come si vede sono stato istigato ed ogni minaccia è un debitoPazza_di_Acerra ha scritto:Non è male il racconto. Perseveri e ne pubblichi qui altri.
il raccontino vuole, vorrebbe dare l'idea di una sosta, uno stop in senso lato
"Martedì, tardo pomeriggio, auto aziendale sotto il culo e l'Appennino da scavalcare.
E nevica.
L'ultima settimana l'ho macinata al ritmo di 12 ore di lavoro al giorno, domani presenterò il progetto.
Mi sa che quello macinato sono io.
Sulla strada leggo SERVIZIO DI AREA
Al diavolo la cena col vicedirettore, mi fermo.
Più tardi lo chiamerò, darò la colpa al tempo, tanto sono già in ritardo.
Nell'autogrill, oltre al ragazzo dietro al banco, ci siamo solo io e una donna, forse un poco più giovane di me.
Evidentemente è un'ora morta, e poi è un tempo del cazzo.
Prendo un panino, una birra e mi siedo.
Quarantadue anni, gli ultimi passati a correre dietro al lavoro e alla carriera, chi l’avrebbe detto, proprio io.
Neanche poi strano che il matrimonio stia andando a rotoli.
Vuoi vedere che mi son fatto fregare?
Fuori la nevicata attutisce i rumori, nel locale il silenzio è disturbato solo dal ronzio di qualche macchinario.
La signora sembra non abbia niente da fare, jeans, stivali, maglione beige a collo alto, capelli neri e corti, occhi neri.
Non ha l’aria di una prostituta e perchè poi dovrebbe esserlo ?
Però non sembra neppure una in procinto di ripartire dopo un caffè.
Vorrei attaccare discorso ma non so come,
“senti, senti ti vorrei parlare”
poi prendendole la mano:
“Non so come cominciare, non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia?
Non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via.”
“Scusi posso offrirle da bere?” le chiedo.
Lei mi guarda, sembra mi veda solo ora,
“siamo solo noi due…” insisto “...giusto un bicchiere, tanto per parlare”.
Finalmente sorride, prendo bottiglia, bicchiere e quel che resta del panino e mi sposto al suo tavolo.
E ora che faccio?
“Vergognandomi, ma solo un poco appena, misi un disco nel juke-box
per sentirmi quasi in una scena di un film vecchio della Fox”
e chiedo al ragazzo di far andare lo stereo.
Mi presento, si presenta, parliamo; la musica, provvidenziale, colma i silenzi.
Ormai è buio, fuori i fari delle auto e le luci dell’area di sosta evidenziano la nevicata.
Sembra di essere in una specie di grande bolla ovattata.
Pochi minuti di cazzeggio e già c’è un po’ di confidenza, di complicità, quasi ci unisca qualcosa di non detto, di non visto.
La vita sembra si sia presa una pausa, le parlo guardandola negli occhi che lei mantiene nei miei senza difficoltà.
Il tempo è come sospeso, le prendo la mano, non la ritrae ma mi guarda, tra il divertito e l’interrogativo.
“Vai di fretta” mi dice, seria.
“È la vita che va in fretta, ma se stanotte rimani con me la mettiamo in standby … dai … andiamo via...” mi sento dire, io per primo sorpreso delle mie parole.
Per alcuni interminabili secondi mi guarda con gli occhi socchiusi come a capire cosa si nasconda nei miei, poi apre bocca per rispondere e...
le squilla il cellulare;
poche frasi, sottovoce, e in un attimo la bolla si rompe, la magia è finita.
Pago il conto - non ci siamo scambiati neppure il telefono - “si certo, anche le consumazioni della signora, quant’è?” - se mi sbrigo forse ancora arrivo in tempo.
La sosta è terminata."
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oh bimbi se un mi dite di farla finita potrebbero arrivarne anche altri,
'zzi vostri!