Macchia ha scritto:I vegetariani ucciderebbero fino a 25 volte più animali di quanti non faccia un carnivoro perchè la produzione di vegetali consumati dall'uomo, riesce ad uccidere un numero di animali 25 volte superiore per kg di proteine utilizzabili prodotte, rispetto a quanto avviene per produrre la carne.
Questa affermazione strampalata, richiede una riflessione sulla natura del benessere di animali (in questo caso) o di persone, più in generale. Si adotta qui una visione contabile del benessere altrui, valutando la quantità di esseri uccisi o risparmiati, senza interrogarsi sulla qualità delle vite in questione. Si tratta qui di animali nati, vissuti e uccisi negli allevamenti, in situazioni paragonabili ad Auschwitz per gli umani.
Sono convinto inoltre che se tutti diventassero vegetariani, in breve tutte le specie di animali che attualmente vivono in cattività, scomparirebbero (forse con loro sollievo), a meno che intere regioni non venissero donate a comunità animali. Evenienza improbabile.
Considerando che a pochi interessa il benessere/malessere degli animali, forse questa discussione ha poco senso, "ci stiamo tutti complicando inutilmente la vita", come dice Luci62.
Credo invece che la prospettiva vegetariana, sempre esistita, in questo periodo abbia un particolare senso. L'esplosione demografica della specie umana, che nessuno o quasi si sogna di contrastare, sta mettendo in difficoltà il pianeta e la scelta vegetariana può mitigare il fenomeno, contrariamente a quanto sostiene Macchia.
La globalizzazione dovrebbe richiedere e favorire una riduzione della aggressività e una maggiore capacità di convivenza tra popoli e per estensione tra specie animali. Così mi spiego la abbastanza diffusa propensione etica verso un maggiore rispetto degli animali.
Lo sviluppo della scienza e tecnologia genetica darà la possibilità di rivoluzionare i costumi rispetto a tali questioni, a cominciare dalla produzione di carne sintetica (già sperimentata in Olanda), per finire alle modificazioni radicali del genoma umano immaginate dallo scrittore francese Houellebecq , che intravede una razza umana evoluta che si riproduce artificialmente e che sviluppa profonde modifiche genetiche, tra cui la capacità di nutrirsi con la luce, adottando la fotosintesi delle piante.