BARBACCIA E BARBONE
C'era una volta, tanti e tanti anni fa, un Re che aveva una figlia in età da marito.
Era una fanciulla assai bella e molti aspiravano alla sua mano.
La principessa era molto orgogliosa del suo rango, della sua bellezza e della sua intelligenza che le sembravano superiori a quelli dei dei suoi pretendenti.
Il Re suo padre decise allora di organizzare una gran festa a cui invitare i principi, i duchi, i baroni, i cavalieri del paese. Sperava che la figlia trovasse finalmente tra loro un marito di suo gusto.
Il giorno dell'invito si presemtarono tutti in pompa magna.
La principessa li passò in rassegna, circondata dalle sue damigelle.
Li osservava ridacchiando e subito appioppava loro ogni sorta di nomignoli : Barile di Strutto, Faccia da Rospo, Cresta da Gallo e via così.
Alla fine si trovò davanti un giovane alto e robusto, con un bel viso ed un sorriso simpatico.
La principessa che non sapeva quale difetto trovargli, gli disse " non ti voglio Barbaccia!!!".
Il giovane aveva infatti una corta barba castana e ricciuta.
Il Re era furente. Non solo non aveva trovato un marito per la figlia, ma aveva anche dovuto scusarsi con gli ospiti, che erano stati offesi dalle sue parole.
"Per punizione, ti darò al primo passante, minacciò!".
Il mattino seguente si presentò a corte un mendicante, tutto coperto di stracci, con una barba e dei capelli che non conoscevano nè acqua nè forbici:
Fedele alla parola data, il Re chiamò un sacerdote e fece sposare la figlia, diede a Barbone cinquanta ghinee e gli consegnò la figlia che strillava e strepitava, dicendo " Portatela via, non fatevi vedere mai più"
Il mendicante se ne andò con la moglie in lacrime.
Camminarono tutto il giorno attraversando campi e boschi, villaggi e città. La principessa chiedeva informazioni: che cos'era questo, di chi era quello. Risultò tutto appartenere al Re di quel regno che lei aveva rifiutato chiamandolo Barbaccia.
"Che sciocca sono stata" pensava la poveretta, " Era un bell'uomo e sarei potuta diventare Regina di questo Paese".
A sera arrivarono ad una misera capanna.
"Perchè ci fermiamo chiese la ragazza?
"E' la nostra casa" rispose il mendicante.
Entrarono. La giovane non aveva mai visto una simile desolazione. Tutto era umido e buio.
Fu necessario accendere un fuoco, cucinare dei tuberi, rassettare.
Dormirono su un pò di paglia.
Il giorno seguente Barbone fece indossare alla principessa degli abiti rozzi da contadina e la costrinse a rassettare la capanna.
Poi le diede da intrecciare dei ramoscelli di salice per far canestri.
Il legno era duro da piegare e presto le dita della principessa, non abituata al lavoro, furono tutte insanguinate.
Allora il marito le diede degli alberi da rattoppare, ma la principessa non sapeva usare l'ago e si pungeva in continuazione.
Davanti alle sue lacrime Barbone decise di non farle fare domestici; comprò una cesta di stoviglie di coccio e la ,mandò a venderle al mercato.
La poveretta si sentiva umiliata coni suoi piatti, ciotole e brocche in bella mostra e non osava interpellare nessuno.
Era però così bella e aveva un'espressione tanto triste, che tutti si fermavano a guardarla e comperavano qualcosa.
Prima di mezzogiorno, aveva venduto tutto.
Il marito fu così soddisfatto del suo successo che il giorno dopo la rimandò al mercato con un altro canestro da vendere.
La ragazza si sentiva meno impaurita; dispose la sua mercanzia per terra, bene allineata e si preparò a ricevere i clienti.
Purtroppo passò proprio in quel momento dal mercato un ubriaco a cavallo, che travolse le sue stoviglie e si allontanò al galoppo.
La principessa tornò a casa in lacrime. Il marito con gran pazienza non la rimproverò ma le avrebbe cercato un altro lavoro. Le trovò un posto come sguattera al castello del Re.
