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Hikikomori, la stanza che hai dentro

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Guardando il film Castaway on the moon ( bellissimo, tra parentesi) sono rimasta colpita da un personaggio, una ragazza hikikomori.  Da lì ho iniziato tutta una ricerca di informazioni in giro per la rete che si è conclusa  in quello che posterò qui. Sopportate il mio post moderno bisogno di condividere.   Sorriso Scemo

L' Hikikomori  è un termine coniato da uno psichiatra ( tal Tamaki Saitō)  per indicare il malessere di cui soffriva un gruppo di pazienti, quasi tutti giovani.  Il termine significa  "stare in disparte, isolarsi" ( hiku: ritirarsi, assicurarsi un posto sicuro ; shirizoku:  ritornare in un luogo originario, fuggire ad un pericolo che minaccia la propria persona; komoru : chiudersi per un malessere non meglio identificato.)
Le persone così definite vivono  una volontaria esclusione sociale, tanto forte da spingerli a chiudersi in casa o addirittura nella loro stanza. Non comunicano con nessuno, al punto che i parenti sono costretti a lasciare loro i pasti sulla porta.   Soffrono in genere di depressione e di comportamenti ossessivo-compulsivi ( in genere paura di essere sporchi o perseguitati). Il sonno-veglia completamente invertito.  Nonostante il malessere che li pervade e le fantasie di morte che accarezzano, raramente arrivano a suicidarsi perché  subentra nei soggetti una forma di autocompiacimento e narcisismo che salva loro la vita.
Pare che molto raramente gli Hikikomori  diventano tali a causa di un trauma specifico. In genere accade piano piano, con la collusione delle famiglie che temendo il giudizio altrui non portano i figli in cura.
Le varie fonti presenti in rete sono tutte concordi nel rintracciare tre fattori scatenanti: la pressione della società, la struttura della famiglia    la dicotomia honne/tatemae presente nella cultura giapponese.
La società giapponese fa del successo personale, dell'autorealizzazione e della conformità a certi standard di vita un diktat che esercita sui suoi membri una notevole pressione. Chi non ce la fa, oppure soltanto chi si differenzia non è ben visto e non può quindi “vedersi bene”.   “Il chiodo che sporge va preso a martellate”, recita un detto locale.  Tutto questo contribuisce a spingere i giovani al ritiro.  Non solo: non esiste nella cultura giapponese un ruolo ritagliato per chi sceglie di estraniarsi dal gruppo, di ritirarsi ( pare).  Se così è, mettersi da parte vuol dire sottrarsi al meccanismo d'assegnazione.
Il ruolo della famiglia è un filino più complesso.
L'assenza della figura maschile è un fatto comune. Il padre lavora tutto il giorno e non si occupa dell'educazione dei figli restando però nel contempo l'autorità. Questa autorità però si manifesta con l'assenza o con il silenzio: gesti, parole ed emozione sono manifestati in modo misurato, sullo sfondo costantemente i propri sacrifici come monito e speculum principi.  La figura paterna esercita così una “violenza simbolica”sui figli che si rintanano in luogo privo di emozioni, in una sorta di rivolta costante ed insieme abortita.
Tra i fattori scatenanti ci sarebbe anche un'interdipendenza e collusione fra madre e figlio. In assenza del marito cade ogni interdizione all'unione e la donna si risolve nell'accudimento materno, tentando di proteggere il figlio dalla pressione sociale. Il rapporto evolve in una dipendenza che limita la crescita psicologica ed emotiva del figlio.
Infine c'è il fattore culturale. Nella cultura giapponese l'emotività e la sua manifestazione è attraversata da una dicotomia che separa autentico e pubblico. I sentimenti profondi dell'individuo, magari contrari alle richieste di società e famiglia ( honne) non possono essere manifestati ed espressi liberamente per salvaguardare l'equilibrio del gruppo. Ciò che si manifesta in pubblico sono i sentimenti di facciata ( tatemae) congruenti con la propria posizione e con le circostanze. In altre parole in ogni individuo c'è un sentire intimo ed uno pubblico, o meglio un sentire duplice. Pur non essendoci spontaneità, non si può nemmeno parlare di falsità. Questi sono concetti che appartengono a noi, che abbiamo un sentire unitario che poi possiamo mostrare o meno.    Gli  hikikomori non riescono  ad abbandonare il proprio honne e facendo fatica a compiere il passaggio al tatemae.
Per alcuni si legano tanto ai sentimenti di facciata da non riuscire ad abbandonarli per il timore di cadere in errore manifestando gli altri. Questo li porta a chiudersi.

Qui ci sono cose carine da leggere... oltre a varie comunità di hikikomori on line in cui mi sono inflitrata ( per ora senza soddisfazioni)
http://www.psychomedia.it/pm/pit/cybpat/pierdominici-palma.htm
http://www.iltuopsicologo.it/hikikomori.htm

Film



Attualmente pare che per l'1% dei giovani Giapponesi siano hikikomori. Il fenomeno si è anche diffuso all'estero anche se non è così marcato.
Forse mi hanno colpito perchè anche a me il mondo arreca dolore troppo spesso. Piccole cose mi danno un malessere enorme.  Riesco a capire perchè vogliano proteggersi. Altre cose mi sono oscure invece.
Non so.. voi? scratch
A cosa vi fanno pensare?
Li capite? Potreste riconoscervi in parte in un vissuto simile?
Sapevate che esistevano?

2
paolo iovine
paolo iovine
Viandante Mitico
Viandante Mitico

3
Miss.Stanislavskij
Miss.Stanislavskij
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Ho visto il film tempo fa e davvero questo fenomeno dell' hikikomori spaventa non poco, non so nulla della sua diffusione in Europa, magari lo chiamiamo in altro modo, nel caso della ragazza del film c'è anche una dipendenza dal Web. Comunque un bel film, una eremita nella sua camera, un naufrago su un insola, due solitudini che si "parlano".

