La "Natura non indifferente" (1945-1947) è il punto d'arrivo - quasi compiuto e quasi sistematico - di un'originale e ricchissima riflessione estetica che accompagna costantemente, a partire dal primi anni trenta, l'assai più nota attività di Ejzenstejn regista e teorico del cinema. L'operazione artistica configura nelle forme sensibili dell'oggetto estetico la memoria di un originario accordo tra la progettualità dell'uomo e la non indifferenza della materia: è questo il nucleo 'filosofico' del libro che Ejzenstejn articola secondo tre grandi linee: il tema della struttura dell'opera d'arte; il tema dei connotati generali della emozione estetica; il tema dello sviluppo delle forme o, meglio, delle procedure costruttive del 'fare artistico' intese, in un senso che anticipa molte posizioni moderne, come il livello più profondo di un percorso generativo che si conclude nell'opera d'arte. Ejzenstejn mette alla prova la coerenza e l'esplicatività della sua teoria perlustrando i più diversi campi dell'arte: dalla pittura (El Greco) alla grafica (Piranesi), dal romanzo (Zola) alla poesia (Puskin e Whitman), dalla recitazione (Frédérick Lemaitre) al disegno (Steinberg) e, naturalmente, al cinema. Ne deriva una grande sintesi estetica resa straordinariamente vivace dalla magistrale competenza 'formalistica' con cui Ejzenstejn conduce le singole indagini. Nella sua Introduzione Pietro Montani ricostruisce le tappe fondamentali del processo di elaborazione teorica che porta Ejzenstejn ai risultati della "Natura non indifferente" mettendone in rilievo una costante - l'idea della rappresentabilità del pensiero - e un importate risvolto - il desiderio di spingere la rappresentazione, al di là del rappresentabile, nella dimensione quasi musicale di una infinita fluidità delle forme.
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