La principessa lavorava tutto il giorno duramente, doveva sopportare i rimbrotti e le prese in giro degli altri servi, a causa della sua imperizia; la sera portava al marito per cena gli avanzi della mensa reale:
Dopo una settimana che la giovane lavorava al castello si sparse la notizia che il Re stava per prendere moglie.
Tutti congetturavano su chi fosse la sposa, perchè nessuno l'aveva mai vista.
La cucina era in subbuglio per la preparazione del pranzo di nozze.
Alla sera la cuoca chiamò la principessa e le riempì le tasche di pasticcio di carne fredda e di pasticcio dicendole " tieni, per una volta mangia bene anche tu" e poi la condusse a dare una sbirciatina nel salone delle feste:
"Che fate, voi due qui?" si sentirono domandare all'improvviso. Era il Re in persona che le aveva viste, il famoso Re Barbaccia, che disse " Questa ragazza deve pagare per la sua curiosità, dovrà ballare una giga con me".
Il Re prese per mano la principessa e la trascinò nel salone mentre i violini cominciavano a suonare.
Barbaccia faceva volteggiare la ragazza sempre più rapidamente e ad un tratto dalle tasche della principessa volarono fuori carne e pasticcio.
Tutti i cortigiani scoppiarono a ridere, e la poveretta, umiliata, scappò via piangendo.
Il Re la rincorse, la afferrò per le spalle e la portò in una stanza vuota.
"Non mi riconosci?, Sono Re Barbaccia, ma anche tuo marito il mendicante e il cavaliere ubriaco che ti ha rotto le stoviglie. Tuo padre voleva che noi ci sposassimo ma non sapeva come fare a convincerti. Così ci siamo accordati per questa farsa, per piegare la tua superbia."
Le principessa, a cui Barbaccia era sempre piaciuto e che aveva scoperto la bontà e la pazienza del marito vivendo con lui nella povera capanna da mendicante, pianse di gioia.
Arrivarono le sue damigelle per farle indossare l'abito da cerimonia. Poi Re Barbaccia e la sua sposa si prentarono ai genitori della ragazza per ricevere la benedizione di una lunga e fortunata vita.
E quindi si aprirono le danze.
C'era una volta, tanti e tanti anni fa, un Re che aveva una figlia in età da marito.
Era una fanciulla assai bella e molti aspiravano alla sua mano.
La principessa era molto orgogliosa del suo rango, della sua bellezza e della sua intelligenza che le sembravano superiori a quelli dei dei suoi pretendenti.
Il Re suo padre decise allora di organizzare una gran festa a cui invitare i principi, i duchi, i baroni, i cavalieri del paese. Sperava che la figlia trovasse finalmente tra loro un marito di suo gusto.
Il giorno dell'invito si presemtarono tutti in pompa magna.
La principessa li passò in rassegna, circondata dalle sue damigelle.
Li osservava ridacchiando e subito appioppava loro ogni sorta di nomignoli : Barile di Strutto, Faccia da Rospo, Cresta da Gallo e via così.
Alla fine si trovò davanti un giovane alto e robusto, con un bel viso ed un sorriso simpatico.
La principessa che non sapeva quale difetto trovargli, gli disse " non ti voglio Barbaccia!!!".
Il giovane aveva infatti una corta barba castana e ricciuta.
Il Re era furente. Non solo non aveva trovato un marito per la figlia, ma aveva anche dovuto scusarsi con gli ospiti, che erano stati offesi dalle sue parole.
"Per punizione, ti darò al primo passante, minacciò!".
Il mattino seguente si presentò a corte un mendicante, tutto coperto di stracci, con una barba e dei capelli che non conoscevano nè acqua nè forbici:
Fedele alla parola data, il Re chiamò un sacerdote e fece sposare la figlia, diede a Barbone cinquanta ghinee e gli consegnò la figlia che strillava e strepitava, dicendo " Portatela via, non fatevi vedere mai più"
Il mendicante se ne andò con la moglie in lacrime.
Camminarono tutto il giorno attraversando campi e boschi, villaggi e città. La principessa chiedeva informazioni: che cos'era questo, di chi era quello. Risultò tutto appartenere al Re di quel regno che lei aveva rifiutato chiamandolo Barbaccia.
