Placelop ha scritto:Ammesso che possa rispondere in modo soddisfacente, non valuto mai solo la scrittura, bensì come una musica suona. Quanto a comporre dipende anche da cosa si intende scrivere, in relazione ai motivi musicali, al titolo e alle circostanze.
aspetta: io non mi riferivo a legittimi motivi di gusto personale, ma a criteri oggettivi di valutazione che abbiano un fondamento metodologico; rispondevo a Paolo Iovine che suggeriva come un fatto scontato che Wagner fosse più importante, "meglio" dei Led Zeppelin;
Ben più arduo è rispondere per quali motivi la musica scritta, in partitura etc, meriti forse più considerazione. Forse perchè appare più seria, rappresentando il carattere delle istituzioni? ne dà prova il concerto al Senato: Corelli, Piovani, Bartok, Brahms.
???
curiosa questa spiegazione, ricca di paradossi; con questa logica, Giotto, Masaccio, Caravaggio, avrebbero dovuto essere trascurati, perché non conformi ai canoni approvati dall'istituzionalità dell'arte loro coeva; mah...
è interessante notare che questa idea ultra-conservatrice coincide concettualmente, come l'estremo est che diventa circolarmente ovest, con la definizione destrutturata di Warburton, per cui "arte è ciò che è considerata tale dal mondo dell'arte", e quindi che l'oggetto di pregio artistico è solo il frutto di una definizione arbitraria di chi se ne occupa o lo consuma; e allora, il fatto che un addetto del Senato decida che Piovani possa figurare accanto a Bartòk già costituisce di per sé l'attribuzione di uno status; a quel punto però, se viene chiamato il quartetto Kronos e questo suona Jimi Hendrix o i Sex Pistols, vengono "istituzionalizzati" anche quelli, ma il problema resta tutto;
In effetti al pari delle cattedrali e dei grattacieli, certa musica appare imponente. Oggi il criterio della complessità secondo me sta nei fenomeni acustici perturbativi
non so bene cosa tu intenda per "fenomeni peturbativi", cioè il limite linguistico in cui li collochi;
ti faccio un esempio di "perturbatività" contemporanea:
i Queen, un ordinario gruppo di Hard Rock inglese, a metà degli anni '70 ha iniziato ad introdurre in modo non occasionale nelle sue composizioni modalità di citazione del melodramma - mediato e rafforzato dai codici di ostentazione dell'omosessualità del cantante, in cui il mélo è un
topos tipico dell'estetica gay - con un risultato di apparente
kitsch, paragonabile a quello che avviene quando un mobilificio produce con tecniche industriali mobili "in stile";
tuttavia, quei riferimenti al melodramma, quando intesi e coerenti, nella critica d'arte trasformano il
kitsch in
camp, un effetto provocatorio e voluto; l'effetto di questo procedimento è quello di porsi in relazione col passato e "smascherare" il contenuto volgare e ad effetto dell'ostentazione melodrammatica del pathos, anche di quello di alcuni venerati autori colti, professionisti che già al loro tempo cercavano l'effetto sentimentale facile ed erano originariamente moderni codificatori del cattivo gusto; ce ne sono parecchi, a diverso titolo e in diversa misura, ma se devo citarne uno esemplare: Rachmaninof;
l'effetto sul pubblico è diverso, a seconda degli strumenti culturali di cui questo dispone, ma oggettivamente la citazione pone un problema di rapporto con la modernità: a me capita spesso di vedere persone che strapagano mobili "della nonna" dal rigattiere, nati brutti, di cattiva qualità e pessime rifiniture, solo perché vecchi, e snobbano prodotti contemporanei di grande qualità, poiché "moderni", di cui non riescono a comprendere il pregio, perché impregnati della mentalità romantica che santifica il passato come un'Età dell'oro ed è incapace di orientarsi e attribuire valori nella modernità in assenza di parere autorevole altrui;
o meglio, lo fa inconsapevolmente, con l'ascolto e la frequentazione quotidiana, ma non è in grado di attribuire status culturale a ciò che ascolta, perché scisso tra desiderio e piacere autentico, e soggezione al conformismo culturale che promuove socialmente chi accede alle tradizioni colte purché siano riconosciute come tali (Piovani, per esempio), allo stesso modo con cui ci si sente promossi se si ostenta il mobile del rigattiere che emula l'antiquariato, ma si snobba il moderno di pregio, che non si capisce e che conferisce meno status leggibile, a meno di non frequentare ambienti di conoscitori.