cenere79 ha scritto:...
Ti ringrazio per la risposta Lucio.
Io però intendevo problemi nella comunicazione orale.
Ti chiedevo cioè se hai mai avvertito il peso del gap fra le due modalità
di comunicazione, oralità e scrittura, o se la vivi come una tua caratteristica
tranquillamente.
Le persone con le quali comunichi di più ti conoscono meglio per quello che dici o per quello
che scrivi?
Es. ti è mai capitato di trovarti faccia a faccia con qualcuno e pensare che se avessi avuto in quel
momento un foglio e una penna avresti saputo esprimere moooolto meglio ciò che volevi dire? (e conseguente
frustrazione per l'andamento della conversazione orale).
ti chiedo scusa per non aver capito quello che volevi chiedermi, ma per poterti rispondere devo raccontarti mezza mia vita. Cercherò di farlo più velocemente che posso.
Quando cominciai ad impattare coi miei simili, arrivavo da un quartiere signorile di Siena, ed ero vissuto in una famiglia borghese di cultura decisamente alta. A quell’età non avevo nessun problema a mettere a tappeto dialetticamente qualunque bambino mio coetaneo mi si parasse davanti in quel quartiere allora periferico della martoriata città di Napoli. per iscritto, oralmente, a righe o a quadretti.
Più oltre, fra le medie ed il liceo, mi resi conto dei miei limiti, anche perché cominciavo a scontrarmi con miei pari per educazione e cultura, ma più disinvolti e spavaldi, svegli ed assai più avvezzi di me a giostrare in scontri verbali, e non solo.
Uscire sistematicamente sconfitto o imparare a reprimere gli impulsi, fino al momento di poter superare la mia timidezza e colpire rapidamente e con determinazione; non ebbi alternative.
All’ingresso “vero” nel mondo del lavoro, a ventidue anni, la mia strategia era già delineata.
Incassare, incassare sempre in silenzio, ricambiando con sorriso e soavità, fino all’occasione buona di rivalsa, se e quanto se ne presentasse l’occasione.
Il mio ambiente di lavoro era particolarissimo. Giovanissimi funzionari bellicosi e rampanti tutti ambiziosi ed in carriera, menti selezionate per la velocità di intuizione e di apprendimento, in continuo allenamento nella ricerca di soluzioni nuove per problemi prima sconosciuti.
Nessuna possibilità di bluffare o fare il furbo. Ognuno si giocava le sue carte in sportiva, orgogliosa, quasi sempre leale e fiera competizione. Ma durissima e senza sconti.
A parlare ero di battuta lenta e lo sapevo, a scrivere ci coglievo… e mi adeguai subito a stare zitto,,, ed a scrivere.
Gli amici-collaboratori-concorrenti di quell’epoca gagliarda e felice il soprannome me lo appiccicarono subito: “Agnus Smilodenteus”, insieme a quell’altro, da cantarsi sul refrain della celebre “Abbronzatissima” di Vianello che faceva “A…A... Asimmetrico!”, a sottolineare che (secondo loro) le mie soluzioni era spesso bizzarre ed imprevedibili.
Solo di recente ho celebrato quel titolo che mi fu caro, proprio rispondendo su un forum ad una domanda simile alla tua di oggi.
Agnus smilodonteus
Fra i nomignoli che mi affibbiarono
i colleghi-amici dei miei giorni verdi,
ci fu pure quello esotico e bizzarro
di “Agnus smilodonteus”, che stroppiando
greco e latino in una volta sola
benignamente mi nomasse “agnello”,
“con i denti a sciabola”, però.
Così tingendo maliziosamente
di una qualche causticità il mio dire
sempre candido e delicato, appunto
qual soffice manto di novello ovino.
Lucio Musto 28 settembre 2005 parole 62
e con questo credo di aver detto tutto. Sono allenato da sempre ad incassare, da sempre convinto a dover rimanere sereno, da sempre pronto a perdere… ma quasi mai a subire supinamente.
L’esperienza insegna che l’aggressore si convince presto di avermi ormai in pugno; esaltato perde la prudenza, fa una mossa falsa, una parola di troppo… e si fotte!
Naturalmente quando scrivo posso prendermi tutto il tempo che voglio, studiare le espressioni
ed elaborare i concetti.
Posso usare il vocabolario e l'enciclopedia, cercare su internet e riflettere.
Ho modo di valutare il mio interlocutore ed il mio intervento...
Poi...
Ma almeno so, e questo è certamente un punto a mio vantaggio, che "scripta manent".
Io ci penso quando scrivo a quello che scrivo... e non lo fanno tutti!
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