"Che sciocca sono stata" pensava la poveretta, " Era un bell'uomo e sarei potuta diventare Regina di questo Paese".
A sera arrivarono ad una misera capanna.
"Perchè ci fermiamo chiese la ragazza?
"E' la nostra casa" rispose il mendicante.
Entrarono. La giovane non aveva mai visto una simile desolazione. Tutto era umido e buio.
Fu necessario accendere un fuoco, cucinare dei tuberi, rassettare.
Dormirono su un pò di paglia.
Il giorno seguente Barbone fece indossare alla principessa degli abiti rozzi da contadina e la costrinse a rassettare la capanna.
Poi le diede da intrecciare dei ramoscelli di salice per far canestri.
Il legno era duro da piegare e presto le dita della principessa, non abituata al lavoro, furono tutte insanguinate.
Allora il marito le diede degli alberi da rattoppare, ma la principessa non sapeva usare l'ago e si pungeva in continuazione.
Davanti alle sue lacrime Barbone decise di non farle fare domestici; comprò una cesta di stoviglie di coccio e la ,mandò a venderle al mercato.
La poveretta si sentiva umiliata coni suoi piatti, ciotole e brocche in bella mostra e non osava interpellare nessuno.
Era però così bella e aveva un'espressione tanto triste, che tutti si fermavano a guardarla e comperavano qualcosa.
Prima di mezzogiorno, aveva venduto tutto.
Il marito fu così soddisfatto del suo successo che il giorno dopo la rimandò al mercato con un altro canestro da vendere.
La ragazza si sentiva meno impaurita; dispose la sua mercanzia per terra, bene allineata e si preparò a ricevere i clienti.
Purtroppo passò proprio in quel momento dal mercato un ubriaco a cavallo, che travolse le sue stoviglie e si allontanò al galoppo.
La principessa tornò a casa in lacrime. Il marito con gran pazienza non la rimproverò ma le avrebbe cercato un altro lavoro. Le trovò un posto come sguattera al castello del Re.
La principessa lavorava tutto il giorno duramente, doveva sopportare i rimbrotti e le prese in giro degli altri servi, a causa della sua imperizia; la sera portava al marito per cena gli avanzi della mensa reale:
Dopo una settimana che la giovane lavorava al castello si sparse la notizia che il Re stava per prendere moglie.
Tutti congetturavano su chi fosse la sposa, perchè nessuno l'aveva mai vista.
La cucina era in subbuglio per la preparazione del pranzo di nozze.
Alla sera la cuoca chiamò la principessa e le riempì le tasche di pasticcio di carne fredda e di pasticcio dicendole " tieni, per una volta mangia bene anche tu" e poi la condusse a dare una sbirciatina nel salone delle feste:
"Che fate, voi due qui?" si sentirono domandare all'improvviso. Era il Re in persona che le aveva viste, il famoso Re Barbaccia, che disse " Questa ragazza deve pagare per la sua curiosità, dovrà ballare una giga con me".
Il Re prese per mano la principessa e la trascinò nel salone mentre i violini cominciavano a suonare.
Barbaccia faceva volteggiare la ragazza sempre più rapidamente e ad un tratto dalle tasche della principessa volarono fuori carne e pasticcio.
Tutti i cortigiani scoppiarono a ridere, e la poveretta, umiliata, scappò via piangendo.
Il Re la rincorse, la afferrò per le spalle e la portò in una stanza vuota.
"Non mi riconosci?, Sono Re Barbaccia, ma anche tuo marito il mendicante e il cavaliere ubriaco che ti ha rotto le stoviglie. Tuo padre voleva che noi ci sposassimo ma non sapeva come fare a convincerti. Così ci siamo accordati per questa farsa, per piegare la tua superbia."
Le principessa, a cui Barbaccia era sempre piaciuto e che aveva scoperto la bontà e la pazienza del marito vivendo con lui nella povera capanna da mendicante, pianse di gioia.
Arrivarono le sue damigelle per farle indossare l'abito da cerimonia. Poi Re Barbaccia e la sua sposa si prentarono ai genitori della ragazza per ricevere la benedizione di una lunga e fortunata vita.
E quindi si aprirono le danze.