Il buon senso di Dawkins scandalizza gli emotivi
Riporto in corsivo brani di commenti alla sortita un po’ provocatoria del noto biologo inglese, con qualche breve considerazione. E’ un tema quanto mai delicato, su cui già ho scritto e a quello rimando (Etica mostruosa ).
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“Permettere a un bambino down di nascere sarebbe immorale. Lo sostiene lo scienziato inglese Richard Dawkins. Una donna che ne aspettasse uno dovrebbe dimostrare «senso di responsabilità» e abortire; poi, magari, riprovare. …… Ma che un gesto d’amore, una volontà d’amore possano addirittura essere qualificati come immorali è troppo difficile da accettare. “ (Isabella Bossi Fedrigotti)
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“La fredda crudeltà di Dawkins ci ricorda che nel 2004 è stato lanciato dal governo danese un piano che prevede l’accesso gratuito ai test prenatali per l’individuazione della sindrome di Down e che in 25 anni questo piano dovrebbe rendere la Danimarca un paese “Down Free”.”
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“E semplicemente insano e contorto sostenere l’uccisione di bambini con disabilità” ha dichiarato Lila Rose, presidente di Live Action ed ha affermato che “tali commenti ignoranti di Dawkins servono solo a stigmatizzare ulteriormente le persone con sindrome di Down”.
Qui si equipara il feto (diagnosticato prima che abbia sentimenti umani) al bambino e con questo artificio si accusa di volontà omicida chi vorrebbe evitare vite dolorose. Infatti Dawkins in risposta alle proteste dei familiari di persone con questa malattia, afferma: “non penso che la loro persona cara non ha diritto di esistere. Comprendo questo punto di vista, ma è emotivo, e non logico”.
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“E in che cosa consiste mantenere il senso di umanità, se non nell’amare il nostro simile, perché ogni uomo è perfettamente quello che siamo noi? Questa è la perfetta e assoluta giustizia, questa che regola e conserva l’umana società. Dawkins è semplicemente NON UMANO, non concepisce che chi ha condizioni genetiche imperfette debba avere il diritto alla vita, perché non concepisce il portare soccorso a chi ne ha bisogno; Dawkins è solo un egoista.”
“non concepisce il portare soccorso a chi ne ha bisogno”: ecco il punto ed ecco dove sta la truffa intellettuale. Da una parte si aiuta chi soffre ad andare avanti nella faticosa vita che gli è stata data. Dall’altra si aiuta chi deve decidere se mettere al mondo o no una nuova creatura, a fare una scelta razionale e responsabile. Sono due assai diverse forme di aiuto ed il problema è capire quale sia da preferire.
“Dawkins è solo un egoista.” Egoista perché non vuole un figlio malato, ma sano. Può darsi ci sia un retro-pensiero egoista di non volere seccature, ma di certo c’è la volontà di evitare sofferenze ad un nascituro e questo è altruismo. Trovo invece egoista chi se ne frega della vita che farà un figlio, che desidera smodatamente per saziare proprie necessità.
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Scontro tra emotivi e razionali.
Dall’amore per il malato, all’amore per la malattia il passo è breve. E’ un rischio che corre il mondo cattolico, così impegnato nel business della sofferenza.
A mio modo di vedere l’unico punto di vista sensato è quello del genitore che si mette nei panni del nascituro. Se la condizione down è da considerarsi, come credo, una malattia, se determinerà una vita difficile, la conclusione del genitore responsabile e mosso da reale amore per il nascituro, non può che essere quello di evitare l’evento. Il figlio non è cosa nostra, ma un essere umano che noi semplicemente mettiamo al mondo.
Riporto in corsivo brani di commenti alla sortita un po’ provocatoria del noto biologo inglese, con qualche breve considerazione. E’ un tema quanto mai delicato, su cui già ho scritto e a quello rimando (Etica mostruosa ).
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“Permettere a un bambino down di nascere sarebbe immorale. Lo sostiene lo scienziato inglese Richard Dawkins. Una donna che ne aspettasse uno dovrebbe dimostrare «senso di responsabilità» e abortire; poi, magari, riprovare. …… Ma che un gesto d’amore, una volontà d’amore possano addirittura essere qualificati come immorali è troppo difficile da accettare. “ (Isabella Bossi Fedrigotti)
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“La fredda crudeltà di Dawkins ci ricorda che nel 2004 è stato lanciato dal governo danese un piano che prevede l’accesso gratuito ai test prenatali per l’individuazione della sindrome di Down e che in 25 anni questo piano dovrebbe rendere la Danimarca un paese “Down Free”.”
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“E semplicemente insano e contorto sostenere l’uccisione di bambini con disabilità” ha dichiarato Lila Rose, presidente di Live Action ed ha affermato che “tali commenti ignoranti di Dawkins servono solo a stigmatizzare ulteriormente le persone con sindrome di Down”.
Qui si equipara il feto (diagnosticato prima che abbia sentimenti umani) al bambino e con questo artificio si accusa di volontà omicida chi vorrebbe evitare vite dolorose. Infatti Dawkins in risposta alle proteste dei familiari di persone con questa malattia, afferma: “non penso che la loro persona cara non ha diritto di esistere. Comprendo questo punto di vista, ma è emotivo, e non logico”.
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“E in che cosa consiste mantenere il senso di umanità, se non nell’amare il nostro simile, perché ogni uomo è perfettamente quello che siamo noi? Questa è la perfetta e assoluta giustizia, questa che regola e conserva l’umana società. Dawkins è semplicemente NON UMANO, non concepisce che chi ha condizioni genetiche imperfette debba avere il diritto alla vita, perché non concepisce il portare soccorso a chi ne ha bisogno; Dawkins è solo un egoista.”
“non concepisce il portare soccorso a chi ne ha bisogno”: ecco il punto ed ecco dove sta la truffa intellettuale. Da una parte si aiuta chi soffre ad andare avanti nella faticosa vita che gli è stata data. Dall’altra si aiuta chi deve decidere se mettere al mondo o no una nuova creatura, a fare una scelta razionale e responsabile. Sono due assai diverse forme di aiuto ed il problema è capire quale sia da preferire.
“Dawkins è solo un egoista.” Egoista perché non vuole un figlio malato, ma sano. Può darsi ci sia un retro-pensiero egoista di non volere seccature, ma di certo c’è la volontà di evitare sofferenze ad un nascituro e questo è altruismo. Trovo invece egoista chi se ne frega della vita che farà un figlio, che desidera smodatamente per saziare proprie necessità.
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Scontro tra emotivi e razionali.
Dall’amore per il malato, all’amore per la malattia il passo è breve. E’ un rischio che corre il mondo cattolico, così impegnato nel business della sofferenza.
A mio modo di vedere l’unico punto di vista sensato è quello del genitore che si mette nei panni del nascituro. Se la condizione down è da considerarsi, come credo, una malattia, se determinerà una vita difficile, la conclusione del genitore responsabile e mosso da reale amore per il nascituro, non può che essere quello di evitare l’evento. Il figlio non è cosa nostra, ma un essere umano che noi semplicemente mettiamo al mondo.
Ultima modifica di Vento il Mar 26 Ago 2014 - 23:01 - modificato 1 volta.