4
heisenberg
heisenberg
Viandante Forestiero
Viandante Forestiero
E' un notevole spunto.

Tra l'altro, credo che quello giapponese ed il nostro siano i popoli mediamente più anziani del mondo (o comunque il dato è molto simile). Inoltre direi che anche da noi un certo tipo di pressione crescente stia collassando l'equilibrio individuale e familiare delle generazioni contemporanee. Insomma, non mi sembra che sia così diverso, ciò che descrive l'articolo, dal diffondersi nostrano di disturbi depressivi e ansiosi.

Per dire la mia.

5
An Boum
An Boum
Viandante Storico
Viandante Storico
Grazie a questo post ho finalmente scoperto quale fosse il titolo di un film che avevo visto per caso e mi era molto piaciuto. Penso che tutto il mondo abbia hikkomori. E' tipico dell'adolescenza il "rintanamento", persino all'ikea, quando devono descrivere le necessita' dei ragazzi in crescita al fine di organizzare gli spazi, illustrano questo aspetto. E' anche vero che l'esigenza di avere i propri spazi privati a casa dovrebbe coincidere con una tendenza alla socializzazione verso il mondo dei coetanei. Sappiamo pero' anche che l'adolescenza è periodo do insicurezze e cosa c'è meglio del web per riuscire a tener viva la naturale tendenza alla relazione sociale senza esporsi troppo? E' inevitabile che il fenomeno dei chiusi in casa webdipendenti sia in ascesa, soprattutto quando non si è costretti ad entrare nel mondo del lavoro, ed in una situazione in cui lavorare è difficile, nutrire l'anima sociale senza esporsi e spendendo poco diventa un fenomeno che si propaga sino all'eta' adulta.

Mi chiedo. Ninfa come cercassi di infiltrarti nelle comunita' hikkomori e se il tuo intento fosse quello di reclutarne qualcuno sadness

6
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Non conoscevo nemmeno la parola, prima di entrare in questa discussione,
e solo lo strano nome Hikikomori mi ha intrigato ed ho iniziato a documentarmi,
naturalmente partendo da Wikipedia, guru inevitabile per noi orsi.

Naturalmente sono fuori dai giochi per ampiamente superati limiti di età, e perché non trovo in me
parecchie delle caratteristiche che delineano queste specifiche personalità come l'esclusione
della figura paterna (anche se effettivamente persi mio padre molto presto) o l'agarofobia o
il rigetto per gli ambienti esterni a livello patologico.

Ma devo dire che molti altri punti mi sono familiari, li porto sulla mia persona e li noto anche
in molti amici anziani più o meno come me.
Mi riferisco al ribaltamento dei ritmi circadiani, alla reticenza a lasciare la propria tana,
al ridotto desiderio di rapporto umano de visu sostituito da quello più asettico e meno
impegnativo del virtuale, la "dipendenza" dal web.
Ma anche rigetto del contatto fisico, automisofobia, piccole manie e gelosie ingiustificate,
ed una volta inesistenti (nonché oggettivamente illogiche) per le proprie cose e perfino
le proprie idee.

Tutto questo dire per azzardare l'ipotesi che se certamente il fenomeno è più eclatante
nell'età giovanile può essere non escluso in vecchiezza dove magari assume forme diverse.

Ieri per esempio, non c'era alcun ostacolo a che andassi a seguire una conferenza che
avevo atteso da mesi e per me di particolare interesse... non ci sono andato, pur essendomene
ricordato in tempo... ma non so il perché.  Eppure non me la sento ancora di definirmi un pigro.

7
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
PS - magari c'entra anche (l'ho notato un istante fa) la fissa di non usare tutta la lunghezza
del rigo per scrivere.
A me viene naturale... ma "è" naturale?

8
silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem

NinfaEco ha scritto:

Forse mi hanno colpito perchè anche a me il mondo arreca dolore troppo spesso. Piccole cose mi danno un malessere enorme.  Riesco a capire perchè vogliano proteggersi. Altre cose mi sono oscure invece.
Non so.. voi? scratch
A cosa vi fanno pensare?
Li capite? Potreste riconoscervi in parte in un vissuto simile?
Sapevate che esistevano?

Ho già letto del problema anni fa e già allora ho pensato che alcuni aspetti dell’hikikomori possono essere condivisi da persone tendenzialmente introspettive e con una marcata fobia sociale o almeno un disinteresse verso i rapporti sociali concreti. Naturalmente in una società come quella giapponese e nel periodo dell’adolescenza i problemi che hai indicato aumentano esponenzialmente.

Personalmente li capisco, perché spesso anch’io mi chiudo all’esterno, soprattutto da qualche anno in qua dopo un trauma che ho subito, e tendo a privilegiare i contatti virtuali piuttosto che le relazioni reali. La dipendenza da Internet gioca anche un ruolo molto importante nel ritiro sociale.

Non conosco però il film che cercherò di vedere.

9
NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Miss.Stanislavskij ha scritto:Ho visto il film tempo fa e davvero questo fenomeno dell' hikikomori spaventa non poco, non so nulla della sua diffusione in Europa, magari lo chiamiamo in altro modo, nel caso della ragazza del film c'è anche una dipendenza dal Web. Comunque un bel film, una eremita nella sua camera, un naufrago su un insola, due solitudini che si "parlano".

