Ho dato una lettura veloce a "le anatre volano al contrario", è una raccolta di articoli, poesi, introduzioni, scritti vari. Ho saltato parecchio e ho letto solo quello che il titolo mi incuriosiva e ho trovato:
"QUAL È LA FUNZIONE DELLA METAFORA?
Se, come sostiene Terence McKenna, il mondo in realtà è fatto di linguaggio, le metafore e le similitudini (io forse aggiungerei i giochi di parole) estendono le dimensioni ed espandono le possibilità del mondo stesso. Quando sono al contempo innovative e importanti, possono risvegliare il lettore o la lettrice, renderli consapevoli attraverso l'elasticità della proliferazione verbale che la realtà - nelle nostre vite quotidiane come nelle nostre storie - è meno prefissata di quanto la tradizione ci abbia condotti a credere.
Le metafore hanno la virtù di dar calore a una scena e rendere un'immagine eterna, di sollevare un rigo di prosa al di sopra del banale metallo grezzo del greggio cronachismo d'invenzione, e racchiudono il luminoso favo della psiche collettiva. Possono cavare il significato dalla più improbabile delle rape.
Sul piano personale, una volta a un reading in libreria mi è stato chiesto se la mia passione per le metafore non fosse un vezzo. Per risposta ho chiesto all'interrogatore: «Le brevi frasi dichiarative di Hemingway, erano un vezzo? E le frasi lunghe e involute di Faulkner, erano un vezzo?» In entrambi i casi, la risposta è un decisissimo «no». Quando Hemingway e Faulkner distillano nel linguaggio le loro rispettive realtà, quello che noi incontriamo sulla pagina è il riflesso stilistico di quelle realtà. È il modo in cui due scrittori vedevano il mondo. O più esattamente il modo in cui erano costretti a rappresentare ciò che vedevano. Nel mio caso, poiché sono affascinato dalle parole, dalla mitologia e dalla trasfigurazione, c'è poco da stupirsi che rifranga la vita attraverso la lente policroma della metafora e della similitudine.
Certo, è ovvio che sono stimolato anche dal semplice gioco linguistico: ma per principio cerco di non creare metafore per il gusto della metafora; di non comporle mai così come vengono, o di impiegarle arbitrariamente. Mi concentro affinché, quando possibile, non solo esse balzino fuori da botole o armadi, ma il loro «sorpresa!» abbia anche una pertinenza contestuale.
In definitiva uso le figure retoriche per approfondire nel lettore la comprensione subliminale della persona, del luogo o della cosa che vengono descritti. Ciò, al di sopra di ogni altro aspetto, ne avvalora la funzione come rilevante dispositivo letterario.
Chiesto da Inside Borders, 2003"