Lo specchio di Are
Venne la notte e dai crinali dei monti calò il chiaro di luna che inondò tutta la valle. Alting mandò un urlo sinistro, poi uscì dalla casa correndo nell'ombra della selva. Dentro la casa il silenzio si fece drammatico; più nessuno dei famigliari osò parlare e tutti si guardarono con espressione di muta angoscia: il padre Amundr, il fratello maggiore Litingr e la dolce, bellissima Ingeborg che, nascosto il volto tra i biondi capelli, cominciò a piangere amaramente.
Ma non durò molto quella tensione dolorosa; Litingr ebbe uno scatto improvviso e battendo i pugni sul tavolo grido. - Perchè da un pò di tempo ogni volta che sorge la luna piena, mio fratello Alting esce di casa ululando come un lupo inferocito? Io non resisto più, voglio seguirlo, voglio vedere, voglio sapere!- il vecchio Amundr lo strinse tra le braccia cercando di acquietarlo: - Calma, Litingr, calma! Se gli dei hanno decretato che il nostro Alting debba perdere la ragione a ogni plenilunio, altro non ci resta che chinare la testa innanzi a tanto volere e attendere ciò che il destino prepara per lui... e per noi.
Ingeborg, piangendo accoratamente, aggiunse: - Io so che va per la foresta e torna all'alba bianco come uno spettro e senza più forze.
Litingr si sciolse allora dall'abbraccio patterno e mormorò: - Io vado voglio vedere assolutamente.
E prima che il padre potesse trattenerlo, Litingr uscì velocemenre perdendosi nelle ombre della notte.
Invano Amundr lo seguì fino al limitare della foresta chiamandolo ad alta voce: Litingr era ormai scomparso!
Quando il vecchio padre rientrò, si rivolse mestamente a sua figlia- Gli dei ci siano d'aiuto in questa triste notte!
Quando Litingr si trovò nel folto della foresta, si fermò per rimanere in ascolto. Regnava il silenzio più profondo e non si scorgeva nessuna traccia di Alting. Il giovane avanzò, cauto e guardingo, finchè giunse a una radura ove la luna illuminava un piccolo lago. E, d'un tratto, un urlo orrendo scosse le fronde e dal folto della selva il giovane vide suo fratello correre in mezzo a un branco di lupi latranti. Litingr rimase agghiacciato dall'orrore mentre sotto i suoi occhi Alting si abbandonava a una sarabamda paurosa.Litingr non seppe resistere e chiamò: - Alting, Alting!...
La voce del giovane si perse nel furore degli urli bestiali e Alting si mise a correre lungo la riva.
Quando gli passò dinanzi in folle corsa, Litingr potè scorgerlo per un attimo. Quello era Alting, il suo Alting, il bellissimo ragazzo biondo dagli occhi color dello zaffiro, colui che era scelto dagli Half della regione per rappresentare il dio Odino durante le grandi saghe annuali?
Quale orrore e spavento! i capelli irsuti, il volto era un ghigno demoniaco, i denti di un lupo, gli occhi fosforescenti...Che cosa era successo allo spirito, all'animo di quel ragazzo? perchè quella tremenda metamorfosi? Guardò dalla parte dove Alting era fuggito e udì ancora le urla del fratello perdersi nel profondo della foresta.
Litingr si strinse la testa fra le mani poi, a passi lenti, tornò alla sua casa.
Quando entrò nella grande stanza a terreno, vide padre e sorella accanto al focolare spento, innanzi alla lampada nella quale bruciava l'olio sacro, in attesa. Non appena Amundr scorse il figlio e ne vide l'espressione terrorizzata, chiese con ansia:
Hai veduto Alting?
Litingr fissò il padre e la sorella, poi scoppiò in un pianto dirotto e non seppe pronunciare parola.
Ingeborg disse:
-Padre, temo proprio che gli dei ci abbiano abbandonato!
-No!- gridò il vecchio- No figlia mia, gli dei non ci abbandonano mai!
- Ma perchè- Chiese allora Litingr tra le lacrime- perchè il nostro Alting si trasforma così? E raccontò al padre ed alla sorella quello che aveva veduto. Amundr, sconvolto in viso, mormorò:
- Andrò da Are,il vecchio saggio che abita il Monte dei Giganti, per chiedere consiglio. Forse mi potrà aiutare.
Venne l'alba con i suoi blandi colori di madreperla e oro e per la porta aperta, con il vento della foresta, entrò Alting, pallidissimo come il cielo di fuori, madido di sudore freddo, le gambe e le braccia graffiate, gli occhi puri, grandi, azzurrissimi, ma spenti come se la notte vi avesse lasciato un pò della sua ombra.
