KALA LA CREATRICE
Il principio del mondo, quando il Tempo dei Sogni, stava appena cominciando, l'universo era un'immensa cisterna buia, e la Terra poteva così nascondere la sua desolata superficie.
Sul terreno, infatti, non si distendevano ancora le armoniose geometrie delle valli, nè si allungavano le vivaci serpentine dei ruscelli.
Nemmeno un picco, neppure un colle si ergeva da quel suolo e nessuno avrebbe potuto immaginare che le imponenti sagome delle montagne si sarebbero poi arrampicate su per il cielo e avrebbero allungato le loro vette al di là delle nuvole.
In quel tempo remoto nessun essere vivente si aggirava fra i detriti del paesaggio terreste e nemmeno il sibilo del vento osava squarciare il raggelante silenzio.
Stanca del buio e oppressa dal silenzio Kala, la creatrice, decise allora di dare un volto alla Terra.
Volle, anzi farne il pianeta più bello dell'universo, perchè il Popolo del Cielo ne fosse conquistato fin dalla prima luce che, un giorno, si sarebbe avventurata sulla Terra.
Così non avrebbe mai più distolto il suo benevolo occhio dal nostro pianeta e dai suoi molti abitatori.
Stringendo al cuore i suoi tre bambini ancora in fasce e strisciando sulle ginocchia, Kala, si scrollò di dosso il soffocante abbraccio delle viscere della Terra e lentamente risalì alla superficie del pianeta.
Neppure una luce riflessa, neppure il bagliore di un lampo illuminò quel rigonfiamento del terreno, quell'improvviso deformarsi del suolo.
Nessuno venne assordato dal violento boato dell'esplosione che ne seguì, nessuno sentì il tremendo fragore dei sassi che schizzavano lontano, che rotolavano tutt'intorno.
Quando il fumo e la polvere si diradarono e sulla terra tornò il pesante silenzio di sempre, dal cratere emerse a poco a poco un'esile figura di donna.
Era Kala, la creatrice che, ormai vecchia e cieca, offriva al Popolo del Cielo, suo figlio Purukupali e le sue due figlie Murupiangkala e Wuriupranala, perchè anche sulla terra potesse cominciare la vita.
Così infatti era scritto nella volontà del Popolo del Cielo e così Kala fece inaugurando con il suo dono, il Tempo dei Sogni.
Kala, avanzò stancamente nel buio e, facendosi largo a fatica fra i detriti, con movimenti lenti e continui scavò un solco largo e profondo, che a poco a poco diventò le rocce a strapiombo, le spiagge, i fiordi e le insenature della costa australiana.
Il terriccio finito sul bordo esterno del solco si sbriciolò intanto in sabbia, una sabbia finissima su cui cadeva il sudore di Kala.
Allora, mentre Kala seguitava a scavare il solco e a modellare così la forma dell'Australia, sbocciò un gorgoglio leggero, un borbottio attenuato: era il suono ritmato della risacca, musica dolce e sommessa; era la prima seducente voce della Terra.
Nell'immensità di quell'acqua, che il sudore di Kala di onda in onda salava, cominciò a riversarsi l'acqua dolce dei fiumi e dei torrenti, che stavano allungandosi nel perimetro tracciato dalla creatrice.
Le loro serpentine di tanto in tanto si allargavano nei laghi, dove all'arrivo della luce, si sarebbero riflessi gli alberi dei boschi, le corolle dei fiori e le fronde dei cespugli, le cime delle montagne e le nuvole che già si avventuravano nei territori del Popolo del Cielo.
Infine quando, Kala la creatrice stanca si fermò il mondo era pronto ad accogliere tutti gli abitanti della Terra che il Popolo del Cielo già aveva creato con i figli di Kala
Il principio del mondo, quando il Tempo dei Sogni, stava appena cominciando, l'universo era un'immensa cisterna buia, e la Terra poteva così nascondere la sua desolata superficie.
Sul terreno, infatti, non si distendevano ancora le armoniose geometrie delle valli, nè si allungavano le vivaci serpentine dei ruscelli.
Nemmeno un picco, neppure un colle si ergeva da quel suolo e nessuno avrebbe potuto immaginare che le imponenti sagome delle montagne si sarebbero poi arrampicate su per il cielo e avrebbero allungato le loro vette al di là delle nuvole.
In quel tempo remoto nessun essere vivente si aggirava fra i detriti del paesaggio terreste e nemmeno il sibilo del vento osava squarciare il raggelante silenzio.
Stanca del buio e oppressa dal silenzio Kala, la creatrice, decise allora di dare un volto alla Terra.
Volle, anzi farne il pianeta più bello dell'universo, perchè il Popolo del Cielo ne fosse conquistato fin dalla prima luce che, un giorno, si sarebbe avventurata sulla Terra.
Così non avrebbe mai più distolto il suo benevolo occhio dal nostro pianeta e dai suoi molti abitatori.
Stringendo al cuore i suoi tre bambini ancora in fasce e strisciando sulle ginocchia, Kala, si scrollò di dosso il soffocante abbraccio delle viscere della Terra e lentamente risalì alla superficie del pianeta.
Neppure una luce riflessa, neppure il bagliore di un lampo illuminò quel rigonfiamento del terreno, quell'improvviso deformarsi del suolo.
Nessuno venne assordato dal violento boato dell'esplosione che ne seguì, nessuno sentì il tremendo fragore dei sassi che schizzavano lontano, che rotolavano tutt'intorno.
Quando il fumo e la polvere si diradarono e sulla terra tornò il pesante silenzio di sempre, dal cratere emerse a poco a poco un'esile figura di donna.
Era Kala, la creatrice che, ormai vecchia e cieca, offriva al Popolo del Cielo, suo figlio Purukupali e le sue due figlie Murupiangkala e Wuriupranala, perchè anche sulla terra potesse cominciare la vita.
Così infatti era scritto nella volontà del Popolo del Cielo e così Kala fece inaugurando con il suo dono, il Tempo dei Sogni.
Kala, avanzò stancamente nel buio e, facendosi largo a fatica fra i detriti, con movimenti lenti e continui scavò un solco largo e profondo, che a poco a poco diventò le rocce a strapiombo, le spiagge, i fiordi e le insenature della costa australiana.
Il terriccio finito sul bordo esterno del solco si sbriciolò intanto in sabbia, una sabbia finissima su cui cadeva il sudore di Kala.
Allora, mentre Kala seguitava a scavare il solco e a modellare così la forma dell'Australia, sbocciò un gorgoglio leggero, un borbottio attenuato: era il suono ritmato della risacca, musica dolce e sommessa; era la prima seducente voce della Terra.
Nell'immensità di quell'acqua, che il sudore di Kala di onda in onda salava, cominciò a riversarsi l'acqua dolce dei fiumi e dei torrenti, che stavano allungandosi nel perimetro tracciato dalla creatrice.
Le loro serpentine di tanto in tanto si allargavano nei laghi, dove all'arrivo della luce, si sarebbero riflessi gli alberi dei boschi, le corolle dei fiori e le fronde dei cespugli, le cime delle montagne e le nuvole che già si avventuravano nei territori del Popolo del Cielo.
Infine quando, Kala la creatrice stanca si fermò il mondo era pronto ad accogliere tutti gli abitanti della Terra che il Popolo del Cielo già aveva creato con i figli di Kala