Ho letto che c'è qualche caso negli Usa. Altra cultura con alti standard prestazionali.
Comunque perchè ti spaventa? A me affascina.
Capisco che che si tratta di una forma di malessere profondo, eppure credo che ci siano delle gradi potenzialità da liberare in quieste persone e lo credo proprio per il fatto che hanno scelto ( più o meno consapevolmente) l'isolamento.
Siamo in un epoca che non da ad esso nessun valore. Forse la prima epoca.
C'è folla dappertutto e la folla è un dovere.  Ma perchè deve esserlo?
La dipendenza da internet spesso è parte di questo disturbo ma non lo è necessariamente.
heisenberg ha scritto:E' un notevole spunto.

Tra l'altro, credo che quello giapponese ed il nostro siano i popoli mediamente più anziani del mondo (o comunque il dato è molto simile). Inoltre direi che anche da noi un certo tipo di pressione crescente stia collassando l'equilibrio individuale e familiare delle generazioni contemporanee. Insomma, non mi sembra che sia così diverso, ciò che descrive l'articolo, dal diffondersi nostrano di disturbi depressivi e ansiosi.

Per dire la mia.

È diversa la manifestazione.
Che tipo di pressione intendi?
Che peso gioca il fatto che siamo popoli anziani?

An Boum ha scritto:Grazie a questo post ho finalmente scoperto quale fosse il titolo di un film che avevo visto per caso e mi era molto piaciuto. Penso che tutto il mondo abbia hikkomori. E' tipico dell'adolescenza il "rintanamento", persino all'ikea, quando devono descrivere le necessita' dei ragazzi in crescita al fine di organizzare gli spazi, illustrano questo aspetto. E' anche vero che l'esigenza di avere i propri spazi privati a casa dovrebbe coincidere con una tendenza alla socializzazione verso il mondo dei coetanei. Sappiamo pero' anche che l'adolescenza è periodo do insicurezze e cosa c'è meglio del web per riuscire a tener viva la naturale tendenza alla relazione sociale senza esporsi troppo? E' inevitabile che il fenomeno dei chiusi in casa webdipendenti sia in ascesa, soprattutto quando non si è costretti ad entrare nel mondo del lavoro, ed in una situazione in cui lavorare è difficile, nutrire l'anima sociale senza esporsi e spendendo poco diventa un fenomeno che si propaga sino all'eta' adulta.

Mi chiedo. Ninfa come cercassi di infiltrarti nelle comunita' hikkomori e se il tuo intento fosse quello di reclutarne qualcuno sadness

Il mio intento era vedere come erano. Parlarci... magari riesumando Skype. Poi sì... mi sarebbe piaciuto invitarne in Valle. Condividere diversità mi intriga.
Comunque finora non ho agganciato nessuno. Lo scambio è ridotto alla condivisione di personaggi manga o hentai... ssu cui sono poco edotta e la lingua è un grande scoglio.

Lucio Musto ha scritto:Non conoscevo nemmeno la parola, prima di entrare in questa discussione,
e solo lo strano nome Hikikomori mi ha intrigato ed ho iniziato a documentarmi,
naturalmente partendo da Wikipedia, guru inevitabile per noi orsi.

Naturalmente sono fuori dai giochi per ampiamente superati limiti di età, e perché non trovo in me
parecchie delle caratteristiche che delineano queste specifiche personalità come l'esclusione
della figura paterna (anche se effettivamente persi mio padre molto presto) o l'agarofobia o
il rigetto per gli ambienti esterni a livello patologico.

Ma devo dire che molti altri punti mi sono familiari, li porto sulla mia persona e li noto anche
in molti amici anziani più o meno come me.
Mi riferisco al ribaltamento dei ritmi circadiani, alla reticenza a lasciare la propria tana,
al ridotto desiderio di rapporto umano de visu sostituito da quello più asettico e meno
impegnativo del virtuale, la "dipendenza" dal web.
Ma anche rigetto del contatto fisico, automisofobia, piccole manie e gelosie ingiustificate,
ed una volta inesistenti (nonché oggettivamente illogiche) per le proprie cose e perfino
le proprie idee.

Tutto questo dire per azzardare l'ipotesi che se certamente il fenomeno è più eclatante
nell'età giovanile può essere non escluso in vecchiezza dove magari assume forme diverse.

Ieri per esempio, non c'era alcun ostacolo a che andassi a seguire una conferenza che
avevo atteso da mesi e per me di particolare interesse... non ci sono andato, pur essendomene
ricordato in tempo... ma non so il perché.  Eppure non me la sento ancora di definirmi un pigro.

Lucio hikikomori ....non si finisce mai di conoscere la gente oh rotolarsi dal ridere
.

Cosa pensi ti porti a rintanarti un po' ?
Cosa accomuna dei giovani a persone un po' più mature?


silena ha scritto:


Ho già letto del problema anni fa e già allora ho pensato che alcuni aspetti dell’hikikomori possono essere condivisi da persone tendenzialmente introspettive e con una marcata fobia sociale o almeno un disinteresse verso i rapporti sociali concreti. Naturalmente in una società come quella giapponese e nel periodo dell’adolescenza i problemi che hai indicato aumentano esponenzialmente.

Personalmente li capisco, perché spesso anch’io mi chiudo all’esterno, soprattutto da qualche anno in qua dopo un trauma che ho subito, e tendo a privilegiare i contatti virtuali piuttosto che le relazioni reali. La dipendenza da Internet gioca anche un ruolo molto importante nel ritiro sociale.

Non conosco però il film che cercherò di vedere.

La dipendenza da internet è una cosa grave. Non credo che poi così tante persone ne soffrano. Semmai ci sono molte persone a rischio, che non riconoscono il loro "livello di intrippamento "per vari motivi. Internet sembra appagare bisogni e se la vita è più avara di appagamenti ci si affeziona a quei bottoncini. È umano. Un dispiacere è ciò che ha portato me a scrivere anni fa molto e con chiunque. Abbiamo una cosa in comune, e poi passa... pur di non sotto alimentare quel tarlo chiamato consapevolezza.
Riguardo agli hikikomori... penso anche io siano persone con buone capacità introspettive. Questo implica intelligenza e sensibilità. Ecco perchè non riesco a vederli come malati ma piuttosto come persone che parlano un linguaggio. Il problema è capirlo.

