Era il figlio scomodo di un padre ferroviere, malato di mente e morto presto.
Fu’ stato accusato di violenza sessuale ai danni di una minorenne.
Visse con la modella minorenne che amava, spostandosi ogni qualvolta il loro modo di amarsi destava scandalo.
Sposò una donna di buona famiglia che il parentado tentò invano di allontanare da lui, colpevole a loro dire di pervertirla.
A giustificazione di se e della propria esistenza, diceva semplicemente questo.
Morì di spagnola, a 28 anni e la moglie ne morì con lui,dopo averlo fotografato mentre se ne stava andando.
Noi lo ricordiamo semplicemente come un pittore.
I quadri di Schiele sono per lo più ritratti, e quasi sempre ritraggano nudi…meglio “semi nudi”… ritratti in cui la nudità dei corpi emerge come uno squarcio aperto nei vestiti di fretta, una nudità rubata con violenza come in un rapporto occasionale consumato tra sconosciuti sul ciglio di una strada. E’ una nudità che coglie lo spettatore come uno schiaffo, per la sua brutalità e per la sua freddezza. E’ una nudità alienata , ripetutamente cercata per giungere oltre senza mai riuscirci. Eppure nel non ritrarre ciò che la mano che spoglia cerca, questi quadri ritraggono esattamente questo oggetto così come è presente nel profondo di chi lo cerca, deformato, alienante ed infinitamente rifratto in una successione seriale di corpi.
Si è scritto moltissimo sugli intenti di Egon Schiele nel suo dipingere. Parlarne può essere bello, perché ogni discorso inutile è puro piacere. Ma a me infondo basta questo.
Ed in questa ricerca ( che è innanzitutto un modo di sentire, e non un’intenzione come sembrano credere i critici ) sta il segreto di un modo di ritrarre il corpo e l’intreccio dei corpi, se stessi, la nudità e l’amore: una famelica ricerca, di se, dell’altro e di se nell’altro.
Per questo il mio quadro preferito tra i suoi, è questo.
Fu’ stato accusato di violenza sessuale ai danni di una minorenne.
Visse con la modella minorenne che amava, spostandosi ogni qualvolta il loro modo di amarsi destava scandalo.
Sposò una donna di buona famiglia che il parentado tentò invano di allontanare da lui, colpevole a loro dire di pervertirla.
Autoritratto
A giustificazione di se e della propria esistenza, diceva semplicemente questo.
"Amo penetrare nel profondo di tutti gli esseri viventi.
Detesto la coercizione che vuol costringermi a una vita non mia, senza Arte, senza Dio”
Detesto la coercizione che vuol costringermi a una vita non mia, senza Arte, senza Dio”
Morì di spagnola, a 28 anni e la moglie ne morì con lui,dopo averlo fotografato mentre se ne stava andando.
Noi lo ricordiamo semplicemente come un pittore.
Dead Mother
I quadri di Schiele sono per lo più ritratti, e quasi sempre ritraggano nudi…meglio “semi nudi”… ritratti in cui la nudità dei corpi emerge come uno squarcio aperto nei vestiti di fretta, una nudità rubata con violenza come in un rapporto occasionale consumato tra sconosciuti sul ciglio di una strada. E’ una nudità che coglie lo spettatore come uno schiaffo, per la sua brutalità e per la sua freddezza. E’ una nudità alienata , ripetutamente cercata per giungere oltre senza mai riuscirci. Eppure nel non ritrarre ciò che la mano che spoglia cerca, questi quadri ritraggono esattamente questo oggetto così come è presente nel profondo di chi lo cerca, deformato, alienante ed infinitamente rifratto in una successione seriale di corpi.
Si è scritto moltissimo sugli intenti di Egon Schiele nel suo dipingere. Parlarne può essere bello, perché ogni discorso inutile è puro piacere. Ma a me infondo basta questo.
“Quando mi guardo mi sento costretto a guardarmi anche interiormente
e a scoprire che cosa voglio, che cosa avviene in me, ma anche a domandarmi
fino a dove arrivano le mie possibilità di percepire, quali sono
le mie capacità, da quali sostanze misteriose sono costituito e qual è
quella predominante, che cosa sono in grado di riconoscere e che cosa ho riconosciuto in me fin ad ora.”
e a scoprire che cosa voglio, che cosa avviene in me, ma anche a domandarmi
fino a dove arrivano le mie possibilità di percepire, quali sono
le mie capacità, da quali sostanze misteriose sono costituito e qual è
quella predominante, che cosa sono in grado di riconoscere e che cosa ho riconosciuto in me fin ad ora.”
Ed in questa ricerca ( che è innanzitutto un modo di sentire, e non un’intenzione come sembrano credere i critici ) sta il segreto di un modo di ritrarre il corpo e l’intreccio dei corpi, se stessi, la nudità e l’amore: una famelica ricerca, di se, dell’altro e di se nell’altro.
Per questo il mio quadro preferito tra i suoi, è questo.