Ghiaccio
«Nonno, speriamo che il ghiaccio non affondi e schiacci i pesciolini...».
Il bambino guarda preoccupato le incrinature sulla lucida lastra che si è formata sulla vasca in giardino.
«Non affonda certamente!... è più leggero dell’acqua!»,… ma lui è poco convinto.
«…come il legno – cerco di spiegare – e rimane su…». Ora è convinto che lo voglia imbrogliare:
«Eh no!... il ghiaccio è fatto di acqua, e non è come il legno che è fatto di legno… Il ghiaccio è come una pietra… quindi affonda!... e schiaccia i pesciolini!...»
«E invece galleggia, ti dico!...»
«Perché?...»
«Perché è così… fidati!...»
«Me lo prometti?...» … Il bambino ride e scappa via senza aspettare risposta; rassicurato, per fede, dalle mie parole.
Ma io sono in crisi. Ho dovuto giocarmi la credibilità, la fiducia che il bimbo ha nel nonno buono, per una cosa da niente ed ovvia come il giaccio che galleggia. Fargli credere, “per fede” quanto di più dimostrabile ci sia. Ma come fare?
Avrei dovuto spiegare al bambino il principio di Archimede, e poi il perché dell’aumento di volume dell’acqua che ghiaccia. Quindi un po’ di cristallografia, ma prima le coordimate cartesiane nello spazio, il modello atomico di Bohr, i vettori, i numeri negativi… e naturalmente anche la misurazione degli angoli diedri e qualche nozione di trigonometria sferica…
Decisamente troppo per un bambino di tre anni preoccupato per i pesci rossi della vasca in giardino…
Io lo so benissimo, perché il giaccio galleggia, e potrei anche spiegarlo in modo convincente… cominciando dall’inizio ed avendo tempo a sufficienza. Ma non così su due piedi ad un bambino che vuole sapere “solo quello”, perché pietoso verso i pesci rossi della vasca.
Esattamente come quando qualcuno provocatoriamente mi chiede qualcosa come: «Ma perché Dio che secondo te ci vuole così bene non mi fa passare il raffreddore ed anzi fa venire il morbillo a mio figlio?...».
Lucio Musto 19 dicembre 2005 parole 309
«Nonno, speriamo che il ghiaccio non affondi e schiacci i pesciolini...».
Il bambino guarda preoccupato le incrinature sulla lucida lastra che si è formata sulla vasca in giardino.
«Non affonda certamente!... è più leggero dell’acqua!»,… ma lui è poco convinto.
«…come il legno – cerco di spiegare – e rimane su…». Ora è convinto che lo voglia imbrogliare:
«Eh no!... il ghiaccio è fatto di acqua, e non è come il legno che è fatto di legno… Il ghiaccio è come una pietra… quindi affonda!... e schiaccia i pesciolini!...»
«E invece galleggia, ti dico!...»
«Perché?...»
«Perché è così… fidati!...»
«Me lo prometti?...» … Il bambino ride e scappa via senza aspettare risposta; rassicurato, per fede, dalle mie parole.
Ma io sono in crisi. Ho dovuto giocarmi la credibilità, la fiducia che il bimbo ha nel nonno buono, per una cosa da niente ed ovvia come il giaccio che galleggia. Fargli credere, “per fede” quanto di più dimostrabile ci sia. Ma come fare?
Avrei dovuto spiegare al bambino il principio di Archimede, e poi il perché dell’aumento di volume dell’acqua che ghiaccia. Quindi un po’ di cristallografia, ma prima le coordimate cartesiane nello spazio, il modello atomico di Bohr, i vettori, i numeri negativi… e naturalmente anche la misurazione degli angoli diedri e qualche nozione di trigonometria sferica…
Decisamente troppo per un bambino di tre anni preoccupato per i pesci rossi della vasca in giardino…
Io lo so benissimo, perché il giaccio galleggia, e potrei anche spiegarlo in modo convincente… cominciando dall’inizio ed avendo tempo a sufficienza. Ma non così su due piedi ad un bambino che vuole sapere “solo quello”, perché pietoso verso i pesci rossi della vasca.
Esattamente come quando qualcuno provocatoriamente mi chiede qualcosa come: «Ma perché Dio che secondo te ci vuole così bene non mi fa passare il raffreddore ed anzi fa venire il morbillo a mio figlio?...».
Lucio Musto 19 dicembre 2005 parole 309