I suoi lo guardarono per un poco, poi Amundr disse: povero innocente nulla sa di ciò che periodicamente gli accade, ne subisce solo le conseguenze. Io vado da Are; tu Litingr bada alla casa e a tuo fratello, e tu dolce figlia mia non piangere più. Io sarò di ritorno tra qualche giorno.-------
Venne la notte e dai crinali dei monti calò il chiaro di luna che inondò tutta la valle. Alting mandò un urlo sinistro, poi uscì dalla casa correndo nell'ombra della selva. Dentro la casa il silenzio si fece drammatico; più nessuno dei famigliari osò parlare e tutti si guardarono con espressione di muta angoscia: il padre Amundr, il fratello maggiore Litingr e la dolce, bellissima Ingeborg che, nascosto il volto tra i biondi capelli, cominciò a piangere amaramente.
Ma non durò molto quella tensione dolorosa; Litingr ebbe uno scatto improvviso e battendo i pugni sul tavolo grido. - Perchè da un pò di tempo ogni volta che sorge la luna piena, mio fratello Alting esce di casa ululando come un lupo inferocito? Io non resisto più, voglio seguirlo, voglio vedere, voglio sapere!- il vecchio Amundr lo strinse tra le braccia cercando di acquietarlo: - Calma, Litingr, calma! Se gli dei hanno decretato che il nostro Alting debba perdere la ragione a ogni plenilunio, altro non ci resta che chinare la testa innanzi a tanto volere e attendere ciò che il destino prepara per lui... e per noi.
Ingeborg, piangendo accoratamente, aggiunse: - Io so che va per la foresta e torna all'alba bianco come uno spettro e senza più forze.
Litingr si sciolse allora dall'abbraccio patterno e mormorò: - Io vado voglio vedere assolutamente.
E prima che il padre potesse trattenerlo, Litingr uscì velocemenre perdendosi nelle ombre della notte.
Invano Amundr lo seguì fino al limitare della foresta chiamandolo ad alta voce: Litingr era ormai scomparso!
Quando il vecchio padre rientrò, si rivolse mestamente a sua figlia- Gli dei ci siano d'aiuto in questa triste notte!
Quando Litingr si trovò nel folto della foresta, si fermò per rimanere in ascolto. Regnava il silenzio più profondo e non si scorgeva nessuna traccia di Alting. Il giovane avanzò, cauto e guardingo, finchè giunse a una radura ove la luna illuminava un piccolo lago. E, d'un tratto, un urlo orrendo scosse le fronde e dal folto della selva il giovane vide suo fratello correre in mezzo a un branco di lupi latranti. Litingr rimase agghiacciato dall'orrore mentre sotto i suoi occhi Alting si abbandonava a una sarabamda paurosa.Litingr non seppe resistere e chiamò: - Alting, Alting!...
La voce del giovane si perse nel furore degli urli bestiali e Alting si mise a correre lungo la riva.
Quando gli passò dinanzi in folle corsa, Litingr potè scorgerlo per un attimo. Quello era Alting, il suo Alting, il bellissimo ragazzo biondo dagli occhi color dello zaffiro, colui che era scelto dagli Half della regione per rappresentare il dio Odino durante le grandi saghe annuali?
Quale orrore e spavento! i capelli irsuti, il volto era un ghigno demoniaco, i denti di un lupo, gli occhi fosforescenti...Che cosa era successo allo spirito, all'animo di quel ragazzo? perchè quella tremenda metamorfosi? Guardò dalla parte dove Alting era fuggito e udì ancora le urla del fratello perdersi nel profondo della foresta.
Litingr si strinse la testa fra le mani poi, a passi lenti, tornò alla sua casa.
Quando entrò nella grande stanza a terreno, vide padre e sorella accanto al focolare spento, innanzi alla lampada nella quale bruciava l'olio sacro, in attesa. Non appena Amundr scorse il figlio e ne vide l'espressione terrorizzata, chiese con ansia:
Hai veduto Alting?
Litingr fissò il padre e la sorella, poi scoppiò in un pianto dirotto e non seppe pronunciare parola.
Ingeborg disse:
-Padre, temo proprio che gli dei ci abbiano abbandonato!
-No!- gridò il vecchio- No figlia mia, gli dei non ci abbandonano mai!
- Ma perchè- Chiese allora Litingr tra le lacrime- perchè il nostro Alting si trasforma così? E raccontò al padre ed alla sorella quello che aveva veduto. Amundr, sconvolto in viso, mormorò:
- Andrò da Are,il vecchio saggio che abita il Monte dei Giganti, per chiedere consiglio. Forse mi potrà aiutare.
Venne l'alba con i suoi blandi colori di madreperla e oro e per la porta aperta, con il vento della foresta, entrò Alting, pallidissimo come il cielo di fuori, madido di sudore freddo, le gambe e le braccia graffiate, gli occhi puri, grandi, azzurrissimi, ma spenti come se la notte vi avesse lasciato un pò della sua ombra.
I suoi lo guardarono per un poco, poi Amundr disse: povero innocente nulla sa di ciò che periodicamente gli accade, ne subisce solo le conseguenze. Io vado da Are; tu Litingr bada alla casa e a tuo fratello, e tu dolce figlia mia non piangere più. Io sarò di ritorno tra qualche giorno.-------