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L'inverno e lo scricciolo

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Constantin
Constantin
Viandante Ad Honorem
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L'INVERNO E LO SCRICCIOLO


Tanto tempo fa sorse una lite tra lo scricciolo e l'inverno, ma il motivo non lo si conosce.
"riuscirò a piegati, piccolo", disse l'inverno.
"può darsi, vedremo" rispose lo scricciolo.
Durante la notte fece un freddo cane.
Il mattino successivo l'inverno si meravigliò d'incontrare lo scricciolo leggero e contento come suo solito.
"dove sei stato stanotte?"
"nel lavatoio, dove le lavandaie lavano", rispose lo scricciolo.
"Bene. Stanotte saprò dove trovarti"
Quella notte fece così freddo che anche l'acqua gelò; quando il mattino successivo, l'inverno incontrò lo scricciolo ancora allegro e canticchiante, gli domandò:
"dove se stato stanotte?"
"nella stalla dei buoi" rispose lo scricciolo.
"Bene. La prossima notte ti ricorderai di me, stanne certo".
Quella notte fece così freddo che tutto gelò, e anche ai buoi si gelarono le code del sedere. Il mattino successivo lo scricciolo saltellava qua e là e cantava come fosse maggio.
"Come, sei ancora vivo?" chiese l'inverno stupito.
"Dove sei stato Stanotte?"
"Nel letto di quei giovani sposi"
"Chi avrebbe mai pensato che ti saresti nascosto lì" disse l'inverno. Però stanotte vedrai, ti sistemerò definitivamente!".
"vedremo" disse lo scricciolo cominciando a cantare.
Quella notte fece così freddo che marito e moglie furono trovati congelati a letto. Lo scricciolo si era rifugiato in un buco accanto al fuoco ed il freddo non lo aveva raggiunto.
Lì incontrò un topo che cercava anch'esso un pò di calore e si mise a litigare con lui. Dato che non riuscirono a trovare un accordo, decisero che otto giorni dopo, sul monte di Bré, avrebbe avuto luogo una grande battaglia tra gli animali con le piume e quelli con i peli.
Vennero inviati ordini in tutte le direzioni, e l giorno prestabilito tutti gli animali con le piume si recarono in volo verso il monte Bré: lunghe file di anatre, oche, tacchini, pavoni, galline, gazze, corvi, ghiandaie e merli.
Anche gli animali pelosi accorsero a passo di marcia: cavalli, asini, buoi, pecore, capre, cani, gatti, topi e ratti.
La lotta fu accanita. Le piume volavano in aria, i peli coprivano il terreno. Ovunque si udivano grida: muggiti, ruggiti, nitriti, miagolii e fischi.
Gli animali pelosi erano vicini alla vittoria quando apparve l'aquila, che aveva fatto un pò tardi. Si gettò nella mischia e dove poteva colpire, colpiva e squartava la pancia degli animali.
La battaglia prese una piega favorevole per gli uccelli.
Il figlio del re stava assistendo alla battaglia dalla finestra del suo palazzo. Vide che l'aquila stava annientando tutti, e quando passò volando vicino alla sua finestra, il principe afferrò la sua spada e le tagliò un'ala.
L'uccello precipitò al suolo, e alla fine vinsero gli animali pelosi. Lo scricciolo, che aveva combattuto da eroe,fece risuonare il suo canto dalla cima della torre della cappella di san Hervé.
L'aquila, che non riusciva più a volare, disse al figlio del re:
"Adesso dovrai nutrirmi per nove mesi con carne di starna e di lepre!"
"D'accordo" disse il principe.
Dopo nove mesi, quando guarì, l'aquila disse al figlio del re:
"Adesso torno da mia madre. Mi piacerebbe che tu mi accompagnassi e vedessi il mio castello".
"Volentieri", rispose il principe. " Ma come posso arrivarci?".
"Salimi in groppa" disse l'aquila, e dopo che il principe ebbe preso posto, l'aquila si librò in volo e sorvolò boschi, pianure, mari e montagne.
"Buongiorno Mamma"disse l'aquila quando arrivarono.
"Sei tu figlio mio? Sei stato lontano per lungo tempo stavolta. Temevo di non rivederti mai più."