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Mi sa che l'argomento è troppo complesso per me, tecnicamente poco preparato in sociologia
e praticamente all'oscuro del fenomeno che ci occupa in questa discussione.

Ma alle due due domandi che mi fai le risposte sono semplici e non occorre certo scomodare la mistica, affascinante cultura giapponese,
ce la possiamo cavare con le nozioncelle di biologia da liceo scientifico.  

- Il rintanarsi un po' è conseguenza diretta del calo delle forze, della ridotta capacità riproduttiva
e nella inevitabilità di delegare ad altri le funzioni di capo.... vecchiaia praticamente.
Tutti i vecchi maschi mammiferi ad un certo punto si emarginano dal branco o diventano addirittura solitari.  
Restano loro poche forze e preferiscono utilizzarle per cercare di sopravvivere piuttosto
che nel generoso sforzo di difendere la collettività.

- il "pendere dalle labbra dei vecchi" (troppo poco nella nostra squilibrata ed istupidita società moderna)
è anch'essa una ovvia strategia di sopravvivenza.  
Per crescere e diventare più potenti occorre imparare.   Si può fare facendo esperienze personali, si può imparare "fidandosi" di chi
quelle esperienze le ha patite sulla popria pelle, e questa seconda via è molto più economica,
biologicamente parlando.  
Ecco perché un giovane furbo si fa discepolo di un vecchio: perché ha più da guadagnare che da spendere.

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nextlife
nextlife
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Un giovane ancora più furbo: valuta e resta vigile poiché la proposizione di cui sopra non è scontata.
Del resto, parlando di esseri umani e della loro complessità, nonché: dell’evoluzione sociale e culturale, quella «nozioncella di biologia da liceo scientifico» è ben presto insoddisfacente.

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem

nextlife ha scritto:Un giovane ancora più furbo: valuta e resta vigile poiché la proposizione di cui sopra non è scontata.
Del resto, parlando di esseri umani e della loro complessità, nonché: dell’evoluzione sociale e culturale, quella «nozioncella di biologia da liceo scientifico» è ben presto insoddisfacente.

immagino facilmente che un'analisi molto più approfondita e circostanziata della mia si può fare, e si può andare oltre il mio ostentato minimalismo.
Ma la domanda è un'altra: i giovani di oggi, quest'analisi hanno il tempo di farla, o sono troppo occupati a dover dividere il loro tempo fra le chat, l'i pod, i "pet rescue saga" su facebook, i messaggini cui dover rispondere con le nuove smiles aggiornate a stamattina e prontamente scaricate... e quant'altro?...

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Miss.Stanislavskij
Miss.Stanislavskij
Viandante Mitico
Viandante Mitico

NinfaEco ha scritto:
Miss.Stanislavskij ha scritto:Ho visto il film tempo fa e davvero questo fenomeno dell' hikikomori spaventa non poco, non so nulla della sua diffusione in Europa, magari lo chiamiamo in altro modo, nel caso della ragazza del film c'è anche una dipendenza dal Web. Comunque un bel film, una eremita nella sua camera, un naufrago su un insola, due solitudini che si "parlano".

Ho letto che c'è qualche caso negli Usa. Altra cultura con alti standard prestazionali.
Comunque perchè ti spaventa? A me affascina.
Capisco che che si tratta di una forma di malessere profondo, eppure credo che ci siano delle gradi potenzialità da liberare in quieste persone e lo credo proprio per il fatto che hanno scelto ( più o meno consapevolmente) l'isolamento.
Siamo in un epoca che non da ad esso nessun valore. Forse la prima epoca.
C'è folla dappertutto e la folla è un dovere.  Ma perchè deve esserlo?
La dipendenza da internet spesso è parte di questo disturbo ma non lo è necessariamente.

Mah, direi che c'è qualche differenza tra lo scegliere una vita appartata con poche, scarse o nulle compagnie, dal chiudersi in una stanza, non incontrare neanche i tuoi genitori, farsi passare i pasti, tenere le finestre chiuse, vivera al buio , con i giorni scanditi dalle sveglie, nel caso della ragazza del film, avere esclusivamente contatti virtuali (quale isolamento?) utilizzando una falsa identità....non riesco a vederci nulla di più che una patologia e non escludo che abbiano delle grandi potenzialità, ma al pari di qualunque altro. Ovvero la scelta di isolarsi non è garanzia di  potenzialità.

Per quello che riguarda gli eremiti, in tempi che furono, a meno che non fossero considerati santi o spinti da vocazioni mistiche, sono da sempre stati trattati personaggi strani, persone mezze matte e/o comunque da non disturbare se non da evitare. Certamente meno frequenti le persone più disimpari il modo di approcciarlee di averci a che fare.

La folla non è un dovere, talvolta un'imposizione, ma non un dovere.

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Miss.Stanislavskij
Miss.Stanislavskij
Viandante Mitico
Viandante Mitico

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kohkarunagi
kohkarunagi
Viandante Storico
Viandante Storico
Mah, secondo me con una sana scopata tutte ste fregole dello hikkicoso passano in un lampo.

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SergioAD
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Viandante Storico
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Salve,

Ho visto il film, dopo aver letto il tema proposto da Ninfa, ed ho trovato interessanti le metafore ed il messaggio che ci ho trovato incapsulato dentro.

Il mio punto di vista è limitato alle valutazioni personali che comprendono errori di osservazione, le correlazioni con l'esperienza personale e supposizioni.

