Credere nella parola
Ci sono tanti modi per esprimersi, per comunicare. Perché scegliere la parola?
Proprio la parola, che è il mezzo più fragile, più equivoco, più compromesso e, nel nostro tempo, anche sorpassato, anacronistico.
Credere nella parola significa sperare in qualcosa che non si possa fare con altri mezzi, che non siano appunto la parola. Qualcosa che una civiltà iconica, dinamica, tecnologica non può trasporre in nessun altro codice : visivo, motorio, gestuale, filmico, digitale, e via così...
Credere nella parola significa fare qualcosa di accessibile soltanto a chi è destinato, prima o poi, a ricadere nel pensiero verbale; a chi, anche non sapendolo o avendolo dimenticato, ha amore per le parole e spera, sempre, di trovare quelle giuste, quelle che non ingannano e dicono sì al sì e no al no.
L'equazione " parole=cose" è la più difficile da risolvere...
Non c'è presunzione in chi opera sulla parola, perché è un lavoro che ti stanca, dall'esito assai incerto ed in un momento come quello che stiamo vivendo, in un momento come il nostro è perfino pericoloso...
Per un lavoro come questo non ti aspetti niente o meglio ti aspetti di trovare almeno un interlocutore o un ascoltatore.
Vorresti sceglierlo, come te lo sei immaginato. Invece è lui che sceglie te.
Non ti resta che accettarlo ed essergli grato.
Quale che sia.
Ci sono tanti modi per esprimersi, per comunicare. Perché scegliere la parola?
Proprio la parola, che è il mezzo più fragile, più equivoco, più compromesso e, nel nostro tempo, anche sorpassato, anacronistico.
Credere nella parola significa sperare in qualcosa che non si possa fare con altri mezzi, che non siano appunto la parola. Qualcosa che una civiltà iconica, dinamica, tecnologica non può trasporre in nessun altro codice : visivo, motorio, gestuale, filmico, digitale, e via così...
Credere nella parola significa fare qualcosa di accessibile soltanto a chi è destinato, prima o poi, a ricadere nel pensiero verbale; a chi, anche non sapendolo o avendolo dimenticato, ha amore per le parole e spera, sempre, di trovare quelle giuste, quelle che non ingannano e dicono sì al sì e no al no.
L'equazione " parole=cose" è la più difficile da risolvere...
Non c'è presunzione in chi opera sulla parola, perché è un lavoro che ti stanca, dall'esito assai incerto ed in un momento come quello che stiamo vivendo, in un momento come il nostro è perfino pericoloso...
Per un lavoro come questo non ti aspetti niente o meglio ti aspetti di trovare almeno un interlocutore o un ascoltatore.
Vorresti sceglierlo, come te lo sei immaginato. Invece è lui che sceglie te.
Non ti resta che accettarlo ed essergli grato.
Quale che sia.