Prudenza, dal latino “prudéns”, forma contratta di “providens”, participio presente di “providére” (= prevedere): è la capacità scegliere tra ciò che si deve e ciò che non si deve fare.
La prudenza è sapiente discernimento: dal latino “discèrnere”, parola composta da “dis” (= due volte) + “cernere” (= scegliere, separare): letteralmente “separare due volte”; è un invito a scegliere e valutare con prudenza, ad avere consapevolezza delle azioni che compiamo o che stiamo per fare, per non pentirci quando è tardi.
Per Tommaso d’Aquino la prudenza è la “retta norma dell’azione”, e non va confusa con la timidezza o la paura. La prudenza dispone a compere azioni avendo la consapevolezza delle conseguenze positive o negative.
Nonostante il comune apprezzamento verso le persone prudenti, queste debbono essere sempre vigili per non sbagliare.
La fretta, l’efficientismo impediscono di prenderci il tempo necessario per riflettere e valutare rischi e prospettive delle nostre scelte; ci impediscono di scegliere le parole adatte per fare il proprio e l’altrui bene. La voglia di affermarsi costringe a dimenticare la prudenza per apparire sempre pronti, sicuri, trascurando che “La prudenza è l’arte di sapere fino a che punto si può essere audaci”, disse lo scrittore Jean Cocteau.
La prudenza è uno dei sette doni dello Spirito Santo e una delle quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), così dette da Ambrogio, vescovo di Milano, perché costituiscono quasi il cardine della morale. Esse sono anche elencate nel biblico libro della “Sapienza” (8, 7).
Nel libro dei Proverbi si legge: “Con la sapienza si costruisce la casa, con la prudenza la si rende sicura”.
segue
La prudenza è sapiente discernimento: dal latino “discèrnere”, parola composta da “dis” (= due volte) + “cernere” (= scegliere, separare): letteralmente “separare due volte”; è un invito a scegliere e valutare con prudenza, ad avere consapevolezza delle azioni che compiamo o che stiamo per fare, per non pentirci quando è tardi.
Per Tommaso d’Aquino la prudenza è la “retta norma dell’azione”, e non va confusa con la timidezza o la paura. La prudenza dispone a compere azioni avendo la consapevolezza delle conseguenze positive o negative.
Nonostante il comune apprezzamento verso le persone prudenti, queste debbono essere sempre vigili per non sbagliare.
La fretta, l’efficientismo impediscono di prenderci il tempo necessario per riflettere e valutare rischi e prospettive delle nostre scelte; ci impediscono di scegliere le parole adatte per fare il proprio e l’altrui bene. La voglia di affermarsi costringe a dimenticare la prudenza per apparire sempre pronti, sicuri, trascurando che “La prudenza è l’arte di sapere fino a che punto si può essere audaci”, disse lo scrittore Jean Cocteau.
La prudenza è uno dei sette doni dello Spirito Santo e una delle quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), così dette da Ambrogio, vescovo di Milano, perché costituiscono quasi il cardine della morale. Esse sono anche elencate nel biblico libro della “Sapienza” (8, 7).
Nel libro dei Proverbi si legge: “Con la sapienza si costruisce la casa, con la prudenza la si rende sicura”.
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