Conoscete il mio punto di osservazione, in cui l'uomo è visto come una funzione fatta di una serie di capacità allo scopo di sopravvivere e riprodursi.

Le domande di Ninfa relative a Hikikomori sono:


  • voi?

  • A cosa vi fanno pensare?

  • Li capite?

  • Potreste riconoscervi in parte in un vissuto simile?

  • Sapevate che esistevano?


Alla prima domanda ho risposto come sopra.

A cosa fanno pensare i Hikikomori?

Sono dei prodotti della società, probabilmente da sempre presenti e oggi sono più visibili grazie alle capacità di comunicazione in cui sono anche possibili ruoli virtuali che permettono di apparire quello che si vuole e quindi nascondere quello che non piace o vuole mostrare di se.

Penso che l'essere umano si deve confrontare con “l'essere supremo” che è la Società degli Uomini per diventare parte di essa, cosa che avviene sempre ed in questo caso diventa un residuo non conforme, uno scarto che oggi la società è in grado di identificare e recuperare tecnicamente.

Tecnicamente nel senso della gestione delle anomalie partendo dalla possibilità data dal progresso e pertanto dalla evoluzione della specie. Oggi si cura, domani non si prevede il concepimento dell'anomalia e dopodomani non si prevede il problema – vedi malattie come vaiolo e simili,

Se appare mancanza di umanità non è così assolutamente, non è esprimibile anche perché se non sono figli nostri noi non gli permetteremmo di essere Hikikomori e li chiameremmo parassiti della società.

Li capite?

Forse si però mi da fastidio pensare di ascoltare le loro ragioni, penso che le esperienze di contatto umano fatte di linguaggi del corpo, suoni ambientali, odori – insomma del complesso sensoriale intero sia vivere. L'empirica è fondamentale, questo mio intervento sbagliato o meno è al differenza.

Potreste riconoscervi in parte in un vissuto simile?

Io essendo un decisionista, sin dai primi ricordi dell'infanzia partecipo attivamente nella società ma, sono un Hikikomori in molte realtà locali, non solo in questo sito ed è un fatto culturale da cui non scappo. Nel film è Hikikomori anche il tizio che viene chiamato “alieno”, il protagonista sull'isola.

Penso anche che alcuni utenti di forum sono Hikikomori e potrebbero essere dei veri solitari vuoi per volontà propria o per volontà della società. Sembra che stia normalizzando una malattia ed invece non so quando si possa parlare di patologia o quando non si è Hikikomori un poco o tanto.

Sapevo dell'esistenza dei Hikikomori?

Non del termine e nemmeno dei dettagli interessanti che Ninfa ha proposto. Solo quello che ho detto sopra per quanto possa essere poco e comunque meno della percezione che ho attraverso correlazione e associazioni che potrei fare relativamente a questo male – una riflessione se è possibile Hikikomori per pochi istanti?


Arrivederci.

17
emma55
emma55
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Quotissimo Hikikomori, la stanza che hai dentro 274731

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Lucio Musto ha scritto:

- Il rintanarsi un po' è conseguenza diretta del calo delle forze, della ridotta capacità riproduttiva
e nella inevitabilità di delegare ad altri le funzioni di capo.... vecchiaia praticamente.
Tutti i vecchi maschi mammiferi ad un certo punto si emarginano dal branco o diventano addirittura solitari.  
Restano loro poche forze e preferiscono utilizzarle per cercare di sopravvivere piuttosto
che nel generoso sforzo di difendere la collettività.

La depressione toglie le forze. Quindi è possibile che questi giovani siano come i vecchi di cui parli.

Lucio Musto ha scritto: Ecco perché un giovane furbo si fa discepolo di un vecchio: perché ha più da guadagnare che da spendere.

Io ho sempre  sentito l'impulso di ascoltare le persone anziane, anche quelle che spontaneamente non avrebbero voluto aprire bocca. In parte questo ha appesantito il mio bagaglio di tristezza ( mi sentivo portatrice di troppa memoria) e in parte mi ha dato molto. In ogni caso, tenendo conto dei pro e dei contro, io trovo che non farlo sia perdere qualcosa di importante.
Nonostante questo le mie esperienze le ho dovute fare in prima persona sempre. Sapere i vissuti degli altri dava al mio vivere un senso più famelico. Altro che pace data dalla consapevolezza.
La realtà Lucio è che ogni giovane si sente come se fosse il primo uomo sulla terra perchè, pur non essendolo, nei fatti lo è.  sorriso

nextlife ha scritto:Un giovane ancora più furbo: valuta e resta vigile poiché la proposizione di cui sopra non è scontata.
Del resto, parlando di esseri umani e della loro complessità, nonché: dell’evoluzione sociale e culturale, quella «nozioncella di biologia da liceo scientifico» è ben presto insoddisfacente.

Cosa intendi?

Miss.Stanislavskij ha scritto:

Mah, direi che c'è qualche  differenza tra lo scegliere una vita appartata con poche, scarse o nulle compagnie, dal chiudersi in una stanza, non incontrare neanche i tuoi genitori, farsi passare i pasti, tenere le finestre chiuse, vivera al buio , con i giorni scanditi dalle sveglie, nel caso della ragazza del film, avere esclusivamente contatti virtuali (quale isolamento?) utilizzando una falsa identità....non riesco a vederci nulla di più che una patologia e non escludo che abbiano delle grandi potenzialità, ma al pari di qualunque altro. Ovvero la scelta di isolarsi non è garanzia di  potenzialità.

Per quello che riguarda gli eremiti, in tempi che furono, a meno che non fossero considerati santi o spinti da vocazioni mistiche, sono da sempre stati trattati personaggi strani, persone mezze matte e/o comunque da non disturbare se non da evitare. Certamente meno frequenti le persone più disimpari il modo di approcciarlee di averci a che fare.

