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Anonimo VerbaneseCanto Secondo
Del fuoco narro che incontrai seguendo
Di Pietro per un passo angusto e stretto,
che nel salire il fiammeggiare orrendo
lasciava sulla destra, e un parapetto,
rovente pel gran caldo, mi impediva
piombar dell’igneo fuoco dentro il letto.
“Abbandoniamo questa triste riva,
disse arrancando Antonio su per l’erta,
poiché l’arsura tutta la saliva
può prosciugarci sino a morte certa,
ché qui la gente più non vive, eppure
resta in eterno del dolore esperta”.
“Quand’è così, Tonino, andiamo pure,
ma dimmi, chi mai son color che vedo
urlare e profferir parole impure
ben cotti come polli sullo spiedo?”.
“Codesti tutti son forzitalioti,
ch’ebbero in vita un infamante credo
e furon disonesti oppure idioti,
di un grande mascalzone servi sciocchi
e di Lupin i putridi nipoti.
Guarda colei che di gran pianto gli occhi,
le gote e le atre ciglia ha tutti molli:
non far che la pietà il cuore ti tocchi
poiché si tratta dell’Ombretta Colli,
che fu già moglie di Gaber Cirano
e fu assessor tra gli assessori folli
che in rovina condussero Milano,
l’opera suggellando socialista.
Quell’altra, che in fustino tiene in mano,
fece un programma di idiozia mai vista
in cui poneva sempre la domanda
sul prezzo, okkey!, di quello che si acquista,
e in più faceva pure propaganda
per Forza Italia alla prima occasione,
unendosi così alla sarabanda
del coro compiacente col padrone:
l’avrai riconosciuta, essa è l’Iva
Zanicchi, che tagliar si fe’ il nasone.
Ma eccone un’altra di criterio priva
poiché dai lombi vien di un generale,
della televisione nota diva
e grande portatrice d’orinale
ai supremi interessi dell’Azienda:
ah, Rita, Rita, che delirio, quale
demenza sì nefasta e tanto orrenda
ti spinse a dir di Silvio l’onestate,
che c’entra come i cavoli a merenda
oppur come la neve in piena estate?
Ma guarda un po’ quel vecchio, proprio quello
che alla Gazzetta lancia avide occhiate,
si tratta del buon comico Vinello
che insieme a quell’ocona di sua moglie
di Mediaset fu il triste menestrello
ed ora sommo male gliene incoglie:
a chi fa propaganda elettorale
durante i varietà, più non si toglie
la meritata pena” “Chi è quel tale
liscio come una boccia di biliardo
col viso di chi caca poco e male?”.
“È il Pilo senza pelo e un poco tardo
e sedicente esperto del sondaggio,
come lo è Fede nel gioco d’azzardo
o come Attila fu nel giardinaggio.
Di fare figuracce non contento
e di passar per servo e per un paggio,
Pilo volle sedere in Parlamento,
dove imperversa il capo dei padani
che dalla bocca emette solo vento
e ringhia peggio di trecento cani”.
“Ma dimmi, Antonio, chi mai sono quelli
che si accapiglian, che si fanno a brani
e si riducono a orridi brandelli
le antiche membra e i flaccidi lacerti’”
“L’uno è il regista Franco Zeffirelli
e l’altro il calciatore Boniperti
che, se pur sono uguali per partito,
si son nel calcio colpi bassi inferti,
ma più maligno è Franco ed accanito
giacché la Juve, da vecchia signora,
ha il sesso che non gli è proprio gradito
per cui, anche da morto, la odia ancora,
e Boniperti allor, l’ex presidente,
con calci e fieri pugni lo lavora”.
“Con qualcheduno di codesta gente,
che rosola qui dentro come al forno,
vorrei parlar, se è lecito a un senziente
animale accostarsi a quei che un giorno
furono vivi e bestie per dottrina”.
“Ecco, guarda laggiù, c’è Mike Buongiorno,
dalla cultura sempre sopraffina”
disse Tonino, e poi glie fece un cenno;
e mentre l’ombra si facea vicina
di quel che con gran pompa e poco senno
fu il vate e il precursor dei quiz più immondi,
disse : “Chi sei? Per bene io ti spenno
se entro il suono del gong non mi rispondi,
e dopo dovrai scegliere una busta
e avrai a disposizion trenta secondi
per darmi infine la risposta giusta”.
“O grande Mike, cui cadde sull’uccello
la Longari, davver non ti si aggiusta
la zucca, se continui bello bello
ancora a far, pur tra le fiamme avvolto,
quel per cui in vita fosti uno zimbello”.
Ed egli mi guatò con triste volto,
poi disse “Mi dispiace, ma è scaduto
il tempo, per cui il premio ti vien tolto”,
gonfiò le guance, ed uno strillo acuto
“Fiato alle trombe, emise, o mio Turchetti!”,
al che uno spilungone calvo e irsuto
sbraitò “Mischia, tu proprio mai non smetti
di aprire buste e fare quiz cretini!”
“Stai zitto, Pippo, che ancora ti metti
qui tra le fiamme, cento parrucchini”,
e in subitaneo alterco si slanciaro
come fece Mastella con Casini.
Disse Tonino. “Chi sia più somaro
tra questi due è difficile capire,
sarebbe come sceglier se di sparo
o di pugnale ti convien morire;
ma più di loro adesso non ragiono,
li lascio al meritato lor martire
ed a seguirmi ancora ti sprono”.
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