l credere ad una vita dopo la morte fisica non è una reazione disperata alla morte,una specie di consolazione o nostalgia che attiva l'attesa di un vivere senza fine.
L'obiettivo finale di chi non si sente solo un corpo ma riconosce una spiritualità che lo anima è il ritorno a "casa",all'origine di sé
,non un paradiso di delizie,come pensano molti,ma nell'immensità dello Spirito Divino da cui il nostro spirito è uscito.
Dopo l'esperienza della vita nel corpo,più o meno bella sia stata,c'è il desiderio,il bisogno del ritorno.
La parte fisica ha paura del proprio annullamento o dell'annullamento di chi ama ma lo spirito ci gratifica con la soddisfazione di aver fatto qualcosa di buono,di aver lasciato nel mondo un'impronta positiva,un bel ricordo della propria presenza magari piccola a seconda delle capacità e possibilità possedute.
Certo anche il non credente muore contento per ciò che è riuscito a fare ma il suo è un addio non un arrivederci.
La speranza di una resurrezione non è un palliativo contro l'immobilità della morte.Vivere per sempre solo come qualcosa che non si estingue non avrebbe senso.Resurrezione non è solo vita ma attività(cooperazione con Dio ,qualunque essa possa essere).
Adesso i nostri corpi sono più carne che spirito e la carne è più evidente ed obbedisce alle leggi naturali.Nella resurrezione saremo più spirito che carne:lo spirito sarà più evidente e la carne obbedirà alle leggi dello spirito. Gesù risorto appariva nella carne ma lo spirito prevaleva sulla carne non più soggetta alle leggi naturali(Passaggi a porte chiuse, cambiamenti di aspetto.Gesù era talmente unito a Dio che perfino durante la sua vita nel corpo riusciva a far prevalere lo spirito e vincere le leggi della natura(miracoli)
Sperare nella vita futura e crederci non è un alibi ma la gioia di chi,dopo un lungo periodo di lontananza,ritorna in famiglia!