La folla non è un dovere, talvolta un'imposizione, ma non un dovere.

Hai ragione a dire che non è garanzia di potenzialità. Però spesso è l'indicatore che qualcosa di forte è stato sepolto. Chi sente le cose con forza non è qualcuno a cui la vita scivola addosso come cosa data. Forse questo mi induce a credere che questi ragazzi se guarissero potrebbero costruire cose migliori di altri.  Forse il mio è solo un punto di vista romantico.

La folla, o meglio la collettività nelle culture orientali è un dovere. Almeno ci va molto vicino.
Pensa al discorso della duplicità del registro psichico. L'imposizione è esterna, il dovere no.

kohkarunagi ha scritto:Mah, secondo me con una sana scopata tutte ste fregole dello hikkicoso passano in un lampo.


kohkarunagi offresi a domicilio per terapia di giovani ragazze hikikomori  rotolarsi dal ridere

SergioAD ha scritto:



A cosa fanno pensare i Hikikomori?

Sono dei prodotti della società, probabilmente da sempre presenti e oggi sono più visibili grazie alle capacità di comunicazione in cui sono anche possibili ruoli virtuali che permettono di apparire quello che si vuole e quindi nascondere quello che non piace o vuole mostrare di se.

Penso che l'essere umano si deve confrontare con “l'essere supremo” che è la Società degli Uomini per diventare parte di essa, cosa che avviene sempre ed in questo caso diventa un residuo non conforme, uno scarto che oggi la società è in grado di identificare e recuperare tecnicamente.

Tecnicamente nel senso della gestione delle anomalie partendo dalla possibilità data dal progresso e pertanto dalla evoluzione della specie. Oggi si cura, domani non si prevede il concepimento dell'anomalia e dopodomani non si prevede il problema – vedi malattie come vaiolo e simili,

Se appare mancanza di umanità non è così assolutamente, non è esprimibile anche perché se non sono figli nostri noi non gli permetteremmo di essere Hikikomori e li chiameremmo parassiti della società.





Sergio sei un genio. Sono dei prodotti della società. Vero. Direi che mettere in dubbio questa affermazione è difficile.
Ma come sono stati prodotti?
Credo Foucault  in "il garande internamento. La logica della follia" diceva che al comparire della società borghese, con le sue necessità etiche e produttive, e con l'imporsi le razionalismo laico, compare la malattia meàtale, come scarto del processo di "rischiaramento" delle ombre della società precedente. La società della ragione lucida crea ( a livello di idea)  la follia come ancora oggi la intendiamo e la richiude in apposite strutture perchè essa non ha un posto in quel mondo. Può essere significata solo come esclusione. Gli hikikomori sono l'equivalente rispetto alla società nipponica. E allora la domanda è: cosa non trova posto? Cosa non può essere significato?
Mi dirai: qui l'autoesclusione è "spontanea" e operata dagli oggetti stessi dell'esclusione. Io ritendo questo nodo solo apparente, perchè in una società collettivista non sussiste questa distinzione. Erro?

Li capite?

Forse si però mi da fastidio pensare di ascoltare le loro ragioni, penso che le esperienze di contatto umano fatte di linguaggi del corpo, suoni ambientali, odori – insomma del complesso sensoriale intero sia vivere. L'empirica è fondamentale, questo mio intervento sbagliato o meno è al differenza.

Hai ragione... ma non è colpa loro.

Perchè ritieni che qui possano esserci utenti un po' hikikomori?


P.s.

Installo Chrome e guardo il video. Sono su un vecchio pc che ha una versione di Firefox non aggiornata. Hai notato che hanno fatto cambiamenti mesi fa? Bene... per ovviare devo reintallare un nuovo Mint. E il mio "tecnico " di fiducia latita.

19
Prince Thrakhath
Prince Thrakhath
Viandante Residente
Viandante Residente
Sì, conosco sia il termine che il caso, leggevo manga anche su quest'argomento (vi suggerisco Welcome to NHK e Ronzen Maiden).

Dopo 11 anni di depressione ansiosa (sono guarito da pochi mesi) mi ritrovo abbastanza in questi casi, per esempio avevo un ritmo sonno-veglia alterato e tendevo a non parlare con nessuno (a parte mia madre e i terapeuti), non stavo neppure su internet in modo ossessivo compulsivo.

Le "cicatrici" di quest'esperienza sono rimaste, ma ora preferisco i rapporti reali (ovvero off-line) anche se con poche persone che ho "scelto" e tendo a non unirmi più a gruppi di persone, sia su internet che nella vita reale.

l'unica cosa che non mi fa ricordare con terrore quegli 11 anni è che mi sono serviti per maturare e per trovare la mia "Way of Life".

20
NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
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Prince Thrakhath ha scritto:Sì, conosco sia il termine che il caso, leggevo manga (sull'argomento vi suggerisco Welcome to NHK e Ronzen Maiden).

Dopo 11 anni di depressione ansiosa (sono guarito da pochi mesi) mi ritrovo abbastanza in questi casi, per esempio avevo un ritmo sonno-veglia alterato e tendevo a non parlare con nessuno (a parte mia madre e i terapeuti), non stavo neppure su internet in modo ossessivo compulsivo.

Le "cicatrici" di quest'esperienza sono rimaste, ma ora preferisco i rapporti reali (ovvero off-line) anche se con poche persone che ho "scelto" e tendo a non unirmi più a gruppi di persone, sia su internet che nella vita reale.

l'unica cosa che non i fa ricordare con terrore quegli 11 anni è che mi sono serviti per maturare e per trovare la mia "Way of Life".

Per favore, potresti dirmi dove posso trovarli? Intendo dire se esiste un sito che ti consenta di scaricare questi manga on line. A volte si può.

