Il Rifugio era organizzato in modo che nessuno potesse toccare qualcuno. Un dedalo di piccole celle autosufficienti si dipanava, mantenendole collegate elettronicamente tra loro. In ogni celletta vegetava un profugo, col suo frigorifero, un computer di rete, un pagliericcio commestibile, attrezzi per disegnare, un ventilatore, dieci preservativi, uno scatolone di pannolini sintetici che provocavano pruriti che le femmine non distinguevano più dagli stati d'eccitazione sessuale, una pistola non commestibile a un solo colpo, per le emergenze e un rosario, commestibile anch'esso.
La responsabilità di un coordinamento posticcio era stata inferta all'Admin, personaggio oscuro e tetro che gestiva l'infelicità di quel luogo attraverso la sua tristezza congenita. Il triste risultato di quella funerea affinità non fu mai messo in discussione da nessuno. Due schiave con potere di veto occupavano le due cellette attigue: Ninfaeco e Cigno nero erano i loro nomignoli in rete e avevano l'aria di essere due donne, ma nessuno ci avrebbe messo la mano sul reattore nucleare che forniva energia al Rifugio. Dell'Admin si ipotizzava non avesse sesso né per dare né per prendere.
Da quelle tre nicchie privilegiate e trinitarie si irradiavano a raggiera tutte le altre, ordinate senza gerarchia d'importanza perché importanza non ne avevano. Dovevano servire alla sussistenza della Trinità una volta che il cibo fosse terminato prima della guerra là fuori.
Nella ressa che si era accalcata per entrare nel rifugio, ai primi scoppi atomici, c'era un estratto di tipologie che, più o meno, ricalcava la società dei tempi che non sarebbero, e per fortuna, tornati più.
Anche l'età dei rifugiati era all'altezza di quella disperata situazione, con i due anziani, Lucio e Royal che ormai ritenevano essere quel buco la loro dimora eterna.
Questa loro certezza non aiutava a sollevare l'umore di quel luogo infernale, ma neppure lo deprimeva a causa del fatto che tutti erano consapevoli che sarebbero morti prima degli altri.
A completare quel corteo di disgrazie la parte repubblichina di malfattori che non si rassegnavano di quel non poter più far danni consistenti c'erano Peppaccio, Zadig, Xmanx, Bumblebee, quest'ultimo, completamente folle, invitava tutti ad addentare il suo pagliericcio, in una cella che aveva abbigliato come fosse un ristorante biologico.
Sull'ala opposta di quel volo sotterraneo sputavano rabbia i componenti la fazione opposta a quella: Blasel, Spaitek, Don Chisciotte 83 (per il numero di masturbazioni effettuate in una sola nottata folle); erano chiamati "gli irriducibili" e capeggiavano la reazione virtuale all'infamia di quella condizione deprivante dignità e orgoglio esistenziale. A questi seguivano i centristi tiepidi, con un piede in una trincea e l'altro in un fossa: Magonzo, Falansterio e suo nipotino Superciuk, il quale preferiva farsi chiamare PorceDi in ragione del suo pisello a coda di maiale (e non solo la coda), Silentio, con la sua amara constatazione dei fatti, Halak (che odorava di caramella alla mou), Nick, Il piccolo mugnaio, Jester il lamentoso e Sogno infranto che rappresentava il livello massimo di ottimismo di quel ridente luogo di villeggiatura.
Ma la parte più rigogliosa in termini di avventura destinata a fallire era rappresentata dall'universo femminile.
Chi volesse chiedersi il perché sia stato necessario dividere la realtà in due generi (più le sfumature a questi correlate) distinti, quali sono i maschi e le femmine ecco che la sua curiosità avrebbe trovato soddisfazione: La perversione, l'irrequietezza, la disinformazione, la spensieratezza incosciente, l'imponente sessualità mai sazia, la crudeltà, la flessibilità di un sentimentalismo capace di tutto, trovavano nel femminile la giusta e amorevole collocazione.
Il membro femminile (mi si perdoni il pasticcio) che esaltava, deprimendolo, l'intellettualismo di facciata che nasconde la facciata fisica era stato pressato, a fatica, nella figura inquietante della Pazza di Acerra, un donnone demoniaco della quale si temevano cose che nessuno aveva il coraggio di nominare.
Un soldatino di stagno, sgherro femmineo armato di tanta pazienza quanta era la libertà di cui godeva, era l'ala armata dell'orda spaventosa di estrogeni impazziti che circolavano in una rete web che, con le calze a giarrettiera, nulla condivideva. Due ali di amazzoni, ogni componente delle quali aveva difetti ineguagliabili, sorreggevano destini squallidi e maniaci che battevano (si fa per dire) l'aria pesante del luogo senza mortificarne i contenuti.
Ciao Silvia era la trasformista che mostrava buon viso e cattiva sorte, Galadriel, direttamente dalle Terre di Mezzo, ostentava pensieri che, fuori di lì, avrebbero scatenato una forsennata e nuova corsa ai rifugi, Leda, che per non essere da meno ventilava che la sofferenza imperante all'esterno fosse nulla in confronto a quella che dormicchiava dentro di lei, Penelope, che ogni volta che diceva qualcosa Xmanx doveva cambiarsi il pannolone, Geca, una serpeggiante femmina che avesse avuto un fisico capace di sopportare il suo orgoglio sarebbe dovuta essere una star del basket, Lalabel leggera come un cartone, sfrontata come il sesso adolescenziale e, infine, per ultima ma non ultima Marimba, eclettica e cerbera femminista autoritaria, con un bazooka al posto dell'utero, e una selvaggia propensione all'indagine sull'insensatezza della modica quantità nel desiderio di rivalsa femminile.
Nascosto, in un anfratto scavato a mano, nella discarica dove confluivano i liquami di quel mondo sommerso, era impiantata una bellissima statua, che ricordava il Cristo Redentore di São Paulo du Brazil, Massimo Vaj era il suo nome, massime la sua santità e misericordia, Vaj perché avrebbe voluto essere fuori da lì… ma la propria santità glielo proibiva risoluta…
Continuerà?...
Ultima modifica di Massimo Vaj il Lun 25 Ott 2010 - 11:06 - modificato 4 volte.