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Hikikomori, la stanza che hai dentro

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Prince Thrakhath
Prince Thrakhath
Viandante Residente
Viandante Residente

NinfaEco ha scritto:
Prince Thrakhath ha scritto:Sì, conosco sia il termine che il caso, leggevo manga (sull'argomento vi suggerisco Welcome to NHK e Ronzen Maiden).

Dopo 11 anni di depressione ansiosa (sono guarito da pochi mesi) mi ritrovo abbastanza in questi casi, per esempio avevo un ritmo sonno-veglia alterato e tendevo a non parlare con nessuno (a parte mia madre e i terapeuti), non stavo neppure su internet in modo ossessivo compulsivo.

Le "cicatrici" di quest'esperienza sono rimaste, ma ora preferisco i rapporti reali (ovvero off-line) anche se con poche persone che ho "scelto" e tendo a non unirmi più a gruppi di persone, sia su internet che nella vita reale.

l'unica cosa che non i fa ricordare con terrore quegli 11 anni è che mi sono serviti per maturare e per trovare la mia "Way of Life".

Per favore, potresti dirmi dove posso trovarli? Intendo dire se esiste un sito che ti consenta di scaricare questi manga on line. A volte si può.

Mi dispiace che tu abbia attraversato un periodo così nero. Non fatico a credere che ne senta ancora in te i segni, io porto i segni una per una di ogni esperienza dolorosa che ho vissuto e "affaticano" molto la mia vita. Devi essere fiero di te per aver dato a tali segni un senso. Spero di riuscire a fare altrettanto.
Sono questi segni che mi portano a sentirmi vicina a questi ragazzi. Probabilmente è anche ciò che potrebbe indurmi ad errori di valutazione del problema, come già il confronto con Miss mi ha indotto a sospettare.
Nasciamo tutti felici mentre il dolore lo impariamo. Non intendo dire che non sia naturale essere tristi. Il dolore è più profondo della tristezza. Nasce dalla disillusione riguardo  qualcosa che abbiamo amato e che era legato al significato della nostra esistenza e a dei suoi bisogni profondi. Il sentimento  di sofferenza passa, come tutto ma la lezione appresa resta. La consapevolezza di ciò che è accaduto, del prima e del dopo è il dolore. Dato che noi siamo ciò che impariamo resta parte di noi.


Grazie, dovresti trovarli su manga fox in lingua inglese.

Per le scanlations di questi manga in italiano, prova su mangaeden.

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Prince Thrakhath
Prince Thrakhath
Viandante Residente
Viandante Residente

SergioAD ha scritto:
Prince Thrakhath ha scritto:Sì, conosco sia il termine che il caso, leggevo manga anche su quest'argomento (vi suggerisco Welcome to NHK e Ronzen Maiden).

Dopo 11 anni di depressione ansiosa (sono guarito da pochi mesi) mi ritrovo abbastanza in questi casi, per esempio avevo un ritmo sonno-veglia alterato e tendevo a non parlare con nessuno (a parte mia madre e i terapeuti), non stavo neppure su internet in modo ossessivo compulsivo.

Le "cicatrici" di quest'esperienza sono rimaste, ma ora preferisco i rapporti reali (ovvero off-line) anche se con poche persone che ho "scelto" e tendo a non unirmi più a gruppi di persone, sia su internet che nella vita reale.

l'unica cosa che non mi fa ricordare con terrore quegli 11 anni è che mi sono serviti per maturare e per trovare la mia "Way of Life".
Ho un messaggio simile a quello di Ninfa, erano le 15.00 poi ho pensato che invece di postare quello era meglio manifestare la mia considerazione e disponibilità con un abbraccio anche se virtuale dai!

In bocca al lupo per lo studio!


Grazie Mille, anche se ora scrivo racconti fantasy, illustrati da alcuni amici fumettisti che mi sono stati vicini in quel tempo.

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
@ Lucio

Lucio grazie. Ma non è per questo che non ho cancellato. Proprio non ho pensato a cancellare. La mia autocritica nasceva dal fatto che ho immaginato che il mio messaggio potesse costituire una mazzata sugli zebedei per chi legge. Perchè frantumare gli zebedei di poveri innocenti? Sorriso Scemo

@ Prince Thrakhath

Potresti farci vedere qualche pezzettino delle tue opere o parlarcene?
Se temi furti vari puoi usare le sezioni protette.
Mi farebbe piacere,


SergioAD ha scritto:

Se cerchi immagini con la chiave di ricerca  hikikomori vedrai che tutti hanno almeno un computer ed è il contatto col mondo esterno, qui alcuni utenti costruiscono le loro risposte giustificative o accusatorie che sembrano inadatte, non sequitur oppure poco consistenti. Fuori non potrebbero parlare così, nemmeno in famiglia – non parlo di istruzione ma di relazioni sociali.