Mi dispiace che tu abbia attraversato un periodo così nero. Non fatico a credere che ne senta ancora in te i segni, io porto i segni una per una di ogni esperienza dolorosa che ho vissuto e "affaticano" molto la mia vita. Devi essere fiero di te per aver dato a tali segni un senso. Spero di riuscire a fare altrettanto.
Sono questi segni che mi portano a sentirmi vicina a questi ragazzi. Probabilmente è anche ciò che potrebbe indurmi ad errori di valutazione del problema, come già il confronto con Miss mi ha indotto a sospettare.
Nasciamo tutti felici mentre il dolore lo impariamo. Non intendo dire che non sia naturale essere tristi. Il dolore è più profondo della tristezza. Nasce dalla disillusione riguardo qualcosa che abbiamo amato e che era legato al significato della nostra esistenza e a dei suoi bisogni profondi. Il sentimento di sofferenza passa, come tutto ma la lezione appresa resta. La consapevolezza di ciò che è accaduto, del prima e del dopo è il dolore. Dato che noi siamo ciò che impariamo resta parte di noi.

21
NinfaEco
NinfaEco
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Che roba triste che ho scritto... mannaggia a me ! sadness

22
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
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Purtroppo, Ninfa, hai la pessima tendenza a scrivere cose vere, e ad accorgerti solo dopo, che le hai scritte, e che non puoi cancellarle, perché sono vere, e la tua coscienza te lo vieta.
Già. la tua coscienza, io la chiamo così, ma puoi chiamarla dirittura morale, o orgoglio personale,
o missione... o come ti pare.

La differenza fra te ed i vecchi è che loro hanno perso il ritegno di dire le cose che sentono vere, e nemmeno più si curano se facciano male agli altri. Più male di quanto possa fare la verità espressa.

Questo per dire che quoto tutto quello che hai scritto, e senza riserve.
Questo significa che diventiamo impopolari entrambi.
Questo significa che a me, vecchio non me ne fotte mentre per te è un altro problema da affrontare.

Un abbraccio

23
SergioAD
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Viandante Storico
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NinfaEco ha scritto:
SergioAD ha scritto:
A cosa fanno pensare i Hikikomori?

Sono dei prodotti della società, probabilmente da sempre presenti e oggi sono più visibili grazie alle capacità di comunicazione in cui sono anche possibili ruoli virtuali che permettono di apparire quello che si vuole e quindi nascondere quello che non piace o vuole mostrare di se.

Penso che l'essere umano si deve confrontare con “l'essere supremo” che è la Società degli Uomini per diventare parte di essa, cosa che avviene sempre ed in questo caso diventa un residuo non conforme, uno scarto che oggi la società è in grado di identificare e recuperare tecnicamente.

Tecnicamente nel senso della gestione delle anomalie partendo dalla possibilità data dal progresso e pertanto dalla evoluzione della specie. Oggi si cura, domani non si prevede il concepimento dell'anomalia e dopodomani non si prevede il problema – vedi malattie come vaiolo e simili,

Se appare mancanza di umanità non è così assolutamente, non è esprimibile anche perché se non sono figli nostri noi non gli permetteremmo di essere Hikikomori e li chiameremmo parassiti della società.

Sergio sei un genio. Sono dei prodotti della società. Vero. Direi che mettere in dubbio questa affermazione è difficile.
Ma come sono stati prodotti?
Credo Foucault in "il grande internamento. La logica della follia" diceva che al comparire della società borghese, con le sue necessità etiche e produttive, e con l'imporsi le razionalismo laico, compare la malattia mentale, come scarto del processo di "rischiaramento" delle ombre della società precedente. La società della ragione lucida crea ( a livello di idea) la follia come ancora oggi la intendiamo e la richiude in apposite strutture perchè essa non ha un posto in quel mondo. Può essere significata solo come esclusione. Gli hikikomori sono l'equivalente rispetto alla società nipponica. E allora la domanda è: cosa non trova posto? Cosa non può essere significato?
Mi dirai: qui l'autoesclusione è "spontanea" e operata dagli oggetti stessi dell'esclusione. Io ritengo questo nodo solo apparente, perchè in una società collettivista non sussiste questa distinzione. Erro?

Come ho già detto la mia analisi è esterna dallo specifico ma comune alle procedure analitiche generali come processi concatenati in cui entrare ed uscire dopo una elaborazione da uno o più piani di osservazione. La mia conoscenza dell'uomo è connessa a precisi requisiti che sono la comunicazione contestuale, il disturbo e l'inganno della stessa e la percezione degli eventi ai quali servano precise azioni con fattori di rischio.

Per avere una conoscenza diversa da 0 ho letto una presentazione su Michel Foucault e delle sue pubblicazioni e una “Sintesi della Storia della Follia nell'Età Classica” di cui metto i due collegamenti.

https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=4&cad=rja&uact=8&ved=0CDAQFjAD&url=https%3A%2F%2Fwww.unisalento.it%2Fc%2Fdocument_library%2Fget_file%3FfolderId%3D6651933%26name%3DDLFE-109708.ppt&ei=pNY7VevxHMesU_eHgcgI&usg=AFQjCNHU3i6a-4aJkXzBhAhZobrm-FJGUw

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/filosofiacritica/sintesifollia.htm

Parlare relazionandomi alle sue osservazioni non è giusto per il confronto che non c'è ma nemmeno con chi avesse trattato l'argomento dal punto di vista della malattia mentale o sociale, ma posso continuare a fare considerazioni verosimili dal mio punto di vista, specie perché alcune cose effettivamente pur da profano e da un piano di osservazione diverso sono compatibili.

Come sono stati prodotti?

