliono dominare, vogliono creare. L’impulso a creare non appartiene alla dimensione del prendere, ma del dare, non a quella dell’egoismo, ma dell’altruismo. E anche il potere, in questo caso, è solo uno strumento per poter dare. Il creatore, il costruttore, chi ha un sogno (una visione), non dà comandi ed esige ubbidienza per il gusto di vedere gente inchinarsi davanti alla sua potenza, ma per edificare insieme qualcosa che riguarda loro come lui. Egli perciò concepisce il comando come un appello e l’ubbidienza come un assenso.
Tutti i creatori sono, per natura, dei capi perché vogliono cambiare gli altri, portarli su nuove strade e far sbocciare possibilità che nessuno riesce ancora ad immaginare. Perché vogliono costruire nuove istituzioni, nuovi mondi, dove la gente viva meglio, realizzarsi più pienamente. E pensano sia naturale che gli altri dicano di sì, che si associno al loro progetto. Per questo non esitano a svegliare gli increduli, a trascinare gli inerti, a convincere i prigionieri delle abitudini e degli interessi quotidiani."
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Detto questo va, poi, affrontata la questione fondamentale di come gestire il quotidiano. Le singole scelte quotidiane.
Secondo il mio modo di vedere il mondo, il vero leader è colui che riesce a creare una comunità in cui tutti si sentano e siano leader. Una comunità che si muove seguendo un modello "collaborativo"....capace di scontrarsi "con grazia" quando c'è da prendere delle decisioni.
Il leader, quindi, non è quello che "decide per tutti", ma è colui che richiama continuamente gli altri all'importanza di fare scelte che siano indirizzate verso la "visione" che si intende realizzare.
Le decisioni, poi, vanno prese col contributo di tutti. Tutti devono partecipare alla formazione delle scelte, tutti devono essere coinvolti, tutti si devono sentire e devono essere leader....tutti devono partecipare allo "scontro" dal quale scaturiscono le decisioni.
E lo scontro avviene comunicando. Cioè ascoltando e parlando, aprendosi alle idee altrui e, contemporaneamente, affermando le proprie. Evitando l'errore di "dividersi in fazioni e di voler convertire gli altri alle proprie idee", ma cercando di fare spazio dentro di sè alle idee altrui, alle loro motivazioni, cercando di accoglierle e di comprenderle.
Potremmo dire che l'ideale è la "visione"....l'ideologia è l'insieme dei modelli, strutture, risorse e prassi per realizzare un certo ideale.
Ora...vediamo cosa dice Francesco Alberoni in merito al rapporto tra Leadership e Ideale:
"Nel film La conquista del paradiso di Ridley Scott, Cristoforo Colombo vecchio, sconfitto, incontra il Tesoriere di Spagna che lo rimprovera di essere un sognatore , un idealista. Allora il grande navigatore gli mostra la città, i palazzi, le guglie svettanti verso il cielo e gli domanda cosa vede. “La civiltà“ risponde l’altro.“ Ebbene - conclude Colombo - tutto questo è stato creato da idealisti come me.”
In questi ultimi tempi ho incontrato molta gente pratica, ambiziosa, capace di astute operazioni finanziarie o di abili manovre politiche. E, più di una volta, ho chiesto loro perché lo fanno, quale è il significato ultimo della loro azione. Mi sono accorto che, di solito, non capiscono nemmeno la domanda. Perché voglio diventare professore universitario? Ma è ovvio, perché ci tengo, per realizzarmi, per sentirmi chiamare professore, per avere prestigio .
E per motivi analoghi voglio diventare senatore, presidente, rettore, sindaco, ministro. Solo in pochissimi ho percepito che quella meta, quel titolo, era solo lo strumento per uno scopo più alto, per realizzare una finalità più importante, una missione, una vocazione, un sogno, una visione.