"Sono stato malato, molto malato mamma. Ci è voluto tanto tempo per guarire. Vi ho portato il figlio del re dell'alta Bretagna in visita".
"Il figlio di un re?! esclamò la vecchia. " che bocconcino prelibato. Ce lo mangiamo subito?"
"No mamma, non fategli del male. Mi ha curato per nove mesi e io l'ho pregato di venire nel nostro castello. Dobbiamo riservargli un'ottima accoglienza."
L'aquila aveva una sorella molto bella e il figlio del re se ne innamorò subito. L'aquila però non gradì questo fatto, e la madre ancora meno.
Passò un mese, due mesi, sei mesi, e il principe non disse una parola su un suo possibile ritorno a casa.
"Se il tuo amico non torna a casa ce lo dovremo mangiare".
Allora l'aquila propose al principe una gara con le bocce. Se il Principe avesse perso, avrebbe perso anche la vita, se avesse vinto, avrebbe avuto in moglie la figlia di mamma aquila.
"D'accordo" disse il principe. " Dove sono le bocce?".
La gara si sarebbe svolta in un viale circondato da vecchie querce.
Ma, ahimè, che razza di bocce! Erano fatte di ferro e ciascuna pesava 500 libbre. L'aquila ne prese una, la lanciò in aria e la riprese al volo come se si trattasse di una mela. Il povero principe non riuscì nemmeno a muoverla.
"Hai perso!" gridò l'aquila. " La tua vita ci appartiene".
"Voglio la rivincita" rispose il principe.
"D'accordo, domani avrai la rivincita".
Il principe si recò tutto triste dalla sorella dell'aquila e le raccontò tutto.
"Hai intenzione di rimanermi fedele?" gli chiese.
"fino alla morte" rispose.
"Bene, allora ti dirò cosa devi fare. Io ho due sfere di vetro bianche che dipingerò di nero in modo da farle sembrare bocce. Le metterò tra le bocce di mio fratello. Quando comincerai a giocare fai in modo di prendere per primo le bocce e scegli le sfere di vetro. Quando dirai: "Capra, sollevati, e vai in Egitto. Sei rimasta qui sette anni senza mangiare ferro" si leveranno subito in aria e voleranno così in alto che non riuscirai più a vederle. Mio fratello penserà che sei stato tu a gettarle in aria e si dichiarerà sconfitto."
Il giorno dopo si incontrarono nel viale. Il principe prese le sue bocce, cioè le sfere di vetro, e iniziò a giocherellarci e a lanciarle in aria, come se fossero piene di crusca. L'aquila se ne meravigliò.
"Che cosa significa tutto ciò?" chiese l'aquila irrequieta.
Lanciò per prima la sua boccia e ci volle un quarto d'ora prima che ricadesse al suolo.
"Non male" disse il principe. Quando toccò a lui mormorò a bassa voce:
Capra sollevati
e vai in Egitto.
Sei rimasta qui sette anni
senza mai mangiare Ferro.
Gavr, Ker s'as bro
Ez aut aman seiz bloaz'zo,
Tan Houarn ne t'eus da zebri!
Subito la sfera di vetro si levò in aria e volò così in alto che non riuscirono più a vederla. Per quanto aspettassero non la videro più ricadere al suolo.
"Ho vinto. Mi sembra chiaro" disse il principe.
"Abbiamo vinto una partita a testa. Domani giocheremo ancora" disse l'aquila. Poi tornò a casa e raccontò tutto a sua madre.
"Uccidiamolo e mangiamocelo" disse. "Che cosa stiamo aspettando?"
"Non ho ancora vinto, mamma, Domani giocheremo un'altra partita e vedremo cosa sarà capace di fare".
"Intanto potresti andare a prendere dell'acqua. Non ne abbiamo in casa neanche una goccia."
"Va bene, mamma. Domattina andremo tutti e due a prendere acqua.Farò una scommessa col principe a chi riesce a portare più acqua nella cisterna".
L'aquila andò dal principe e disse:
"domani mattina andremo al pozzo a prendere acqua per mia madre. Vedremo chi di noi due ne porterà di più".
"D'accordo!" disse il principe "però prima mostrami il secchio".
L'aquila gli mostrò due contenitori della capacità di cinque botti.Lui riusciva a portarne uno pieno poichè poteva essere uomo o aquila a seconda di come più gli piaceva.
Il principe corse preoccupato dalla sorella dell'aquila.
"hai intenzione di rimanermi fedele?" gli chiese lei.
