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LA PENTOLA D'ORO

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Constantin
Constantin
Viandante Ad Honorem
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LA PENTOLA D'ORO.

Viveva un tempo un giovane contadino di nome Gimmy. Era un grande lavoratore ma, purtroppo, la terra della sua fattoria sembrava produrre solo sassi.
Era Arida e, nonostante tutti i suoi sforzi, non produceva quasi nulla, neppure erba a sufficienza per due pecore.
Un giorno Gimmy, deluso e stravolto dalla fatica, decise di abbandonare il lavoro.
Salì su una collinetta e si sdraiò al sole. Si era quasi appisolato quando udì un picchiettio regolare, simile a quello del picchio quando becchetta contro un albero.
Ascoltò con attenzione e si accorse che il rumore non veniva dall'alto ma dal sottosuolo.
Muovendosi con cautela Gimmy esplorò il prato palmo a palmo e scoprì, in una piccola fessura, un folletto che stava aggiustando delle babbucce sul suo deschetto.
Era un calzolaio delle fate.
Il folletto batteva e ribatteva, e intanto continuava a brontolare.
"Sono proprio stanco di passare le mie giornate qui, sempre seduto a questo deschetto. Se non mi facessero male tutte le giunture, correrei fin sulla cima del monte Alligin, dove è nascosta la pentola d'oro e dove finisce sempre l'arcobaleno.
Gimmy aveva ascoltato con grande attenzione. Si rivolse con gentilezza al folletto e gli propose " se tu vuoi, posso andare io, che sono più giovane di te a cercare il tesoro sul monte Alligin".
"Sei sicuro di essere abbastanza forte da riuscire ad arrampicarti fin lassù ? ".
"Certo, sono stanco e affaticato dal lavoro ma forte a sufficienza".
Il folletto allora spiegò al giovane come fare per trovare la pentola d'oro : " devi salire fin sulla cima, cercare un salice piangente che nasconde con i suoi rami una pietra nera come la pece. Scava sotto la pietra e troverai una pentola piena di monete d'oro. Ora però fà attenzione! Dovrai prendere solo l'oro che riuscirai a mettere nel tuo cappello, neanche un filo di più. Portamelo ed io, in cambio del tuo del tuo aiuto, ti darò una moneta d'oro ogni tre".
Gimmy che non era avido, accettò l'accordo proposto dal folletto, mise le gambe in spalla e si avviò di buon passo verso il monte.
Salì e salì e finalmente raggiunse la cima. Era stata una camminata davvero faticosa! Si guardò intorno e vide il salice e la pietra nera, proprio come gli aveva raccontato il folletto calzolaio.
Spostò con fatica la pietra nera, che era molto grossa e pesante, e sotto vide una gran pentola piena sino all'orlo di monete d'oro luccicanti.
Ebbe un momento di tentazione di imbottirsi tasche e taschini di monete, poi ricordò le parole del folletto e decise di seguire i suoi consigli. Si tolse il cappello, lo riempì di monete, rimise a posto la pietra nera e ridiscese la montagna.
Il piccolo calzolaio lo stava attendendo con ansia. Fu felice quando vide che il giovane aveva seguito a puntino le istruzioni e si mise con puntiglio a fare la spartizione: una a te, tre a me, una a te, tre a me ...
I due mucchi erano fatti. Gimmy ringraziò il folletto che si rimpiattò nella sua fessura, poi guardò l'oro e vide che il calzolaio aveva in realtà diviso il bottino a metà.
Felice, tornò a casa e decise di investire con oculatezza la sua fortuna.
Comprò altra terra e altro bestiame, irrigò i suoi campi, assunse persone che lo aiutassero a liberarli definitivamente dai sassi.
Ben presto divenne padrone di una fiorente fattoria.
La sua improvvisa ricchezza incuriosiva tutti in paese, ma soprattutto il suo vicino, un uomo avido e invidioso di nome Flanagan. Questi un giorno si fece raccontare da Gimmy la sua avventura e decise di tentare anche lui la sorte.
Si mise in cammino con  un gran sacco sulle spalle. Salì sulla cima del monte, trovò la pentola, e iniziò a riempire in sacco. Poi, ancora non soddisfatto, riempì di monete le tasche dei pantaloni, riempì il cappello, si tolse la camicia e fece un fagotto per trasportare altro oro. Era talmante carico che barcollava sotto il peso.
Faticosamente scese la montagna. Quando fu presso la collina del folletto udì una vocina che diceva " una moneta a te, tre monete a me ".
Flanagan si guardò intorno, non vide nessuno e fece finta di niente. Allora udì di nuovo la vocina, questa volta irritata, " credi che ti permetta di rubare il mio tesoro? Ho lavorato tutta la vita per le fate per poterlo accumulare, e non lo lascerò certo ad una persona avara come te".
Fu così che nel prato si aprì una crepa che andò aumentando di proporzioni sino a diventare una vera e propria voragine.
E fu li dentro che una forza misteriosa risucchiò tutto l'oro che Flanagan aveva preso senza il permesso del folletto calzolaio.

LA PENTOLA D'ORO Aurillo1

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silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Mi piace molto leggere queste storie! YES

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