Coloro che sono mossi da un desiderio spasmodico di potere e sono pronti a tutto per ottenerlo, possono salire molto in alto. Le persone che si muovono per amore della ricchezza e del prestigio personale (per soddisfare le brame del proprio ego) possono raggiungere risultatati importanti. Però solo chi è mosso da una visione può fare ciò che gli altri non riescono nemmeno pensare, nemmeno immaginare e che giudicano una follia o una sciocchezza.
Quasi tutti ritengono che Cristoforo Colombo fosse soltanto un abile navigatore che voleva raggiungere la Cina per arricchirsi e per diventare Grande ammiraglio del Mare Oceano. In realtà Colombo aveva una visione religiosa del suo compito. Infatti scriveva “Dio ha fatto di me il messaggero dei nuovi cieli e della nuova terra di cui Egli parlò nell’Apocalisse di san Giovanni , dopo aver parlato di ciò attraverso la bocca di Isaia; ed Egli mi ha indicato il luogo in cui trovarla”. E Isacco Newton , il creatore della fisica e della astronomia moderna, era , oltre che un grandissimo scienziato, anche un mistico e un alchimista che cercava nel cielo e nella natura, il misterioso piano di Dio. Alessandro Magno non voleva sottomettere l’ Asia al dominio greco, ma creare un impero universale in cui greci ed asiatici formavano un'unica comunità politica. Cesare non voleva diventare re di Roma, ma trasformare le conquiste romane in uno impero organizzato retto dalle stesse leggi.
Gli uomini e le donne che hanno questo tipo di visione, sono completamente diversi dagli ambiziosi che hanno bisogno di ricchezze e di onori per sentirsi qualcuno. Sono diversi dai fanatici che vogliono imporre al mondo il loro credo o il loro regime politico con la violenza. Essi non vogliono dominare, vogliono creare. L’impulso a creare non appartiene alla dimensione del prendere, ma del dare, non a quella dell’egoismo, ma dell’altruismo. E anche il potere, in questo caso, è solo uno strumento per poter dare. Il creatore, il costruttore, chi ha un sogno (una visione), non dà comandi ed esige ubbidienza per il gusto di vedere gente inchinarsi davanti alla sua potenza, ma per edificare insieme qualcosa che riguarda loro come lui. Egli perciò concepisce il comando come un appello e l’ubbidienza come un assenso.
Tutti i creatori sono, per natura, dei capi perché vogliono cambiare gli altri, portarli su nuove strade e far sbocciare possibilità che nessuno riesce ancora ad immaginare. Perché vogliono costruire nuove istituzioni, nuovi mondi, dove la gente viva meglio, realizzarsi più pienamente. E pensano sia naturale che gli altri dicano di sì, che si associno al loro progetto. Per questo non esitano a svegliare gli increduli, a trascinare gli inerti, a convincere i prigionieri delle abitudini e degli interessi quotidiani."
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Detto questo va, poi, affrontata la questione fondamentale di come gestire il quotidiano. Le singole scelte quotidiane.
Secondo il mio modo di vedere il mondo, il vero leader è colui che riesce a creare una comunità in cui tutti si sentano e siano leader. Una comunità che si muove seguendo un modello "collaborativo"....capace di scontrarsi "con grazia" quando c'è da prendere delle decisioni.
Il leader, quindi, non è quello che "decide per tutti", ma è colui che richiama continuamente gli altri all'importanza di fare scelte che siano indirizzate verso la "visione" che si intende realizzare.
Le decisioni, poi, vanno prese col contributo di tutti. Tutti devono partecipare alla formazione delle scelte, tutti devono essere coinvolti, tutti si devono sentire e devono essere leader....tutti devono partecipare allo "scontro" dal quale scaturiscono le decisioni.
E lo scontro avviene comunicando. Cioè ascoltando e parlando, aprendosi alle idee altrui e, contemporaneamente, affermando le proprie. Evitando l'errore di "dividersi in fazioni e di voler convertire gli altri alle proprie idee", ma cercando di fare spazio dentro di sè alle idee altrui, alle loro motivazioni, cercando di accoglierle e di comprenderle.