Interessante questo scambio di opinioni.
Mi sento di dire la mia:
- non si può negare (come Marimba mi pare faccia) che Formula 1 e Moto GP ecc ecc sono (oltre che sport che utilizzano un mezzo diverso dal solo corpo umano, come lo è anche l'ippica) continui laboratori di innovazioni tecnologiche per aumentare sicurezza, stabilità, ridurre consumi, per quelli che poi saranno i mezzi a disposizione dei consumatori. Questo però non vuol dire che ciò giustifichi la morte di un ragazzo. Ma da questo punto di vista, diciamo così, industriale, di morti sul lavoro ce ne sono state migliaia, nel testare applicazioni e macchinari che sono diventati sempre più sicure per tutti i milioni che li hanno poi usati.
- Tornando allo sport, concordo in pieno con chi fa esempi di accidenti mortali in quasi tutti gli sport stessi:
boxe, che non mi piace, pur essendo stata chiamata "noble art" e affondando le sue radici nella cultura greco-romana come la lotta e che a detta di molti insegna più il controllo della propria forza e il rispetto dell'avversario piuttosto che aizzare la voglia di fare male, più o meno come le arti marziali che prevedono contatto,
ma anche calcio, ciclismo, sci, e pure atletica (ricordate quel giavellotto che si conficcò nel fianco di un saltatore in lungo qualche anno fa? lui non morì, ma per pura fortuna). Allora vietiamo anche l'alpinismo (quanti morti in quelle spedizioni mosse da bisogno d'avventura).
Voglio dire: esiste il libero arbitrio, nessuno è obbligato a fare qualcosa di pericoloso, nè ad avere la nostra stessa percezione di pericolo. Chi sceglie di fare un certo lavoro contempla anche i rischi che questo lavoro comporta e li bilancia con i vantaggi (in termini di soddisfazione, non parlo di soldi, ma di felicità) che questo lavoro gli porta.
Ci sono stati impiegati, managers che sono morti in disastri aerei (il Milano-Copenaghen di Linate di un po' di anni fa). Andavano a lavorare, e prendere un aereo ha una percentuale di rischio. Lo sapevano, ma lo facevano lo stesso. Vietiamo i viaggi di lavoro? Soprattutto quelli in auto?
Sto facendo paradossi voluti.
Per me Simoncelli è morto "felice". Lo diceva lui stesso in un'intervista: "Si vive di più in 5 minuti a guidare una moto di queste che in 80 anni di vita normale" (mi scuso se la frase non è esatta, ma non la ricordo perfettamente). Con ciò ha espresso la sola cosa importante: lui VOLEVA fare quel lavoro, con tutti i pro e i contro.
Detto ciò, la sua morte mi ha molto addolorato, perchè pur non conoscendolo, appariva come una bella persona, giovane, simpatica, piena di vita e di voglia di vivere emozioni.