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Prudenza

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altamarea
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Viandante Affezionato
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Prudenza, dal latino “prudéns”, forma contratta di “providens”, participio presente di “providére” (= prevedere): è la capacità scegliere tra ciò che si deve e ciò che non si deve fare.

La prudenza è sapiente discernimento: dal latino “discèrnere”, parola composta da “dis” (= due volte) + “cernere” (= scegliere, separare): letteralmente “separare due volte”; è un invito a scegliere e valutare con prudenza, ad avere consapevolezza delle azioni che compiamo o che stiamo per fare, per non pentirci quando è tardi.

Per Tommaso d’Aquino la prudenza è la “retta norma dell’azione”, e non va confusa con la timidezza o la paura. La prudenza dispone a compere azioni avendo la consapevolezza delle conseguenze positive o negative.

Nonostante il comune apprezzamento verso le persone prudenti, queste debbono essere sempre vigili per non sbagliare.
La fretta, l’efficientismo impediscono di prenderci il tempo necessario per riflettere e valutare rischi e prospettive delle nostre scelte; ci impediscono di scegliere le parole adatte per fare il proprio e l’altrui bene. La voglia di affermarsi costringe a dimenticare la prudenza per apparire sempre pronti, sicuri, trascurando che “La prudenza è l’arte di sapere fino a che punto si può essere audaci”, disse lo scrittore Jean Cocteau.

La prudenza è uno dei sette doni dello Spirito Santo e una delle quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), così dette da Ambrogio, vescovo di Milano, perché costituiscono quasi il cardine della morale. Esse sono anche elencate nel biblico libro della “Sapienza” (8, 7).

Nel libro dei Proverbi si legge: “Con la sapienza si costruisce la casa, con la prudenza la si rende sicura”.

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Viandante Affezionato
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Nell’arte l’allegoria della Prudenza è rappresentata da una donna che si specchia.

Lo specchio simboleggia la “vanitas” e la superbia, il soggetto reale e la sua immagine ideale, la contrapposizione tra l’esteriorità e l’interiorità, tra verità ed apparenza.

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Audrey Hepburn allo specchio sul set di “Funny Face”. (foto di Richard Avedon, 1956).

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Giotto “Prudentia”, affresco del 1306 circa, facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova.

In questo dipinto la Prudenza è simboleggiata da una donna nella postura di tre quarti, seduta a uno scrittoio. Nella mano sinistra sorregge un piccolo specchio convesso in cui si guarda e controlla dietro le sue spalle, dove si scorge un volto maschile.

Nell’allegoria della Prudenza lo specchio simboleggia la Verità e non la vanità, non la fugacità del tempo o l’inganno.
Nella mano destra la donna ha un compasso, simbolo della misura di ogni azione.

L'immagine della giovane donna che guarda il proprio volto riflesso nello specchio compare nella iconografia del tardo Medioevo e venne utilizzata frequentemente nella pittura e nella scultura dell'arte rinascimentale italiana.

Oltre che con lo specchio spesso veniva raffigurata anche con il serpente, che evoca il versetto del Vangelo “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Matteo, 10, 16).
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Piero (o Antonio ?) del Pollaiolo, “Prudenza”, 1470, dipinto ad olio su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze.

E’ controversa l'attribuzione del dipinto a Piero del Pollaiolo o al fratello Antonio.

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Viandante Affezionato
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Ci sono rappresentazioni artistiche della Prudenza  anche nella versione con tre teste maschili, le quali alludono all’allegoria di tre diverse età: giovinezza, maturità, vecchiaia. Il giovane è proiettato verso il futuro, l’individuo della cosiddetta “mezza età” è attento al presente, l’anziano è fermo nella contemplazione del passato, ai ricordi.

L’immagine tripartita vuol significare che la prudenza invita ad essere ammaestrati dalle esperienze passate, di stare attenti al presente e sperare nel futuro.

Nel “Convivio” Dante Alighieri afferma: “Conviensi adunque essere prudente, cioè savio: e a ciò essere si richiede buona memoria delle vedute cose, e buona conoscenza delle presenti, e buona provvedenza delle future” (IV, 27).

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Tiziano Vecellio: “Allegoria della Prudenza”, 1565 circa, olio su tela.  Londra,  National Gallery

Il dipinto raffigura tre teste umane, un vecchio, un uomo maturo ed un giovane, che sovrastano tre teste animali, a sinistra il lupo, al centro il leone, a destra il cane.  Il lupo simboleggia l’ardimento, il leone la forza, il coraggio, il cane la fedeltà.

Sopra il triplice ritratto Tiziano inserì un motto diviso in tre parti che spiega il senso dell'allegoria: “EX PRAETERITO / PRAESENS PRVDENTER AGIT, / NI FVTVRUM ACTIONE DETVRPET”  (=“Dall’esperienza del passato, il presente agisce con prudenza, per non rovinare l’azione futura”).

Nel quadro la luminosità dà forza all’allegoria: irraggia il profilo destro del viso imberbe del giovane,  sfuma da destra a sinistra sulla testa dell'uomo adulto, adombra il volto del vecchio con la lunga barba bianca, lo sguardo arcigno e  la berretta rossa  sulla testa.

Gli esperti ritengono che il profilo dell’uomo anziano sia simile a questo autoritratto (olio su tela)  che Tiziano realizzò  nel 1560 e conservato a Madrid nel Museo del Prado.
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Lo storico dell’arte Augusto Gentili ha ipotizzato che il dipinto tizianesco “Allegoria della Prudenza” alluda alla famiglia Vecellio, considerata come in una corsa a staffetta, che prevede il cambio tra un atleta e l’altro tramite il passaggio del “testimone” (una bacchetta di legno o di materiale plastico che attesta l'avvenuta successione): in questo caso la carriera artistica, che il vecchio pittore affida come prosecuzione al figlio Orazio (la testa di uomo maturo rivolta verso il centro) e al nipote Marco (rappresentato di profilo verso destra), che può “guardare” al futuro con sicurezza ed aspettative.