Allora mi viene da non escludere che ci sia un po' di Hikikomori.

Tu sei sensibile e lo sapevi che pensavo questo, però è una discreta giustificazione quella di poter attribuire a Hikikomori termini che fuori sarebbero considerati eccessivi.


Non credo che costruirsi un modo parallelo, ovvero uno spazio in cui sfogarsi e liberarsi dei vari freni inibitori, di per se significhi essere hikikomori. Gli hikikomori a volte navigano in rete, ma non sempre e in ogni caso il loro elemento caratteristico è la chiusura. Non so se sbaglio, ma mi sembra differente dal costruirsi una personalità alternativa in rete anche se un hikikomori può farlo. Mi sembra che la molla che aziona tutto sia diversa.

Tu sei stato anche in Giappone?


P.s.
Grazie per le risposte che mi hai dato.



kohkarunagi ha scritto:
NinfaEco ha scritto:


kohkarunagi offresi a domicilio per terapia di giovani ragazze hikikomori rotolarsi dal ridere
Sciura ninfa, non sia così nazional-popolare. Fissiamo dei paletti altrimenti va a finire che poi mi tocca rifare la punta alla sbarra fallonica. Diciamo giovani, massimo fino ai 40. Che non siano dei cofani. E che non vadano sotto una terza. Che se è vero com'è vero che sotto la terza non è amore, è vero pure che senza perdersi in balle melense sotto la terza non val la pena di scansarle la mutanda per somministrare la sessione erotico-terapica.
Sorriso Scemo Sorriso Scemo

Hikikomori, la stanza che hai dentro - Pagina 2 214252 ok dottore

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SergioAD
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Viandante Storico
Viandante Storico
Ho pensato di descrivere quello che dovrebbe essere la normalità ovvero nello specifico, per ogni percezione inconveniente abbiamo una controreazione "normalizzante" per fare o per continuare quello che stavamo facendo. Parlare di normalità senza riferirsi alla “distribuzione normale” della statistica matematica non ha senso. Non importa quello che una persona pensa della carne di porco a meno che non si abbia l'intenzione di impiegarla in un salumificio, e allora serve anche di avere dati statistici sulla carne di porco in quella zona prima di intraprendere l'attività stessa. É così per la comodità di tutto e tutti.

Questo tema ha prodotto tre tipi di considerazioni che sono: a) la percezione di un malessere; b) la percezione che uno di noi l'abbia vissuto; e 3) la percezione che noi siamo dei soggetti osservabili sia in modo oggettivo che soggettivo, forse con dei ragionamenti verosimili ma anche in maniera irrazionale. Ci sono dei modelli di riferimento sulla base dell'età, del gruppo d'appartenenza, dello stato sociale e così via. Hai detto della costruzione di modalità parallele in cui sfogarsi e liberarsi dei vari freni inibitori, che non necessariamente significa essere Hikikomori. Sono d'accordo ma ci sono le similitudini.

Guardavo Kim Jung-yeon (la ragazza nel film) cercare il volto che avrebbe potuto rappresentarla, la procedura da usare per non essere vista e poi non chiamare soccorso quando lo spazio “vitale” di Kim Seung-geun era devastato dall'acqua e lei sapeva che lui non nuotava. C'è da dire molto sul significato di questo ma posso tirare un parallelo. Una volta si disse “on my mind” e “in my mind” e avremmo potuto divertirci descrivendo le differenze ma venne rimarcata la giustificazione ed il sospetto, come per dire “non mi importa di ascoltarti, se c'è la forma di quel che dico allora ci sarà anche la sostanza”.

Ci si chiede dell'errore perché non c'è così nella vita; così le modalità parallele somigliano a delle esercitazioni di forme espressive senza contenuto e lo sfogo senza freni inibitori non ha alcuna coscienza dell'eccesso verso i propri simili. Quello di cui parlo non è ciò che gli altri vivono nel loro mondo che a noi può essere estraneo, ma come appaiono nel nostro mondo. È vero che pretendo che il “mio” e “nostro” sia lo stesso mondo. Il fatto di capire, o di avere la percezione di capire, serve per poterne parlare liberamente ed apparire imparziale. Insomma anche i “normali” sono specifici anche complessi.

Non sono mai stato in Giappone, non sono mai andato più a Est di Bankok a Ovest di Salinas (Ecuador) a Nord di Capo Nord e a Sud di Machala (Ecuador). I giapponesi che ho conosciuto li ho confrontati con gli studi sulle società differenti, se ricordi High e Low Context. I Giapponesi sono presi a riferimento perché si esprimono più di tutti High Context, hanno meno modelli di relazionali disponibili. Ad ogni modo noi Italiani non siamo molto meglio. Oggi sono stato in giro per Roma e ci ho fatto caso.