"fino alla morte" rispose il principe.
"Bene, Domani mattina, quando mio fratello starà per prendere il suo contenitore e andare al pozzo gli dirai : " a cosa serve quel secchio? Lascia fare a me. Dammi zappa, badile e una portantina".
"perchè mai?" ti chiederà." Perchè mai?, voglio spostare il pozzo più vicino alla casa affinchè si possa prendere l'acqua quando e come si vuole. "Quando sentirà questo andrà da solo al pozzo perchè non permetterà che lo si distrugga.
Il mattino dopo l'aquila disse al principe:
"andiamo a prendere l'acqua per mia madre"
"si andiamo " disse il principe.
"prendi questo secchio e io prenderò l'altro"
disse l'aquila indicando i due enormi contenitori.
"questo secchio? Ma così sprechiamo il nostro tempo!"
"E come vuoi portare l'acqua?"
"Dammi zappa, badile e una portantina"
"e perchè mai?"
"perchè mai? Idiota! Per spostare il pozzo proprio qui, vicino alla porta della cucina. Così risparmierò strada!".
"Un tipo davvero pronto a tutto!" pensò l'aquila, poi disse:" Rimani qui. Andrò da solo a prendere l'acqua per mia madre."
Il giorno dopo, quando la madre aquila propose di arrostire il principe allo spiedo e di mangiarlo per liberarsi di lui, il figlio le rispose che il principe tempo prima lo aveva trattato bene e che lui non voleva comportarsi da ingrato. Sarebbe stato meglio sottoporlo a ulteriori prove alle quali non avrebbe potuto sottrarsi.
Poi disse al principe.
"ieri ho fatto tutto io. Domani tocca a te."
Mia madre ha bisogno di legna da ardere. Domani dovrai abbattere tutta una fila di querce e portare la legna nel cortile. Dovrai finire prima del tramonto".
"Benissimo" rispose il principe mostrandosi imperturbabile, sebbene in realtà fosse preoccupato. Si recò ancora una volta dalla sorella dell'aquila.
" hai intenzione di rimanermi fedele?"
"fino alla morte" rispose.
"Bene domani ti verrà data un'ascia di legno. Quando sarai nel bosco gettala su un vecchio ceppo di quercia, poi con l'ascia dai un colpo all'albero più vicino e stai a vedere cosa succederà".
Di prima mattina il principe si recò nel bosco con l'ascia sulle spalle. Si sfilò la giacca e la gettò su un ceppo d'albero. Poi diede un colpo d'ascia all'albero più vicino e questo cadde immediatamente con un gran fracasso.
Benissimo se è così facile, tra poco avrò finito"
Abbattè anche un secondo albero, un terzo e tutti caddero al primo colpo. Tutto continuò finchè della fila di querce non ne rimase più nessuna. Poi il principe ritornò tranquillo a casa dell'aquila.
"Come già finito?"
"Si ho finito" rispose il principe.
L'aquila corse nel bosco, e quando vide tutte le sue querce più belle abbattute, corse da sua madre piangendo.
"Ahimè mi ha sconfitto. Ha abbattuto tutte le querce più belle. Non riesco a fare nulla contro questo Demonio. E' protetto da una forza oscura, ne sono certo". Mentre si stava lamentando con la madre giunse il principe e disse:
"Ti ho sconfitto tre volte. Tua sorella mi appartiene".
Prendila e sparisci. Disse l'aquila.
Il principe corse e prese con sè la sorella dell'aquila e la portò nel suo paese. Ma la ragazza non aveva nessuna voglia di sposarsi e tanto meno di accompagnare il principe dal re. Disse:
"Adesso ci separeremo per un pò di tempo. Tu però rimanimi fedele qualsiasi cosa accada. Quando verrà il momento ci rincontreremo. Prendi metà del mio fazzoletto, metà del mio anello e conservali bene. Un giorno ti serviranno per riconoscermi.
Il principe era triste. Prese metà dell'anello e metà fazzoletto e ritornò al palazzo di suo padre dove tutti furono contenti di rivederlo dopo una così lunga assenza. La figlia di mamma aquila entrò a servizio da un orafo che lavorava per la corte del re.
Col tempo il principe dimenticò la fidanzata e si innamorò di una principessa di una terra confinante in visita presso il castello del padre.