Penso alle situazioni sotto controllo senza alcun dispendio di energia per abitudine, i ricchi si potevano isolare o nascondere e apparire comunque dei sani bizzarri, gli altri erano costretti ad affrontare la vita senza alcuno filtro di protezione. I diritti umani? Dobbiamo aspettare gli anni '50 per iniziare a parlare di diritti umani?

Erano esposti e sottomessi ma probabilmente imparavano a ridere e fare la propria vita come mogli e mariti o anche fare qualsiasi cosa per un pezzo di pane.

Il 33% di noi sono altamente prevedibili da essere l'esemplare dell'uomo, il campione della specie. Il 66% contiene un altro 33% che presenta una maggiore variabilità. Il 99% di noi presenta tutta la variabilità umana. Es. il Quoziente Intellettivo nel primo caso varia da 98 a 102 (non sono dati reali questi), nel secondo caso da 95 a 105 e nel terzo caso varia da 80 a 110. Poi ci sono le eccezioni in quell'ultimo 1%.

Pensa che oggi ci si può far mandare da mangiare in camera, avere il bagno in camera ed una capacità di contatto col mondo esterno tale da vivere attraverso un avatar e uno pseudonimo qualsiasi ruolo che non necessiti di contatto fisico. Anzi con più avatar recitano persoalità multiple in multiruolo.

E allora la domanda è: cosa non trova posto? Cosa non può essere significato?

Anche oggi è complicato relazionarsi coi Giapponesi, ci sono una serie di formalità che noi studiamo per interfacciare con loro e l'idea di superiorità intima che hanno per queste attenzioni viene a mancare con la nostra spavalderia e superficialità.

Noi transitiamo da una epoca ad un altra, da mediterranei a occidentali con radici comuni Europee.  I Giapponesi hanno almeno un passaggio in più da Asiatici isolati e chiusi. Ricordo che nel 1969 non c'erano casi di sclerosi multipla in Giappone e li vedevo diversi per questo (avevo 16 anni).

Sospetti che l'autoesclusione sia apparente. Io non penso che sia solo apparente c'è chi dice le cose con annesse le informazioni e chi dice le cose con annessi dei contesti in cui c'è l'informazione. Solo per questo motivo si può sembrare degli idioti anche all'interno dello stesso gruppo etnico.

Li capite?
Forse si però mi da fastidio pensare di ascoltare le loro ragioni, penso che le esperienze di contatto umano fatte di linguaggi del corpo, suoni ambientali, odori – insomma del complesso sensoriale intero sia vivere. L'empirica è fondamentale, questo mio intervento sbagliato o meno è al differenza.

Hai ragione... ma non è colpa loro.
Non so se è una forma di ipocondria o se matura autocommiserazione o egoismo. Guarda caso sono anche tutte sensazioni dei cosiddetti normodotati con cui trattiamo ogni giorno e che sono o sembrano psicotici.
Probabilmente “fastidio" non è il termine giusto ma “imbarazzo” ed io stesso proprio qui sono stato definito stucchevole, passivo aggressivo, grande filosofo (a scopo derisorio), con tendenze omofobe e razziste. Pur non sentendomi colpevole evidentemente si nota l'anomalia.

Perchè ritieni che qui possano esserci utenti un po' hikikomori?

Se cerchi immagini con la chiave di ricerca  hikikomori vedrai che tutti hanno almeno un computer ed è il contatto col mondo esterno, qui alcuni utenti costruiscono le loro risposte giustificative o accusatorie che sembrano inadatte, non sequitur oppure poco consistenti. Fuori non potrebbero parlare così, nemmeno in famiglia – non parlo di istruzione ma di relazioni sociali.

Allora mi viene da non escludere che ci sia un po' di Hikikomori.

Tu sei sensibile e lo sapevi che pensavo questo, però è una discreta giustificazione quella di poter attribuire a Hikikomori termini che fuori sarebbero considerati eccessivi.

24
SergioAD
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Prince Thrakhath ha scritto:Sì, conosco sia il termine che il caso, leggevo manga anche su quest'argomento (vi suggerisco Welcome to NHK e Ronzen Maiden).

Dopo 11 anni di depressione ansiosa (sono guarito da pochi mesi) mi ritrovo abbastanza in questi casi, per esempio avevo un ritmo sonno-veglia alterato e tendevo a non parlare con nessuno (a parte mia madre e i terapeuti), non stavo neppure su internet in modo ossessivo compulsivo.

Le "cicatrici" di quest'esperienza sono rimaste, ma ora preferisco i rapporti reali (ovvero off-line) anche se con poche persone che ho "scelto" e tendo a non unirmi più a gruppi di persone, sia su internet che nella vita reale.

l'unica cosa che non mi fa ricordare con terrore quegli 11 anni è che mi sono serviti per maturare e per trovare la mia "Way of Life".
Ho un messaggio simile a quello di Ninfa, erano le 15.00 poi ho pensato che invece di postare quello era meglio manifestare la mia considerazione e disponibilità con un abbraccio anche se virtuale dai!

In bocca al lupo per lo studio!

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kohkarunagi
kohkarunagi
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NinfaEco ha scritto:


kohkarunagi offresi a domicilio per terapia di giovani ragazze hikikomori  rotolarsi dal ridere
Sciura ninfa, non sia così nazional-popolare. Fissiamo dei paletti altrimenti va a finire che poi mi tocca rifare la punta alla sbarra fallonica. Diciamo giovani, massimo fino ai 40. Che non siano dei cofani. E che non vadano sotto una terza. Che se è vero com'è vero che sotto la terza non è amore, è vero pure che senza perdersi in balle melense sotto la terza non val la pena di scansarle la mutanda per somministrare la sessione erotico-terapica.
Sorriso Scemo Sorriso Scemo

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