Epilogo del romanzo "Sottomissione"
Nelle ultime pagine del romanzo, il personaggio principale - François (un docente universitario di Parigi) - descrive il pensiero di Rediger (rettore della università e esponente di spicco del nuovo governo varato dal primo presidente musulmano della storia della repubblica francese che aveva da poco vinto le elezioni).
François è - a quel momento - ateo. Rediger è musulmano ed è l'uomo che spingerà François alla conversione all'islam. Una conversione che è, tra l'altro, necessaria se François vuole continuare a mantenere il posto di docente nella università che, dopo le elezioni presidenziali, è diventata una università islamica.
Da questo testo emerge una analisi profonda della civiltà occidentale, delle ragioni della sua decadenza, del perchè sarà assoggettata all'islam e del percorso di "conversione" di François. ---------------------------------------------------------------
In un articolo per “Oummah” in cui si poneva l’interrogativo se l’islam fosse chiamato a dominare il mondo, Rediger finiva per rispondere di sì. Al caso delle civiltà occidentali dedicava solo un rapido accenno, tanto le riteneva evidentemente spacciate
(l’individualismo liberale era tanto destinato a trionfare finché si limitava a dissolvere quelle strutture intermedie che erano le patrie, le corporazioni e le caste, quanto, aggredendo quella struttura ultima che era la famiglia, e quindi la demografia, firmava il suo fallimento finale; a quel punto, logicamente, arrivava il momento dell’islam).
In un altro articolo, Rediger si dichiarava nettamente in favore di una suddivisione nient’affatto egualitaria delle ricchezze. Se la povertà propriamente detta andava esclusa da una società musulmana autentica (il sostegno con l’elemosina costituendo addirittura uno dei cinque pilastri dell’islam),
quest’ultima doveva comunque mantenere un notevole scarto tra la grande massa della popolazione, vivente in una miseria decorosa, e una ridottissima minoranza di individui smodatamente ricchi, tanto da potersi abbandonare a spese esagerate e folli che assicurassero la sopravvivenza del lusso e delle arti.Una posizione aristocratica che derivava, in questo caso, direttamente da Nietzsche; in fondo, Rediger era rimasto fedele ai pensatori della sua giovinezza. Altrettanto nietzscheana era la sua ostilità sarcastica e offensiva nei confronti del cristianesimo, che secondo lui poggiava solo sulla personalità decadente e marginale di Gesù...Rediger così scriveva. "Se l’islam disprezza il cristianesimo," citava, riprendendo l’autore dell’Anticristo, "ha mille volte ragione di farlo; l’islam ha degli uomini per presupposto…". L’idea della divinità di Cristo, riprendeva Rediger, era l’errore fondamentale che portava ineluttabilmente all’umanesimo e ai "diritti dell’uomo". Anche questo l’aveva già detto Nietzsche, e in termini più duri, così come avrebbe senz’altro condiviso l’idea che l’islam avesse come missione quella di purificare il mondo liberandolo della deleteria dottrina dell’incarnazione.
Ma era soprattutto ai suoi confratelli islamosinistri che Rediger riservava il suo sarcasmo: l’islamosinistrismo, scriveva, era un tentativo disperato dei marxisti decomposti, putrefatti, in stato di morte clinica, di tirarsi fuori dalle pattumiere della storia aggrappandosi alle forze crescenti dell’islam. Sul piano concettuale, proseguiva, facevano ridere quanto i famosi "nietzscheani di sinistra".Tornava ancora una volta sul fallimento del comunismo – che, dopotutto, era stato un primo tentativo di lotta contro l’individualismo liberale – per sottolineare che alla fine Trockij aveva avuto ragione rispetto a Stalin: il comunismo non avrebbe potuto trionfare che a condizione d’essere mondiale. La stessa regola, ammoniva Rediger, valeva per l’islam: doveva essere universale, altrimenti non sarebbe stato.Fu peraltro in occasione di una ricerca Internet su Huysmans che, stranamente, mi imbattei in uno dei più interessanti articoli di Rediger, pubblicato in questo caso sulla "Revue européenne"... l’insieme dell’articolo era un plateale ammiccamento ai suoi ex camerati tradizionalisti e identitari. Era tragico, sosteneva con fervore, che un’irragionevole ostilità nei confronti dell’islam impedisse loro di riconoscere un fatto evidente:
sulle cose essenziali erano in perfetto accordo con i musulmani. Sul rifiuto dell’ateismo e dell’umanesimo, sulla necessaria sottomissione della donna, sul ritorno al patriarcato: la loro battaglia, da tutti i punti di vista, era esattamente la stessa. Tale battaglia, necessaria per l’instaurazione di una nuova fase organica di civiltà, ormai non poteva più essere condotta in nome del cristianesimo; era l’islam, religione sorella, più recente, più semplice e più vera, oggi, ad aver preso il testimone. A furia di moine, smancerie e vergognosi strofinamenti dei progressisti, la chiesa cattolica era diventata incapace di opporsi alla decadenza dei costumi. Di rifiutare decisamente ed energicamente il matrimonio omosessuale, il diritto all’aborto e il lavoro delle donne. Bisognava arrendersi all’evidenza:
giunta a un livello di decomposizione ripugnante, l’Europa occidentale non era più in grado di salvare se stessa – non più di quanto lo fosse stata la Roma del V secolo della nostra era. Il massiccio arrivo di popolazioni immigrate fedeli a una cultura tradizionale ancora modellata sulle gerarchie naturali, sulla sottomissione della donna e sul rispetto dovuto agli anziani, costituiva un’occasione storica per il riarmo morale e familiare dell’Europa, creava la possibilità di una nuova età dell’oro per il Vecchio Continente. Quelle popolazioni erano in maggioranza musulmane. Era lui, Rediger, il primo a riconoscere che la cristianità medievale era stata una grande civiltà, i cui risultati artistici sarebbero rimasti eternamente vivi nella memoria degli uomini; ma a poco a poco aveva perso terreno, aveva dovuto venire a patti con il razionalismo, rinunciare ad annettersi il potere temporale, finendo per condannarsi all’insignificanza, e questo perché? In fondo, era un mistero: Dio aveva deciso così.
