Le trincee della Prima Guerra Mondiale proteggevano i corpi, ma non le teste e i volti dei soldati che si sporgevano, ed erano il primo bersaglio del fuoco nemico. Molti sopravvivevano ai colpi di artiglieria, al prezzo però di rimanere orrendamente sfigurati al volto per tutta la vita. La chirurgia plastica moderna si può considerare nata in quelle circostanze atroci, proprio per tentare di ricostruire i volti dei combattenti devastanti dalle schegge di granata.
All’inizio, l’unica possibilità era ricucire alla meglio dove si poteva e poi coprire le parti del volto rimaste troppo sfigurate con una maschera di metallo. Nacquero dei veri e propri laboratori, a metà tra atélier artistico e studio medico, per creare degli artefatti che consentissero almeno un parziale ritorno alla vita civile. In Inghilterra, lo scultore Francis Derwent Wood dette vita a un servizio specifico per i soldati, ricostruendo in maniera meticolosa il volto e la fisionomia originale.
Ben più difficile era però ricostruire chirurgicamente i volti devastati, e a questa attività si dedicò un medico di origini neozelandesi, Harold Gillies, considerato uno dei padri della chirurgia plastica. Aveva visto dei tentativi di trapianto di lembi di pelle svolti pionieristicamente a Berlino e a Parigi, ed era convinto che la tecnica potesse funzionare. La tecnica di Gillies consisteva nell’innestare lembi di pelle a forma tubolare dalle parti sane del corpo della stessa persona, che riducevano molto il rischio di infezioni e di rigetto. Per mantenere la vascolarizzazione, le parti di pelle rimanevano inizialmente attaccate al sito da cui venivano prelevate, per esempio la fronte o una spalla.
All’inizio, l’unica possibilità era ricucire alla meglio dove si poteva e poi coprire le parti del volto rimaste troppo sfigurate con una maschera di metallo. Nacquero dei veri e propri laboratori, a metà tra atélier artistico e studio medico, per creare degli artefatti che consentissero almeno un parziale ritorno alla vita civile. In Inghilterra, lo scultore Francis Derwent Wood dette vita a un servizio specifico per i soldati, ricostruendo in maniera meticolosa il volto e la fisionomia originale.
Ben più difficile era però ricostruire chirurgicamente i volti devastati, e a questa attività si dedicò un medico di origini neozelandesi, Harold Gillies, considerato uno dei padri della chirurgia plastica. Aveva visto dei tentativi di trapianto di lembi di pelle svolti pionieristicamente a Berlino e a Parigi, ed era convinto che la tecnica potesse funzionare. La tecnica di Gillies consisteva nell’innestare lembi di pelle a forma tubolare dalle parti sane del corpo della stessa persona, che riducevano molto il rischio di infezioni e di rigetto. Per mantenere la vascolarizzazione, le parti di pelle rimanevano inizialmente attaccate al sito da cui venivano prelevate, per esempio la fronte o una spalla.