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Provo per una volta ad affrontare un argomento in modo serio. Lo stimolo mi viene da considerazioni che sento frullare in giro, circa l'utilità ed il senso della satira. Ciò evidentemente si connette col compito che maggiormente svolgo in questo forum, che come qualcuno saprà riguarda appunto questo tema.
Satira in senzo lato, magari etimologico. Ossia un piatto di portata saturo di ogni tipo di cibo, più o meno gradevole ma dai sapori forti. E quindi ironia, derisione dileggio, sarcasmo, ma anche grassocce futilità purchè divertenti o perlomeno stimolanti.
Ecco, tutto ciò serve davvero, oltre a gratificare chi ne è autore e qualche lettore dai gusti non sempre raffinati?
Prima di tutto bisognerebbe chiedersi se la satira è riuscita, se ha centrato davvero il tema, presentandolo in modo magari caricaturale ma sintetico, icastico. Ammettiamo per generosa ipotesi che sia così. Ma anche in questo caso qualcuno potrebbe storcere il naso. "Non è così che si combatte un avversario...", "non è dignitoso indulgere ad approcci grossolani... " et similia.
Sulla prima obiezione, che per comodità chiamerei "di sinistra", ci sarebbe da decidere se la satira sia uno strumento di battaglia politica contro un avversario. Secondo me no. E' uno strumento adatto non per infangare o deridere qualcuno, ma per sottolineare come quel qualcuno si infanghi e si copra di ridicolo da solo. Se poi da questo ne nasce anche un minimo apporto ad una battaglia civile, diciamo che è un effetto collaterale.
La satira non ha per obiettivo una parte politica, ma dei concetti astratti, come il potere, la vanità, la prepotenza, l'arroganza, l'ottusità, l'infingardaggine... tutte voci che non hanno colore, ma sono diffusamente distribuite in ogni ambito della società.
L'obiezione "di destra", quella sulla volgarità o sulla pesantezza del messaggio satirico, ha un retropensiero etico che nasconde un retro-retropensiero a mio avviso ipocrita. E cioè l'idea che tutto sommato il potere, qualunque esso sia, è una garanzia di stabilità e quindi va mantenuto. Le voci critiche, non che le si voglia soffocare, per carità, ma un po' di stile, di decenza...
E' ovvio che la risposta a queste argomentazioni non può non essere che pecoreccia, come quelle che si danno nello spazio a ciò destinato e che quindi qui mi astengo dal dare.
Ci sarebbe poi da valutare sia la varie modalità di fare satira, che gli effetti, i risultati su chi ne fruisce. Ma a questo punto l'ho fatta anche troppo lunga. Chi desidera continuare il discorso, si faccia avanti. Se no il polpettone può benissimo terminare qui.
Provo per una volta ad affrontare un argomento in modo serio. Lo stimolo mi viene da considerazioni che sento frullare in giro, circa l'utilità ed il senso della satira. Ciò evidentemente si connette col compito che maggiormente svolgo in questo forum, che come qualcuno saprà riguarda appunto questo tema.
Satira in senzo lato, magari etimologico. Ossia un piatto di portata saturo di ogni tipo di cibo, più o meno gradevole ma dai sapori forti. E quindi ironia, derisione dileggio, sarcasmo, ma anche grassocce futilità purchè divertenti o perlomeno stimolanti.
Ecco, tutto ciò serve davvero, oltre a gratificare chi ne è autore e qualche lettore dai gusti non sempre raffinati?
Prima di tutto bisognerebbe chiedersi se la satira è riuscita, se ha centrato davvero il tema, presentandolo in modo magari caricaturale ma sintetico, icastico. Ammettiamo per generosa ipotesi che sia così. Ma anche in questo caso qualcuno potrebbe storcere il naso. "Non è così che si combatte un avversario...", "non è dignitoso indulgere ad approcci grossolani... " et similia.
Sulla prima obiezione, che per comodità chiamerei "di sinistra", ci sarebbe da decidere se la satira sia uno strumento di battaglia politica contro un avversario. Secondo me no. E' uno strumento adatto non per infangare o deridere qualcuno, ma per sottolineare come quel qualcuno si infanghi e si copra di ridicolo da solo. Se poi da questo ne nasce anche un minimo apporto ad una battaglia civile, diciamo che è un effetto collaterale.
La satira non ha per obiettivo una parte politica, ma dei concetti astratti, come il potere, la vanità, la prepotenza, l'arroganza, l'ottusità, l'infingardaggine... tutte voci che non hanno colore, ma sono diffusamente distribuite in ogni ambito della società.
L'obiezione "di destra", quella sulla volgarità o sulla pesantezza del messaggio satirico, ha un retropensiero etico che nasconde un retro-retropensiero a mio avviso ipocrita. E cioè l'idea che tutto sommato il potere, qualunque esso sia, è una garanzia di stabilità e quindi va mantenuto. Le voci critiche, non che le si voglia soffocare, per carità, ma un po' di stile, di decenza...
E' ovvio che la risposta a queste argomentazioni non può non essere che pecoreccia, come quelle che si danno nello spazio a ciò destinato e che quindi qui mi astengo dal dare.
Ci sarebbe poi da valutare sia la varie modalità di fare satira, che gli effetti, i risultati su chi ne fruisce. Ma a questo punto l'ho fatta anche troppo lunga. Chi desidera continuare il discorso, si faccia avanti. Se no il polpettone può benissimo terminare qui.