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Così François racconta la sua conversione. François inizia dicendo a Rediger che ha letto il suo libro "Dieci domande sull'islam":F: "Ho anche letto il suo libro" dissi.
R: "Ah… Sono contento che si sia dato la pena di farlo. Per me era una novità quel piccolo esercizio di divulgazione. Spero che l’abbia trovato chiaro."
F: "Sì, molto chiaro nell’insieme. Vorrei comunque farle un paio di domande."
Facemmo qualche passo verso il vano di una finestra, non era granché ma bastava per allontanarci dal flusso principale degli invitati, che circolavano da un capo all’altro della galleria.
F: "Be’…" ripresi dopo un silenzio prolungato, "è un po’ imbarazzante, ma ovviamente ho letto il capitolo sulla poligamia, e… vede, faccio una certa fatica a considerarmi un maschio dominante. Ci ripensavo poco fa quando ho visto Loiseleur. Francamente, i docenti universitari…"
R: "Guardi, stavolta devo dirle che si sbaglia di grosso. La selezione naturale è un principio universale, che si applica a tutti gli esseri viventi ma assume forme molto diverse. Esiste anche tra i vegetali, ma in quel caso è legata all’accesso ai nutrimenti del suolo, all’acqua, alla luce… Quanto all’uomo, è un animale, ovviamente; ma non è né un cane della prateria né un’antilope. A garantirgli la posizione dominante nella natura non sono né gli artigli né i denti né la rapidità della corsa: è, molto semplicemente, l’intelligenza. Perciò posso dirglielo in tutta serietà: è perfettamente normale che i docenti universitari siano annoverati tra i maschi dominanti." Sorrise di nuovo. "Sa… Quando ci siamo visti a casa mia quel pomeriggio, abbiamo parlato di metafisica, di creazione dell’universo, eccetera. Sono pienamente consapevole che in generale non sia esattamente questo a interessare agli uomini; ma i veri argomenti sono, come ha detto lei, imbarazzanti da affrontare. Ancora adesso, peraltro, lei e io parliamo di selezione naturale, cerchiamo di mantenere la conversazione a un livello ragionevolmente elevato. È chiaramente difficile chiedere in maniera diretta: quale sarà il mio stipendio? A quante donne avrò diritto?"
F: "Quanto allo stipendio, in realtà, ho già un’idea abbastanza precisa."
R: "Be’, la quantità di donne ne consegue, grosso modo. La legge islamica impone che le spose siano trattate con uguaglianza, e questo crea già di per sé certi limiti, non foss’altro in termini di alloggio. Nel suo caso, penso che potrebbe avere tre spose senza troppe difficoltà – ma, chiaramente, non è in alcun modo obbligato."
Questo mi dava da pensare, ovviamente; ma avevo un’altra domanda, ancor più imbarazzante; prima di proseguire lanciai una rapida occhiata intorno a me, verificando che nessuno potesse sentirci.
F: "C’è anche… Cioè, è una cosa molto delicata… Diciamo che l’abbigliamento islamico ha i suoi vantaggi, l’atmosfera generale della società si è fatta più calma, ma è comunque molto… coprente, diciamo così. Quando ci si trova a dover scegliere, può creare qualche problema…"
Il sorriso di Rediger si fece ancora più largo.
R: "Mi creda, non deve sentirsi imbarazzato a parlarne! Non sarebbe un uomo se non avesse questo tipo di preoccupazioni… Ma adesso le faccio una domanda che forse può sembrarle sorprendente: ha davvero voglia di scegliere?"
F: "Be’… sì. Penso di sì."
