Papiro P45: Vangeli e Atti degli Apostoli
Il papiro P45 è datato paleograficamente al 200-250 d.C. (III secolo), risale quindi a un secolo prima dei codici Vaticano, Alessandrino e Sinaitico, e fu pubblicato nel 1931. Esso contiene porzioni dei quattro Vangeli canonici e degli Atti degli Apostoli. Una porzione del papiro si trova presso la Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna (Pap. Vindob. G. 31974) mentre una porzione è conservata alla Chester Beatty Library (P. Chester Beatty I).
P45 nel complesso è un papiro abbastanza esteso, contiene stralci in greco di Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Atti degli Apostoli.
Uno dei primi e più autorevoli lavori su questo papiro è stato pubblicato nel 1965 da E.C. Colwell (Method in Evaluating Scribal Habits: a Study of P45, P66, P75).
Papiro P46: le lettere di Paolo
Il papiro P46 è stato datato inizialmente (1936) al 180-200 d.C. (fine del II secolo) e contiene resti delle lettere di Paolo: lettera ai Romani; prima lettera ai Corinzi; seconda lettera ai Corinzi; lettera ai Galati; lettera agli Efesini; lettera ai Filippesi; lettera ai Colossesi; prima lettera ai Tessalonicesi; lettera agli Ebrei. Il manoscritto è una delle collezioni più antiche di tali scritti.
Una parte del papiro P46 viene conservata presso la Biblioteca Ann Arbor dell’Università del Michigan (catalogata con la sigla P.Mich. inv. 6238) mentre un’altra porzione è conservata proprio alla Chester Beatty Library (P. Chester Beatty II). Interessante il fatto che P46 contenesse già la lettera agli Ebrei, testo la cui canonicità si è andata affermando più lentamente rispetto al resto del Nuovo Testamento. Del papiro si sono conservati complessivamente 86 fogli. Già all’atto della sua pubblicazione il papirologo tedesco Ulrich Wilcken propendeva per una datazione al 200 d.C. circa. Nel 1988 il papirologo Young Kyu Kim ha proposto addirittura che questo papiro venga retro datato alla fine I secolo, quindi veramente a ridosso delle vicende di Gesù e degli Apostoli e alla (seconda) distruzione del tempio di Gerusalemme in seguito alla prima guerra giudaica.
Papiro P47: Apocalisse di Giovanni
Il papiro P47 (P. Chester Beatty III) contiene invece stralci di Apocalisse (è il papiro che contiene la porzione maggiore di questo libro) ed è più recente rispetto agli altri, essendo stato datato alla metà del III secolo (250 d.C. circa). Il frammento in assoluto più antico che si conosca dell’Apocalisse è invece del II secolo, si tratta del papiro P98 conservato al Cairo presso l’ Institut Français d’Archéologie Orientale (I.F.A.O.) catalogato con la sigla P.IFAO 237B; esso apparteneva ad un codice e attesta in un lato Apocalisse 1:13-20 mentre nell'altro si sono preservate pochissime lettere, praticamente illeggibili, appartenenti ad Apocalisse 2:1.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Questa è scienza...e dimostra in modo inequivocabile, documenti alla mano, che il cristianesimo così come ci è pervenuto fino ad oggi ha origini antichissime...e non è assolutamente vero che venne "plasmato", in epoche più moderne, ad uso e consumo di qualcuno o di qualche vago disegno delirante.
Questa è scienza....il resto sono chiacchiere.
Il papiro P45 è datato paleograficamente al 200-250 d.C. (III secolo), risale quindi a un secolo prima dei codici Vaticano, Alessandrino e Sinaitico, e fu pubblicato nel 1931. Esso contiene porzioni dei quattro Vangeli canonici e degli Atti degli Apostoli. Una porzione del papiro si trova presso la Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna (Pap. Vindob. G. 31974) mentre una porzione è conservata alla Chester Beatty Library (P. Chester Beatty I).
P45 nel complesso è un papiro abbastanza esteso, contiene stralci in greco di Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Atti degli Apostoli.
Uno dei primi e più autorevoli lavori su questo papiro è stato pubblicato nel 1965 da E.C. Colwell (Method in Evaluating Scribal Habits: a Study of P45, P66, P75).
Papiro P46: le lettere di Paolo
Il papiro P46 è stato datato inizialmente (1936) al 180-200 d.C. (fine del II secolo) e contiene resti delle lettere di Paolo: lettera ai Romani; prima lettera ai Corinzi; seconda lettera ai Corinzi; lettera ai Galati; lettera agli Efesini; lettera ai Filippesi; lettera ai Colossesi; prima lettera ai Tessalonicesi; lettera agli Ebrei. Il manoscritto è una delle collezioni più antiche di tali scritti.
Una parte del papiro P46 viene conservata presso la Biblioteca Ann Arbor dell’Università del Michigan (catalogata con la sigla P.Mich. inv. 6238) mentre un’altra porzione è conservata proprio alla Chester Beatty Library (P. Chester Beatty II). Interessante il fatto che P46 contenesse già la lettera agli Ebrei, testo la cui canonicità si è andata affermando più lentamente rispetto al resto del Nuovo Testamento. Del papiro si sono conservati complessivamente 86 fogli. Già all’atto della sua pubblicazione il papirologo tedesco Ulrich Wilcken propendeva per una datazione al 200 d.C. circa. Nel 1988 il papirologo Young Kyu Kim ha proposto addirittura che questo papiro venga retro datato alla fine I secolo, quindi veramente a ridosso delle vicende di Gesù e degli Apostoli e alla (seconda) distruzione del tempio di Gerusalemme in seguito alla prima guerra giudaica.
Papiro P47: Apocalisse di Giovanni
Il papiro P47 (P. Chester Beatty III) contiene invece stralci di Apocalisse (è il papiro che contiene la porzione maggiore di questo libro) ed è più recente rispetto agli altri, essendo stato datato alla metà del III secolo (250 d.C. circa). Il frammento in assoluto più antico che si conosca dell’Apocalisse è invece del II secolo, si tratta del papiro P98 conservato al Cairo presso l’ Institut Français d’Archéologie Orientale (I.F.A.O.) catalogato con la sigla P.IFAO 237B; esso apparteneva ad un codice e attesta in un lato Apocalisse 1:13-20 mentre nell'altro si sono preservate pochissime lettere, praticamente illeggibili, appartenenti ad Apocalisse 2:1.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Questa è scienza...e dimostra in modo inequivocabile, documenti alla mano, che il cristianesimo così come ci è pervenuto fino ad oggi ha origini antichissime...e non è assolutamente vero che venne "plasmato", in epoche più moderne, ad uso e consumo di qualcuno o di qualche vago disegno delirante.
Questa è scienza....il resto sono chiacchiere.