L’ Irlanda. Il primo posto che ho visto nel mondo. Avevo sedici anni ed indossavo delle scarpe assurde da me decorate con stringe a stelline. Le conservai a lungo quelle scarpe, perché avevano calpestato i terreni ignoti del favoloso “estero”. Questa occasione mi arrivò per caso, causa malattia di una ricca liceale che non poteva più recarcisi e cedeva il suo posto per il 50% della quota. Così partii, potendo contare durante il soggiorno sul fatto che nessun insegnante mi conosceva e quindi si accorgeva se sparivo, cosa che facevo puntualmente. Ero alloggiata in famiglia ed il rientro obbligato era alle 11. Io mi infilavo nel letto vestita per poi riuscire con student card falsificata che mi attribuiva ben 21 anni d’età ( NO 21-No Party).
Tornai poi in Irlanda l’anno dei miei 20 anni, l’anno successivo e nel 2003.
Posso dire di averla girata quasi tutta ed in ogni modo possibile.
Tutti i viaggi iniziavano da Dublino. E’ una città grande abbastanza da avere una vita sotterranea e piccola quanto basta per avere una vita di superficie a misura d’uomo. Il suo cuore è verde: un grande parco che si distende accanto al Trinity Colledge che tocca ai suoi estremi il corso dello struscio ed il quartiere di Temple Bar.
Da Dublino poi iniziava la rapida catena di spostamenti by bus.
Tutta l’Irlanda è percorsa dalla Bus Eiraann in modo capillare, il che consente di girarla senza difficola da visitatori discreti. Il Nord indipendente invece, il Donegal, è percorribile con la compagnia Swilly Bus. Gli autisti di entrambe le compagnie hanno uno stile di conduzione che definisco senza metafore “birroso”. Quando vidi un autista incastrare una pinta accanto al suo posto guida ne capii il motivo. Sono comportamenti strani per noi ma assolutamente normali laggiù, e questo è tanto più vero quanto più ci si sposta a Nord. La puntualità delle linee è sorprendente, tutto il resto è improvvisazione. Mucche che pascolano in mezzo alla strada inducono linee a lunga percorrenza a lunghe soste, di cui nessuno si lamenta. Il bus poi riprende la corsa ad una velocità assurda, saltando letteralmente di collina in collina.
D’altronde gli Irlandesi sono assurdi: 4 idee in testa ma chiare. Basta poco ad incontrarsi come a scontrarsi. Se quelle idee sono condivise, la porta è aperta, ma se non lo sono è un disastro. Non si fanno sconti ed il comportamento formale non è tenuto in grande considerazione a differenza di quanto non avvenga in Scozia. Diffusa l’antipatia per gli americani (i turisti del soldo, li definì un barista) e gli inglesi. Anche questo è tanto più vero quanto più ci si sposta a Nord. Mi è capitato di accettare un passaggio in autostop da un ragazzo che raccontando con orgoglio la storia di un castello della zona mi strizzò l’occhio dicendo “No, non si può visitare. E’ che…. li abbiamo fatti saltare” aggiungendo un onomatopeico ed esplicativo boom ed una risata. Tutto questo mi lasciava affascinata ed in silenzio. Non chiedevo mai di questo per rispetto, ma i racconti spesso venivano da soli, dando sempre per scontato un immenso qualcosa che mi sfuggiva. Molti chiarimenti li ebbi a Cardonagh, in Donegal all’interno di un piccolissimo pub le cui pareti erano letteralmente tappezzate di foto di Micheal Collins ( colui che introdusse la strategia delle bombe mirate, non so se qualcuno ricorda). Da lì iniziai a documentarmi e capii una cosa importante: la grande democrazia inglese ha fatto in anni recenti cose che qualsiasi nazione del cosiddetto mondo democratico aborrirebbe. Ognuna di queste cose è passata sotto silenzio. L’inghilterra non ha mai agito nei confronti degli stati dell’antico common welt come uno stato democratico. In Irlanda, ancora negli anni 90 vigeva in regime di polizia che permetteva di arrestare e trattenere sulla base di un semplice sospetto diretto interessato e familiari. La tortura non era vietata in casi di reati politici, sebbene tale prassi non fosse codificata. I cavilli legali si limitavano a consentirla. Che questo sia ben presente a tutti, così come le scomparse e le morti, quando si valuta la strategia delle bombe. Io posso permettermi in quanto estranea una pacata valutazione e la pietà per i morti innocenti da ambo i lati, ma non posso chiedere altrettanto a persone segnate da perdite che si protraggono da generazioni.
