NinfaEco ha scritto:
Riguardo all'Italia, mettendomi dal punto di vista dell'Austria, avrei diviso il paese in molti stati ma avrei fatto in modo di estendere su di essi la mia influenza in modo omogeneo. Se lo scopo era gestire un territori la presenza di stati autonomi poteva solo creare problemi. Magari avrei creato un sistema di amministrazione che delegava molto all'autogoverno a livello locale ma controllando il tutto attraverso organismi collegati alle autorità centrali. Avrei rinunciato sia a manovre repressive che a sancire un ritorno al passato. Anzi, avrei fatto il contrario: una dominazione che sembra sinonimo di crescita e libertà risulta ben accetta. In questo senso avrei lavorato per ottenere l'appoggio dell'opinione pubblica liberale europea.
Cara Ninfa, vediamo di analizzare il tuo post che tanto 'fantapolitica' non e'... anzi, mi sembra che quanto hai detto ed ho messo in grassetto, corrisponda molto alla realta'.
Il Duicato di Parma & Piacenza, nel 1815, era gia', da un anno, affidato a Maria Luigia, ex moglie di Napoleone e figlia dell'imperatore Francesco I. La 'provincia veneta, comprendente, oltre al vento, l'Istria e la Dalmazia, era parte integrante dell'impero austro-ungarico. Con la morte di Gioacchino Murat, nel 1815, il regno di Napoli ritorno' ai Borbone con Ferdinando ch'era il marito di Maria Carolina d'Austria, sorella di Maria Antonietta di Francia e figlia dell'imperatrice Maria Teresa. Fino alla rivoluzione francese, i rapporti fra Napoli e Parigi erano idilliaci, mentre quelli con l'Inghilterra che voleva espandere i suoi protettorat di Malta e Gibilterra anche alla Sicilia, erano ostili. Ovviamente questi rapporti cambiarono con la morte di Maria Antonietta e l'avvento dell'ambasciatore Hamilton e dell'ammiraglio Horatio Nelson, con la sua flotta, a Napoli. Quando, poi, nel dicembre 1816 Ferdinando riuni' il regno di Napoli alla Sicilia, divenendo Ferdinando I delle due Sicilie, e nel 1820, dopo i moti rivoluzionari, il re fu convocato a Lubiana, dove ricevette le direttive dal suocero, a conferma che era l'impero, e per esso l'imperatore austro-ungarico, a controllare anche il sud dell' "espressione geografica".
Diversa e' la situazione dello Stato Pontificio, restituito nel 1814 alla santa sede (Pio VII), protetto dai Savoia (fino al 1855), dai Borbone e dagli Asburgo, dove ad un'efficienza amministrativa non corrispose analoga efficienza organizzativa e programmatica di sviluppo, determinando il malcontento che produsse, anche cola', moti rivoluzionari.
Quindi : l'Austria, con il suo impero, controllava, in pratica, tutta l'Italia, gia' nel 1815.