Questa questione compare in più Scritture. Iniziamo dal Vangelo copto di Tomaso:
2. Gesù disse: - Colui che cerca non desista dal cercare fino a quando non avrà trovato; quando avrà trovato sarà turbato e, se sarà turbato, si stupirà e sarà re su tutto. –
Un proverbio dice: La meraviglia dell’ignoranza è figlia.
Questa è una grande verità. Se uno conoscesse una cosa, non se ne meraviglierebbe.
In "Luce delle sacre scritture", testo induista:
Nella casa divina del corpo v’adoro, mio Dio e mia Dea, giorno e notte! V’adoro lavando di continuo il fondamento terrestre cogli spruzzi dell’essenza del mio stupirsi! V’adoro cogli spontanei fiori spirituali che esalano innato profumo! V’adoro colla preziosa urna del cuore, colma d’ambrosia beatifica, giorno e notte!
In varie scritture quali il Viravalitantra, il Nirmaryadatantra, ecc., questo sacrificio [concernente il corpo] è stato da Siva lodato come il supremo. (29:176, 177)
Il possessore di potenza, il Senza Superiore, il venerabile Bhairava, che ha come essenza uno stupirsi ineffabile...
Questa [nuova] natura consiste nella percezione meravigliante di una varietà, costituita dal combinarsi di più cose [diverse] l’una coll’altra. (Appendice III)
Una completa assenza di meravigliarsi è, in effetti, mancanza di vita. Inversamente, la ricettività estetica, l’essere dotato di cuore non è altro se non l’essere immerso in un intenso meravigliarsi, il quale consiste in una scossa della forza. Solo chi ha il cuore tutto alimentato da quest’infinita forza alimentativa, solo chi è consueto alla pratica costante di tali fruizioni, solo egli e non altri è dotato per eccellenza di questa capacità di meravigliarsi1. E questo meravigliarsi c’è anche nel dolore. L’essenza del dolore non è, in effetti, se non un meravigliarsi particolare, causato dall’assenza di ogni speranza... (Appendice IV)
Nel testo bahà’ì "Le sette valli", "La valle della meraviglia", scritto da Bahà’u’llàh:
Dopo aver peregrinato attraverso i piani
dell’appagamento puro, il viandante giunge alla
valle della meraviglia e si tuffa negli oceani della magnificenza e il
suo stupore cresce ad ogni istante.
Ad ogni istante mira un mondo portentoso, una
creazione nuova, e passa di stupore in stupore,
e si smarrisce in reverente timore innanzi
all’opera nuovissima del Signore dell’Unità.
Nell’introduzione di R. Torella a Sivasutra - Ed. Ubaldini - p. 28, testo induista:
La meraviglia è la modalità del soggetto illuminato, il suo prendere coscienza del Sé e del tutto nel segno di un perpetuo e infinito meravigliarsi, come opposto della ristrettezza e dell’automatismo della coscienza ordinaria.
2. Gesù disse: - Colui che cerca non desista dal cercare fino a quando non avrà trovato; quando avrà trovato sarà turbato e, se sarà turbato, si stupirà e sarà re su tutto. –
Un proverbio dice: La meraviglia dell’ignoranza è figlia.
Questa è una grande verità. Se uno conoscesse una cosa, non se ne meraviglierebbe.
In "Luce delle sacre scritture", testo induista:
Nella casa divina del corpo v’adoro, mio Dio e mia Dea, giorno e notte! V’adoro lavando di continuo il fondamento terrestre cogli spruzzi dell’essenza del mio stupirsi! V’adoro cogli spontanei fiori spirituali che esalano innato profumo! V’adoro colla preziosa urna del cuore, colma d’ambrosia beatifica, giorno e notte!
In varie scritture quali il Viravalitantra, il Nirmaryadatantra, ecc., questo sacrificio [concernente il corpo] è stato da Siva lodato come il supremo. (29:176, 177)
Il possessore di potenza, il Senza Superiore, il venerabile Bhairava, che ha come essenza uno stupirsi ineffabile...
Questa [nuova] natura consiste nella percezione meravigliante di una varietà, costituita dal combinarsi di più cose [diverse] l’una coll’altra. (Appendice III)
Una completa assenza di meravigliarsi è, in effetti, mancanza di vita. Inversamente, la ricettività estetica, l’essere dotato di cuore non è altro se non l’essere immerso in un intenso meravigliarsi, il quale consiste in una scossa della forza. Solo chi ha il cuore tutto alimentato da quest’infinita forza alimentativa, solo chi è consueto alla pratica costante di tali fruizioni, solo egli e non altri è dotato per eccellenza di questa capacità di meravigliarsi1. E questo meravigliarsi c’è anche nel dolore. L’essenza del dolore non è, in effetti, se non un meravigliarsi particolare, causato dall’assenza di ogni speranza... (Appendice IV)
Nel testo bahà’ì "Le sette valli", "La valle della meraviglia", scritto da Bahà’u’llàh:
Dopo aver peregrinato attraverso i piani
dell’appagamento puro, il viandante giunge alla
valle della meraviglia e si tuffa negli oceani della magnificenza e il
suo stupore cresce ad ogni istante.
Ad ogni istante mira un mondo portentoso, una
creazione nuova, e passa di stupore in stupore,
e si smarrisce in reverente timore innanzi
all’opera nuovissima del Signore dell’Unità.
Nell’introduzione di R. Torella a Sivasutra - Ed. Ubaldini - p. 28, testo induista:
La meraviglia è la modalità del soggetto illuminato, il suo prendere coscienza del Sé e del tutto nel segno di un perpetuo e infinito meravigliarsi, come opposto della ristrettezza e dell’automatismo della coscienza ordinaria.