Ma la speranza di Tiziano fu frustrata dall’epidemia di peste: il figlio Orazio morì nel mese di luglio del 1576, ed un mese dopo, il 27 agosto, uccise anche il padre.
 
Tiziano Vecellio lasciò al primogenito Pomponio l’intero patrimonio, ma  in soli cinque anni, l’incauto figlio dilapidò la ricchezza paterna.

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silena
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Viandante Ad Honorem
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Non l'ho ancora letto, lo farò più tardi, ma di solito i tuoi post sull'arte sono una garanzia.

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Candido
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Viandante Storico
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“Lo spreco della vita si trova nell’amore che non si è saputo dare... nel potere che non si è saputo utilizzare, nell'egoistica prudenza che ci ha impedito di rischiare e che, evitandoci un dispiacere, ci ha fatto mancare la felicità.”
Oscar Wilde

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altamarea
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Viandante Affezionato
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In Vaticano, in fondo alla navata centrale della Basilica di San Pietro, nella nicchia sinistra dell’abside  c’è il monumento funebre dedicato al pontefice Paolo III, Alessandro Farnese, che morì nel novembre del 1549.  

Il “cardinal nepote”, Alessandro Farnese il Giovane (o junior),  con l’accordo di altri cardinali, fece progettare e realizzare dallo scultore Guglielmo Della Porta il sepolcro per lo zio all’interno della basilica petrina, ma il gruppo scultoreo fu completato dopo 25 anni, nel 1574.

Nel 1592 papa Clemente VIII  di fronte alla tomba  di Paolo III  fu  turbato dalle 4 statue marmoree che simboleggiavano le virtù del defunto: Giustizia, Prudenza, Abbondanza e Pace. Tre erano discinte, quella della Giustizia, nuda.
Diede ordine che fossero  tolte oppure coperte con panneggi, perché non aderenti con i dettami della Riforma cattolica.

La statua della  Giustizia fu coperta con un drappo metallico verniciato di bianco per imitare il marmo.

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Guglielmo della Porta: “Allegoria della Giustizia” (monumento funebre del pontefice Paolo III)

Nel tempo ci si accorse che la “veste” metallica poteva essere sollevata per ammirare la “nudità” sottostante. A lungo si disse che i guardiani della basilica ( i cosiddetti “San Pietrini”) con il compenso di uno zecchino erano disposti a sollevare per qualche istante il “lenzuolo” per far ammirare la sottostante beltà.

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Guglielmo Della Porta: “Allegoria della Prudenza”, monumento funebre del pontefice Paolo III)

Questa statua femminile col viso mascolino ha la parte superiore del corpo scoperto,  sorregge lo specchio con la mano destra ed un libro con la mano sinistra.

L'opera monumentale dopo diverse collocazioni nella basilica vaticana,  nel 1629,  su indicazione dell’architetto e scultore Gian Lorenzo Bernini, fu ridotta di dimensioni e di alcune decorazioni per essere definitivamente sistemata nell’abside, a sinistra della “Cattedra di San Pietro”.  

Sopra il sarcofago di marmo bianco c’è la statua bronzea dedicata a Paolo III, seduto in cattedra. Delle quattro statue allegoriche ne  rimasero soltanto due, quelle della Prudenza (a destra) e della Giustizia (a sinistra),  invece le statue dell’Abbondanza e della Pace furono fatte trasferire dal pontefice Urbano VIII e collocate  a Palazzo Farnese.

La diceria popolare affermava che la statua della Giustizia somigliava a Giulia Farnese (1475 – 1524), sorella di Paolo III.  

Giulia nel mese di maggio del 1489, all’età di 14 anni, fu fatta sposare a Roma con il nobile Orsino Orsini. La cerimonia delle nozze avvenne nel palazzo appartenente al cardinale Rodrigo Borgia (oggi Palazzo Sforza Cesarini). Dopo alcuni mesi la ragazza divenne l’amante di questo cardinale spagnolo, il quale, nonostante i suoi 57 anni, se ne innamoro perdutamente.

La Farnese non mancò di sfruttare l’occasione che il destino (e i suoi parenti) le fecero incontrare. Divenne il tramite delle richieste dei personaggi che a lei si rivolgevano per chiedere favori al Borgia, che nel frattempo era divenuto papa col nome di Alessandro VI e pontificò dal 1492 al 1503, anno della sua morte.

Rodrigo Borgia per “Giulia la bella” ebbe un'incontenibile passione senile, che durò a lungo, alimentata dalla gelosia: arrivò al punto di intimarle di non tornare dal marito,  "sub pena excommunicationis", la minacciò di scomunica.

Il suo fascino permise a lei e alla sua famiglia la via del potere e della ricchezza, dando inizio alle fortune del suo casato. Nel 1493 Alessandro Farnese, per intercessione della sorella, riuscì ad avere da papa Borgia l’ambìta nomina a cardinale.

Papi e cardinali erano innanzitutto politici e cosiddetti “uomini di mondo”, non necessariamente credenti, attenti ad ingrandire il proprio casato e desiderosi di ben vivere.

Per cause sconosciute Giulia  morì a Roma il 23 marzo 1524, all’età di 49 anni, nella sua casa adiacente alla chiesa di San Girolamo e poco lontano dal Palazzo Farnese, appartenente ad Alessandro, il quale nel 1534 fu scelto come pontefice col nome di Paolo III.

the end

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