R: "Non è un po’ un’illusione? Com’è noto, gli uomini, messi in condizione di scegliere, fanno tutti le stesse identiche scelte. È questo ad aver portato la maggior parte delle civiltà, in particolare la civiltà musulmana, all’istituzione delle mezzane. È una professione molto importante, riservata alle donne di grande esperienza e di grande saggezza. In quanto donne, le mezzane hanno ovviamente il diritto di vedere le ragazze spogliate, di effettuare quella che non si può che definire come una specie di valutazione, e di mettere in rapporto il loro fisico con la condizione sociale dei futuri sposi. Nel suo caso, posso garantirle che non avrebbe di che lamentarsi…"
Tacqui. A dire il vero, rimasi a bocca aperta. "Per inciso," proseguì Rediger, "se la specie umana è minimamente in grado di evolvere, lo deve proprio alla plasmabilità intellettuale delle donne. L’uomo, invece, è assolutamente ineducabile. Che sia un filosofo del linguaggio, un matematico o un compositore di musica seriale, opererà sempre, inesorabilmente, le sue scelte riproduttive su criteri meramente fisici, e criteri immutati da millenni. In partenza, ovviamente, anche le donne sono attratte innanzitutto dalle doti fisiche; ma, con un’educazione appropriata, si può riuscire a convincerle che l’essenziale non è quello. Le si può portare a essere attratte dagli uomini ricchi – e, dopotutto, arricchirsi richiede già un po’ più di intelligenza e di astuzia della media. Si può perfino, in una certa misura, persuaderle dell’alto valore erotico dei docenti universitari…".
Sorrideva sempre di più, per un istante mi chiesi se stesse facendo ironia, ma in realtà no, non credo. "Comunque si può anche assicurare ai docenti uno stipendio elevato, così si semplificano le cose…" concluse.
Che la mia vita intellettuale fosse finita era sempre più evidente, in pratica avrei ancora partecipato a qualche vago convegno, avrei vissuto sui miei resti e sulle mie rendite; ma cominciavo a prendere coscienza – e questa era una vera novità – del fatto che ci sarebbe stato, molto probabilmente, qualcos’altro. Sarebbero passate ancora un paio di settimane, come una sorta di dilazione da pudore, durante le quali la temperatura si sarebbe pian piano mitigata e la primavera sarebbe scesa sulla regione di Parigi; e poi, ovviamente, avrei chiamato Rediger per comunicargli la mia conversione.
Lui avrebbe accentuato un po’ la sua soddisfazione, soprattutto per delicatezza, perché avrebbe tenuto a mostrarsi sorpreso, per lasciarmi l’impressione di un
libero arbitrio; sarebbe stato genuinamente contento della mia accettazione, lo sapevo, ma in fondo la dava per già acquisita, certo da molto tempo, forse addirittura dal pomeriggio che avevo passato a casa sua in Rue des Arènes – in quell’occasione non avevo minimamente cercato di dissimulare l’effetto che mi facevano le doti fisiche di Aïcha, né le focaccine ripiene di Malika (due delle sue mogli).
Le donne musulmane erano devote e sottomesse, potevo contarci, venivano allevate in tal senso, e in fondo questo basta per dare piacere; quanto alla cucina un po’ me ne fregavo, ma in ogni caso ricevevano un’educazione appropriata, doveva essere proprio raro che non si riuscisse a farne delle casalinghe quantomeno passabili.
....
E poi sarebbe finita; sarei stato, da quel momento in poi, un musulmano. Il ricevimento alla Sorbona sarebbe stato molto più lungo. Rediger, sempre più orientato verso la carriera politica, sarebbe stato appena nominato ministro degli esteri, non avrebbe più avuto molto tempo da dedicare alla sua funzione di rettore d’università; tuttavia avrebbe tenuto a pronunciare lui stesso il discorso per la mia nomina (e sapevo, ne ero certo, che avrebbe preparato un eccellente discorso, e che sarebbe stato entusiasta di pronunciarlo). Ci sarebbero stati tutti i miei colleghi – la notizia della mia Pléiade si era diffusa nell’ambiente accademico, adesso ne erano tutti al corrente, non ero certo una relazione da trascurare; e tutti avrebbero indossato la toga, le autorità saudite avevano ripristinato l’adozione di questo indumento di gala.
Il cocktail sarebbe stato allegro, si sarebbe protratto fino a un’ora molto tarda. Dopo qualche mese ci sarebbe stata la ripresa delle lezioni, e ovviamente ci sarebbero state le studentesse – belle, velate, timide. Non so in che modo le informazioni sulla notorietà dei docenti circolassero tra le studentesse, fatto sta che circolavano da sempre, era inevitabile, e non pensavo che le cose fossero cambiate granché. Ciascuna di quelle ragazze, per quanto bella potesse essere, sarebbe stata felice e fiera di essere scelta da me, e onorata di condividere il mio talamo. Sarebbero state degne di essere amate; e io, per parte mia, sarei riuscito ad amarle.
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D'altra parte molti degli intellettuali, anche di sinistra, si sottomisero allo stesso modo al fascismo. In cambio del mantenimento del proprio status.