Constantin ha scritto:
Filosofi e scienziati cercano da millenni di scoprire se la personalità umana, sopravvive, in una forma o nell'altra, alla morte.
ma ancora non ci riescono e mai ci riusciranno. Ognuno può manifestare la propria opinione, però rimane tale.
Si può discettare sul concetto di morte da vari punti di vista: filosofico, antropologico, sociologico, psicologico, scientifico, storico. Da essi è possibile trarre riflessioni sterili, inutili spiegazioni, ma anche comprensioni offerte dalla mitologia e dalle religioni.
L’umanità cerca spiegazioni di ogni fenomeno perché la non conoscenza genera disagio, ansia, supposizioni che possono condizionare la vita inducendo l’individuo al rifugio nella consolazione religiosa.
La morte sfugge all'ambito esperienziale dei singoli individui, è possibile parlare di essa solo tramite l'osservazione che di tale fenomeno si fa sugli altri. Inoltre, ciò che è possibile rilevare non è mai la morte in sé, ma il fenomeno del morire.
Sul senso della morte dunque, nessuno potrà dire qualcosa di vero o di falso, se si assume la verificabilità come criterio di attendibilità.
L'aspetto biologico della morte, invece, può essere esaminato con dovizia di particolari. Scientificamente la morte può essere definita come perdita totale ed irreversibile della capacità dell'organismo di mantenere autonomamente la propria unità funzionale.
Ti consiglio di leggere l’interessante saggio del cardinale
Camillo Ruini: “C’è un dopo ? La morte e la speranza”, edito da Mondadori.
I miei studi e le mie esperienze di vita m’inducono a negare la dimensione trascendente. Vivo nel “qui ed ora” (Hic et nunc). E’ possibile conservare il senso della vita mentre mi trovo in presenza della certezza della morte ? Che significa per me la morte della persona che amo ? Domande che si aprono a due possibilità: quella che motiva ad evitare il confronto con esse, e quella che motiva a riconoscere un significato alla vita a cominciare dalla sua finitudine o a ciò che ci aspetta “dopo” la morte. Ognuna di queste due prospettive è basata sul modo di concepire l’individuo e la sua esistenza. Se si nega la dimensione trascendente, esaltando quella intramondana, è difficile indicare orizzonti di speranza al di là della morte. A questi orizzonti si apre invece la speranza nella dimensione trascendente.
La realtà della morte può avvilire la voglia di vivere. La vita condizionata dalla morte: “vita mutatur non tollitur”, prega il credente cristiano nella liturgia dei defunti.
Constantin ho scritto più del necessario e non posso prolungarmi per rispondere ai tuoi otto quesiti. Ognuno merita lunghe risposte. Ti dico brevemente la mia opinione su ognuno.
Constantin ha scritto:
anche l'uomo comune si pone il quesito - esiste la vita oltre la vita?
Ogni soggetto pensante si pone questa domanda. Se non erro tu speri nella reincarnazione, io nel nulla, perché penso che dopo la morte ci attende il nulla. Ma non mi dispero, vivo tranquillamente con tale certezza. Non ho bisogno di rifugiarmi nell’irrazionale fede religiosa.
Qualcosa di noi sopravviverà dopo la fine del nostro corpo?
Perché per te è così importante sapere o avere la certezza che dopo la morte qualcosa ti sopravviverà ? La vuoi chiamare anima ? Spirito ? Io la chiamo coscienza, che si estingue con la morte, ma ciò non mi angoscia.
Questa esistenza è l'unica che ci è dato di vivere o è una tappa nel ciclo della reincarnazione?
A questa domanda c’è la mia risposta nei tuoi due precedenti “quiz”. Ho capito che hai bisogno di credere nella non fine. Ma perché per te è così grave l’oblio ?
il sapere, la scienza, la razionalità conducono alla perdita di fede e speranza. Queste due virtù osannate da ogni religione e ogni tradizione per l'uomo razionalista moderno non sono altro che sogni "infantili", illusioni, fantasie che ci servono per sopportare meglio l'esistenza.
Possiamo entrare in contatto con i nostri cari che non ci sono più?
Dovresti chiederlo ai cosiddetti "sensitivi", cialtroni che in cambio di denaro ti offrono la risposta che gradisci sapere.
Un giorno li incontreremo di nuovo?
. In psicologia si studia l’elaborazione del lutto. Tale argomento può aiutarti a metabolizzare questa speranza.
Cosa potrebbe "esistere" nella formazione cosmica universale?
Solo galassie, forze magnetiche, particelle quantistiche che si muovono senza "anima", senza etica, senza dei, senza spiriti...
Di cosa facciamo parte?
della casualità.
Saremo un corpo unicamente destinato a marcire, ceneri in un'urna?
Ebbene si ! E allora ? Credo nella scienza e aborro le consolazioni religiose ultramondane. Tu credi nella reincarnazione. Se ciò ti soddisfa va bene. Ognuno deve avere fiducia in qualcosa, deve sperare, però un proverbio afferma: “Chi di speranza vive, disperato muore”.