I pneumatici toccano terra, l'impatto è violento.
C'è eccitazione nell'aria.
Impazienza.
Lui è finalmente a casa.
Poi, le solite formalità.
E di corsa fuori.
E poi il suo sorriso.
Se lei avesse saputo cosa lui vedeva in quel sorriso.
E poi un abbraccio.
Abbracciarla, per lui, era come abbracciare il mondo intero.
Niente altro gli importava.
Se non quell'abbraccio.
E poi la corsa verso casa.
La sorella parlava e parlava.
Ma era come se non ci fosse.
Non è carino a dirsi, ma è così.
Poi lei chiuse la porta della camera.
Lasciandosi alle spalle la sorella.
C'era caldo in quella camera.
Molto caldo.
Lui percorse quel corpo centimetro dopo centimetro.
Lo esplorò come se non lo conoscesse.
Lei rispondeva.
Lasciandosi scoprire ancora. E poi ancora.
Poi lei disse: "Perdonami".
Lui rispose: "No. Non posso. Tutto finisce qui. Ora."
P.S. Vorrei anche, con questo modesto pensiero, rendere omaggio al grande maestro Ennio Morricone. Questa musica è sua.
E chi, in fondo, non vorrebbe suonare una musica come questa per esprimere il desiderio e contemporaneamente per dire addio alla donna che ama?
E' una musica che dice tutto quello che c'è da dire. Tutto.
Nell'unico modo in cui puo' essere detto. Quando le parole non escono.
Unforgiven