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Filosofia della satira

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marimba
marimba
Direttore del Corriere della Pera
Direttore del Corriere della Pera
*

Provo per una volta ad affrontare un argomento in modo serio. Lo stimolo mi viene da considerazioni che sento frullare in giro, circa l'utilità ed il senso della satira. Ciò evidentemente si connette col compito che maggiormente svolgo in questo forum, che come qualcuno saprà riguarda appunto questo tema.
Satira in senzo lato, magari etimologico. Ossia un piatto di portata saturo di ogni tipo di cibo, più o meno gradevole ma dai sapori forti. E quindi ironia, derisione dileggio, sarcasmo, ma anche grassocce futilità purchè divertenti o perlomeno stimolanti.

Ecco, tutto ciò serve davvero, oltre a gratificare chi ne è autore e qualche lettore dai gusti non sempre raffinati?
Prima di tutto bisognerebbe chiedersi se la satira è riuscita, se ha centrato davvero il tema, presentandolo in modo magari caricaturale ma sintetico, icastico. Ammettiamo per generosa ipotesi che sia così. Ma anche in questo caso qualcuno potrebbe storcere il naso. "Non è così che si combatte un avversario...", "non è dignitoso indulgere ad approcci grossolani... " et similia.

Sulla prima obiezione, che per comodità chiamerei "di sinistra", ci sarebbe da decidere se la satira sia uno strumento di battaglia politica contro un avversario. Secondo me no. E' uno strumento adatto non per infangare o deridere qualcuno, ma per sottolineare come quel qualcuno si infanghi e si copra di ridicolo da solo. Se poi da questo ne nasce anche un minimo apporto ad una battaglia civile, diciamo che è un effetto collaterale.
La satira non ha per obiettivo una parte politica, ma dei concetti astratti, come il potere, la vanità, la prepotenza, l'arroganza, l'ottusità, l'infingardaggine... tutte voci che non hanno colore, ma sono diffusamente distribuite in ogni ambito della società.

L'obiezione "di destra", quella sulla volgarità o sulla pesantezza del messaggio satirico, ha un retropensiero etico che nasconde un retro-retropensiero a mio avviso ipocrita. E cioè l'idea che tutto sommato il potere, qualunque esso sia, è una garanzia di stabilità e quindi va mantenuto. Le voci critiche, non che le si voglia soffocare, per carità, ma un po' di stile, di decenza...
E' ovvio che la risposta a queste argomentazioni non può non essere che pecoreccia, come quelle che si danno nello spazio a ciò destinato e che quindi qui mi astengo dal dare.

Ci sarebbe poi da valutare sia la varie modalità di fare satira, che gli effetti, i risultati su chi ne fruisce. Ma a questo punto l'ho fatta anche troppo lunga. Chi desidera continuare il discorso, si faccia avanti. Se no il polpettone può benissimo terminare qui. Filosofia della satira 389421934

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falansterio
falansterio
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Con vero piacere, cara Marimba, aggiungerò qualcosa a quanto hai già ottimamente messo in luce.
Sempre nell'ipotesi che la satira sia ben riuscita (altrimenti diventa una caricatura di se stessa, ossia una caricatura della caricatura, con risultati paragonabili a quelli della scena finale de La mosca di Cronenberg), direi che in sostanza la componente di battaglia politica è comunque in primo piano. Escludiamo a priori i casi, pur sempre presenti, in cui la satira è utilizzata per colpire un avversario in particolare: se così non è, allora l'eventuale personaggio raffigurato non rappresenta solo se stesso, ma un malcostume generalizzato di un'intera classe. Per quanto chi è senza peccato scagli la prima pietra, direi che le qualità da te sottolineate si trovano in massimo grado negli ambienti della politica, della finanza e in quelli a loro più vicini. Certo ci sono anche altrove, perché non si può pretendere che un popolo si comporti bene quando i primi a dare il cattivo esempio sono proprio i suoi governanti, però man mano che si scende lungo i gradini del potere l'entità del danno a carico della collettività è senz'altro minore.
Ci sarebbe poi da chiedersi qual è l'effetto pratico della satira, poiché deridere il malcostume non solo non significa scagliarsi contro di esso, ma spesso funge da valvola di sfogo per una società i cui comandanti hanno tutto l'interesse a mantenere nell'ignavia, con le stesse funzioni dei tanto sbandierati pericoli pubblici di turno. Prendiamo in giro i nostri capi, illudendoci per un momento che siano più disgraziati di noi, e poi torniamo a piegare la schiena col sorriso sulle labbra.
Se la satira serve a maturare una coscienza sociale più consapevole, allora ben venga; temo però che oggi non ci troviamo in simili circostanze. Anzi l'obiezione "di destra" si rivela tanto più inconsistente quanto più la satira effettivamente contribuisce a mantenere ben salde le redini del potere a chi già le possiede. Storicamente parlando, i tentativi di abolirla non hanno mai portato a nulla di buono.
Non dobbiamo però dimenticare che la satira, come la scienza, è uno strumento che si presta ai migliori e ai peggiori utilizzi. Com'è già successo in passato, mi auguro che anche in futuro possa svincolarsi dal servilismo, anche involontario, verso le sue vittime e la loro classe, per proporsi nella sua veste più fulgida, ovvero quello di contribuire a innescare un circolo virtuoso teso a migliorare la società.