Stupenda l’ospitalità, soprattutto quella meno accorta, più spigolosa ma sincera della gente del Nord. Nessuna casa in Irlanda è recintata, a parte nelle grosse città. Spesso la porta di casa è aperta perché il citofono è nell’ingresso e devi entrare per pigiarlo. Questa piccola usanza abitativa la dice lunga su molte cose.
Tornai poi in Irlanda l’anno dei miei 20 anni, l’anno successivo e nel 2003.
Posso dire di averla girata quasi tutta ed in ogni modo possibile.
Tutti i viaggi iniziavano da Dublino. E’ una città grande abbastanza da avere una vita sotterranea e piccola quanto basta per avere una vita di superficie a misura d’uomo. Il suo cuore è verde: un grande parco che si distende accanto al Trinity Colledge che tocca ai suoi estremi il corso dello struscio ed il quartiere di Temple Bar.
Da Dublino poi iniziava la rapida catena di spostamenti by bus.
Tutta l’Irlanda è percorsa dalla Bus Eiraann in modo capillare, il che consente di girarla senza difficola da visitatori discreti. Il Nord indipendente invece, il Donegal, è percorribile con la compagnia Swilly Bus. Gli autisti di entrambe le compagnie hanno uno stile di conduzione che definisco senza metafore “birroso”. Quando vidi un autista incastrare una pinta accanto al suo posto guida ne capii il motivo. Sono comportamenti strani per noi ma assolutamente normali laggiù, e questo è tanto più vero quanto più ci si sposta a Nord. La puntualità delle linee è sorprendente, tutto il resto è improvvisazione. Mucche che pascolano in mezzo alla strada inducono linee a lunga percorrenza a lunghe soste, di cui nessuno si lamenta. Il bus poi riprende la corsa ad una velocità assurda, saltando letteralmente di collina in collina.
D’altronde gli Irlandesi sono assurdi: 4 idee in testa ma chiare. Basta poco ad incontrarsi come a scontrarsi. Se quelle idee sono condivise, la porta è aperta, ma se non lo sono è un disastro. Non si fanno sconti ed il comportamento formale non è tenuto in grande considerazione a differenza di quanto non avvenga in Scozia. Diffusa l’antipatia per gli americani (i turisti del soldo, li definì un barista) e gli inglesi. Anche questo è tanto più vero quanto più ci si sposta a Nord. Mi è capitato di accettare un passaggio in autostop da un ragazzo che raccontando con orgoglio la storia di un castello della zona mi strizzò l’occhio dicendo “No, non si può visitare. E’ che…. li abbiamo fatti saltare” aggiungendo un onomatopeico ed esplicativo boom ed una risata. Tutto questo mi lasciava affascinata ed in silenzio. Non chiedevo mai di questo per rispetto, ma i racconti spesso venivano da soli, dando sempre per scontato un immenso qualcosa che mi sfuggiva. Molti chiarimenti li ebbi a Cardonagh, in Donegal all’interno di un piccolissimo pub le cui pareti erano letteralmente tappezzate di foto di Micheal Collins ( colui che introdusse la strategia delle bombe mirate, non so se qualcuno ricorda). Da lì iniziai a documentarmi e capii una cosa importante: la grande democrazia inglese ha fatto in anni recenti cose che qualsiasi nazione del cosiddetto mondo democratico aborrirebbe. Ognuna di queste cose è passata sotto silenzio. L’inghilterra non ha mai agito nei confronti degli stati dell’antico common welt come uno stato democratico. In Irlanda, ancora negli anni 90 vigeva in regime di polizia che permetteva di arrestare e trattenere sulla base di un semplice sospetto diretto interessato e familiari. La tortura non era vietata in casi di reati politici, sebbene tale prassi non fosse codificata. I cavilli legali si limitavano a consentirla. Che questo sia ben presente a tutti, così come le scomparse e le morti, quando si valuta la strategia delle bombe. Io posso permettermi in quanto estranea una pacata valutazione e la pietà per i morti innocenti da ambo i lati, ma non posso chiedere altrettanto a persone segnate da perdite che si protraggono da generazioni.
Stupenda l’ospitalità, soprattutto quella meno accorta, più spigolosa ma sincera della gente del Nord. Nessuna casa in Irlanda è recintata, a parte nelle grosse città. Spesso la porta di casa è aperta perché il citofono è nell’ingresso e devi entrare per pigiarlo. Questa piccola usanza abitativa la dice lunga su molte cose.