Venne fissato il giorno delle nozze. I preparativi fervevano e già molti inviti erano stati spediti. Furono invitati anche il mastro orafo che aveva preparato gli anelli e i gioielli, sua moglie e la serva. Quest'ultima non era altri che la sorella dell'aquila.
Essa fece preparare al suo padrone un galletto e una gallina d'oro e, infilati in tasca, li portò con sè alla festa di nozze, durante la quale fu messa a sedere proprio di fronte agli sposi.
Mise sul piatto metà dell'anello di cui il principe possedeva l'altra metà.
La sposa se ne accorse e disse:
"io ne possiedo una metà molto simile"
(il principe gliela aveva regalata).
Le due metà vennero unite e, meraviglia, ne venne fuori un solo anello.
Lo stesso accadde con le due metà del fazzoletto.
Gli ospiti si meravigliarono assai.
Solo il principe rimase indifferente e sembrò non capire.
Poi la sorella dell'aquila mise il piccolo galletto e la piccola gallina sul tavolo e gettò loro un pisello. Il galletto lo beccò immediatamente.
"lo hai già mangiato ghiottone",
"taci!" disse il gallo. " Il prossimo sarà tuo".
" Ehh.. sì, anche il figlio del re aveva promesso di rimanermi fedele fino alla morte, quando doveva giocare a bocce con mio fratello, l'aquila".
La principessa tese le orecchie. La sorella del'aquila gettò un altro pisello sul tavolo e il gallo beccò pure quello.
"ecco che ne è delle tue promesse, L'hai beccato ancora tu ghiottone!".
"Zitta gallinella mia. Il prossimo sarà tuo".
"anche il figlio del re mi aveva promesso fedeltà fino alla morte quando aveva doveva andare a prendere l'acqua nel pozzo".
In quel momento tutti guardarono la sorella dell'aquila. Anche il principe fece attenzione.
La sorella dell'aquila gettò un terzo pisello e il gallo lo beccò proprio come aveva fatto con gli altri.
"hai beccato anche questo ghiottone".
"zitta, il prossimo sara tuo!".
"non credo più alle tue promesse" disse la gallina " anche il figlio del re aveva promesso di restarmi fedele fino alla morte quando mio fratello, l'aquila lo aveva mandato a far legna con un'ascia di legno".
Finalmente il principe capì.
Si alzò verso il re e disse:
"padre, ho bisogno di un vostro consiglio. Una volta avevo uno scrigno d'oro nel quale conservavo le mie cose più preziose. Lo persi e ne feci fare uno nuovo. Adesso ho ritrovato il primo e quindi ne ho due. Quale devo tenere?"
"si dovrebbe dare la precedenza al primo, disse il vecchio re".
"anch'io la penso così", rispose il principe.
Si avvicinò alla serva dell'orafo, e con grande stupore di tutti i presenti ne prese la mano si chinò e la baciò.
L'altra sposa, i suoi genitori, parenti ed amici, se ne andarono risentiti.
Ma la festa, i giochi e le danze proseguirono; il principe sposò la sorella dell'aquila e vissero per sempre felici e contenti.
L'inverno e lo scricciolo Aquila_tramonto_reverse

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silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Carina, ma... dov'è finito lo scricciolo? bocca giù

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Lady Joan Marie
Lady Joan Marie
Viandante Storico
Viandante Storico
Lo scricciolo e la sua gara con il gelo, chi l'ha vinta?

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Constantin
Constantin
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Sicuramente se la sarà cavata. Era uno scricciolo, forte, intelligente e coraggioso. (e a livello di lettura è un di sicuro un incipit alla storia dell'aquila.... credo  sorriso , sai sti britanni.....)
 
L'inverno e lo scricciolo Depositphotos_4180792-stock-photo-pastel-painting-of-wren-in


(forse è dalla battaglia fra pennuti e pelosi che parte il tutto- rimane l'enigma del titolo, ma io l'ho ripresa così com'era; titolo e tutto: Parola di boy scout ! )

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