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marimba
marimba
Direttore del Corriere della Pera
Direttore del Corriere della Pera
*

Se ho ben afferrato, il cuore dell'intervento di F risiede in queste frasi:
Prendiamo in giro i nostri capi, illudendoci per un momento che siano
più disgraziati di noi, e poi torniamo a piegare la schiena col sorriso
sulle labbra.

Se la satira serve a maturare una coscienza sociale
più consapevole, allora ben venga; temo però che oggi non ci troviamo in simili circostanze. Anzi l'obiezione "di destra" si rivela tanto più inconsistente quanto più la satira effettivamente contribuisce a mantenere ben salde le redini del potere a chi già le possiede.
Sostieni quindi che c'è una satira utile a combattere il potere, e una che tutto sommato lo sostiene, fungendo da valvola di scarico.

Direi che questo può accadere nelle società più evolute, in cui il potente accetta di venire sbeffeggiato perchè così si avvicina al popolo e al contempo mostra la propria superiorità, fingendosi immune alle critiche e persino compiacente.
Non pare però che sia il caso dell'Italia, se ricordiamo qualche esempio recente di voci dissenzienti ostacolate e boicottate. Sembra anzi che l'unica ironia tollerata sia l'autoironia, mentre quella degli altri appare ancora fastidiosa.

Già che ci siamo volevo un po' riflettere sull'insieme delle componenti della satira, che in genere non disdegna volgarità e facezie spinte o ciniche. Mi piacerebbe sapere come vedono questo aspetto i nostri lettori, ai quali lascerei la parola.

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Blasel
Blasel
Banned
Banned
La satira esiste da millenni e si palesa sia con scritti che con opere teatrali ed in generale e' sempre stato il governo il bersaglio di tale forma d'arte. Si ricordi, ai tempi ellenici, il grande Aristofane (I Cavalieri, Le Nuvole, Lisistrata......) che ironizzava Cleone ed il suo governo. Era il V secolo prima di Cristo.

In tempi piu' recenti, Ettore Petrolini, prematuramente scomparso nel 1936, otteneva grandissimo successo sbeffeggiando, con la sua satira, Mussolini ed il 'fascio' che erano all'apice del ventennio fascista, ed il Duce nulla poteva e se ne compiaceva.

Comunque desidero regalarvi un contributo tratto da Raffaele Petra marchese di Caccavone, duca di Maddaloni etc etc :



Ad una giovane signora

Or pallida, sparuta
da notturni strapazzi
hai logora la vita
tu ne zucato cazzi

Perche' non ti ebbi allato
nella mia verde eta'
tanno nu vermecale
je te puteva fa'


Va da me lungi, vanne...
dà ad altri la tua fè!
Mo tengo sittant''anne,
Nannì, che vuo'' da me?...


Insuperato atleta,
natura a me largì
nu cazzo d''otto deta
ca te putea servì...


Oggi esso è gloria vecchia,
un vanto che già fu,
nu passo, na pellecchia
ca piscia e niente cchiù...


Finor,quanto ho potuto,
l''arte lo ridestò;
mo è gghiuto, è proprio juto,
cchiù ncuorpo nun ne vo''!


Perchè destargli tanta
sete di voluttà?
Comm'' ''a reliquia santa
sulo lo può vasà!...



A'' confessione ''e Taniello


Taniello, ch''ave scupole
mo che se vo'' nzorà,
piglia e da Fra Liborio
va pe se confessà.
«Patre», le dice, «i'' roseco
e pe nniente me mpesto;
ma po'' dico ''o rosario,
e chello va pe'' cchesto...
Patre, ''ncuoll''a li ffemmene
campo e ''ncopp'' ''o bburdello;
me sento messe e ppredeche,
e chesto va pe'' cchello...
Jastemmo, arrobbo... ''O prossimo
spoglio e le dongo ''o riesto;
ma po'' faccio ''a llemosena,
e chello va pe'' cchesto...
E mo, Patre, sentitela
st''urtema cannunata:
la sora vosta, Briggeta,
me l''aggio ''nzaponata...»
Se vota Fra Liborio:
«Guagliò, tu si'' Taniello?...
I'' me ''nzapono a mammeta,
e chesto va pe'' cchello!...»



Mi auguro che vi abbiano divertito e che siete riusciti a tradurre i lemmi in vernacolo.

5
crigri
crigri
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Divertentissime, blasel, soprattutto la seconda, m'ha fatto morir dal ridere, la prima è un po' triste....porello!

6
doctor faust
doctor faust
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
La satira va di pari passo con la comicita'. Senza comicita' ci sono solo cattiverie, condite di finta satira.

7
Blasel
Blasel
Banned
Banned
Attualmente ci sono molti thread attivi che meriterebbero esser annoverati nella filosofia della satira, come, ad esempio "La più bbona del reame" (forum), cui si potrebbe dedicare il post n. 4 del presente thread

8
NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Dici? Io lascerei stare

9
Blasel
Blasel
Banned
Banned
NinfaEco ha scritto:Dici? Io lascerei stare

Ma infatti!

Mica ho risposto linkando il post summenzionato.

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