Vorrei ripetere quello che ho detto in un altro sito dove si parlava di teorie del complotto, la realtà e l'impatto di queste sulla realtà – dissi:

Da qualche altra parte ha scritto:Purché amico mio tu sappia che quelle che dico non sono le mie certezze, qualcosa è vera, qualcosa è estrapolata come era nel tema, se ricordi, delle cose che hanno in comune Dio e il futuro riguardo alla loro esistenza perché le possiamo immaginare.

Un gradevole passatempo per farci dire che "ci abbiamo pensato" più che "abbiamo trovato soluzioni". Sono soluzioni ad altre domande nell'ambito delle relazioni umane come lo saper stare insieme, cosa altrettanto importante, anzi forse di più.

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SergioAD
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Viandante Storico
Viandante Storico
Stavamo dicendo di conformità e originalità, a noi piace l'originalità però siamo abitudinari e abbiamo bisogno delle certezze - le chiamiamo gli standard, le predisposizioni, template.

Ciò che non è conforme fatica a seguire le regole, queste inizialmente erano morali (usi e costumi soggettivi), andando avanti le regole assumono criteri più etici (oggettivi e aggiustabili).

Le società asiatiche hanno standard diversi, abbiamo visto come da li hanno identificato Hikikomori e noi le abbiamo associate alla nostra società meno conforme rispetto a quella giapponese.

Il film è FATHER AND SON. Dopo 6 anni dalla nascita dei loro figli due coppie vengono sconvolti dall'ospedale che gli comunica che i loro bambini non sono i loro figli biologici - erano stati scambiati.

Quale figlio tenersi? Quello biologico e quello cresciuto? O sarebbero possibili delle altre soluzioni?

Qui c'è qualcosa di più da leggere -

http://www.mymovies.it/film/2013/soshitechichininaru/

Però vedere il film è interessante, non so quanto sia reale la coscienza dei bambini, io ricordo da bambino poco meno di 6 anni accesi il fuoco nella mia stanza e divampò - invece di chiamare la mamma che stava in cucina scesi giù a chiedere aiuto ad un caffè di arabi per chiamare i pompieri... pensavo di fare prima. Giusto o sbagliato non so però il ragionamento lo feci.

Tornando dentro - il comportamento dei giapponesi non è scontato, ovvero apparentemente siamo più scontati noi.

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silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
E' un film molto intrigante, concordo.

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SergioAD
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Viandante Storico
Viandante Storico
C'è un uomo impegnato nella costruzione di benessere economico impregnato di tradizione che "compra" ciò che serve, accusa velatamente la moglie che non ha capito che le avevano scambiato il figlio all'ospedale malgrado il parto difficile. Corre dietro alla carriera e delega alla moglie tutto ciò che riguarda il figlio da essere completamente assente e lui, questo uomo, pensa al sangue - vuole il figlio biologico poi pensa di tenersi anche l'altro dato che gli altri genitori non sono ricchi e avrebbero meno "valori".

C'è un'altro che ha un negozietto, ripara tutto e sembra "corrotto" dei valori occidentali attuali, intendo umanità non consumismo ma l'uso della tecnologia, dico attuali perché sono cose che facciamo oggi tipo "l'affidamento congiunto". Poi ci sono i genitori (i nonni) e le mogli, queste assolutamente  coi piedi per terra.

Poi il responsabile del lavoro del primo che gli dice di allentare la presa, dice che oggi "il lavoro viene dopo la famiglia" ovviamente la carriera importa di meno un valore giapponese non certo per tutti - dicevamo della loro occidentalizzazione.

Infine, questi bambini di sei anni che hanno "palle" - non so quanto sia dovuto al regista e quanto alla società giapponese, gli abbracci, le battute e le provocazioni ribaltate col sorriso - mamma mia si vede che c'ho voglia di parlare ma manca la mimica per spiegarmi bene!

Nel tentativo di scimmiottarli probabilmente somiglierei a Louis de Funes tipo questo - così anche che vi dia l'impressione dell'inappropriatezza ah ah!

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Lady Joan Marie
Lady Joan Marie
Viandante Storico
Viandante Storico
Io quando ero piccola ho vissuto una situazione analoga...
Mi rintanavo nella mia stanza perchè avevo paura di uscire, e solo dopo molto tempo ho capito che il mondo che mi ero creata non era televisione da vedere e radio da sentire ma fuori dalla mia stanza...

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