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La trappola del pensiero ossessivo: viaggio nel tunnel circolare e ritorno ( si spera)

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
lL pensiero ossessivo nasce da un’ipotesi su ciò che vorremmo o non vorremmo fare/subire. Quando entrambe le opzioni stridono con il nostro quadro di valori e/o ci spaventano il pensiero non si sfoga in alcun atto ma continua a ripetersi senza soluzione di continuità.
Lo stesso pensiero che "anticipa l'atto" diventa qualcosa di spaventevole. Il timore che possa ripresentarsi lo alimenta e lo rende l'ogggetto principale della nostra attenzione.
Il pensiero divenuto ossessivo può manifestarsi apertamente creando ansia e angoscia, oppure spingere la persona ad impegnarsi in pensieri di copertura, finalizzati proteggersi dall’idea che informa il pensiero vietato. Questi pensieri di copertura diventano dei veri e propri rituali mentali dal contenuto irrazionale che diventano automatici assumendo, essi stessi, una valenza ossessiva .
Uscire da questa trappola significa comprendere come un’ossessione funzioni ( dinamica), la ricerca del perché invece finisce per incrementarlo perchè da corpo a dubbi e rimuginazioni sul quel pensiero nel tentativo illusorio di comprenderne la natura . La ricerca del perchè di un pensiero ossessivo in fondo è parte dell'ossesione stessa.

Allego un breve video ( 3 minuti, ce la potete fare) in cui tutto è spiegato in soldoni, con estrema semplicità


In altre parole la ricerca del perchè è deleteria perchè consisterebbe nella ricerca della ragione per cui non torna un problema che non sussiste, esssendo legato ad un cattivo metodo. È il metodo che crea il problema.

Questa spiegazione mi trova d'accordo.
Eppure, mi viene da dire che la ricerca del perchè è inevitabile e strettamente intrecciata alla ricerca sulla dinamica del pensiero ossessivo ( il come).
Capire come funziona in pensiero ossessivo infatti significa anche capire perchè quel metodo ( quel come ) è stato scelto, e tutto questo è indistricabilmente connesso al perchè.
Sbaglio?
Cosa ne pensate voi?
Pensieri ossessivi ne avete mai avuti?
Esistono strategie mentali che alcune persone mettono in atto allo scopo di proteggersi da certe trappole. La differenza è tutta nelle reazioni che vengono messe  in atto per difendersi. In questo senso il pensiero ossessivo è un pessimo metodo di difesa che tende ad autoripetersi perchè continuamente fallisce e quindi deve ripartire da capo. Perchè se la strategia si rivela fallimentare non viene abbandonata? Perchè si ha inconsciamente fiducia in essa? Perchè non se ne conoscono altre? Perchè l'eventualità dell'azione va allontanata?
In consa consiste la differenza fra chi non cade in tale trappola e chi ci cade? In cosa consiste la differenza di reazione che scongiura in alcuni il rischio di entrare nel tunnel circolare?
Alcuni propongono manuali che educano ad adottare diverse strategie mentalli capaci di liberare dai pensieri ossessivi. Personalmente mi si rizza il pelo... ma ammetto che mi si rizza a priori. Voi pensate possano avere una validità?

2
Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
Viandante Storico
il problema è che il percorso cognitivo, citato nel video, è tendenzialmente controintuitivo, e la cognizione stessa è relativamente provvisoria e labile a fronte di certi percorsi: come il prof. di Estetica che rimuove il suo metodo criticoquando sceglie gli arredamenti di casa sua... SGHIGNAZZARE

poiché ci percepiamo (oltretutto, a torto) come soggetti unitari e coerenti, tendiamo spontaneamente ad attribuire ad insiemi di fatti e comportamenti individuali quella stessa logica che pretendiamo guidi le nostre intenzioni, spesso con rielaborazioni a posteriori;

da qui, la propensione ad attribuire logiche compensibili ed "umane" anche a sistemi complessi governati da leggi pluraliste e/o del caos, e quindi l'ossessione; vedi l'immaginario complottista, ecc...

la soluzione: due pillole "Menefotto" al mattino, e due alla sera, e per eventuali intolleranze agli eccipienti è disponibile la versione "N'to Qhulo", commercializzata al nord del Po nella versione "Pota Pota";

qualche giorno fa ero in Val Camonica e ho fatto scorta La trappola del pensiero ossessivo: viaggio nel tunnel circolare e ritorno ( si spera) 214252

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Pazza_di_Acerra
Pazza_di_Acerra
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Magonzo ha scritto:il problema è che il percorso cognitivo, citato nel video, è tendenzialmente controintuitivo, e la cognizione stessa è relativamente provvisoria e labile a fronte di certi percorsi: come il prof. di Estetica che rimuove il suo metodo criticoquando sceglie gli arredamenti di casa sua... SGHIGNAZZARE

poiché ci percepiamo (oltretutto, a torto) come soggetti unitari e coerenti, tendiamo spontaneamente ad attribuire ad insiemi di fatti e comportamenti individuali quella stessa logica che pretendiamo guidi le nostre intenzioni, spesso con rielaborazioni a posteriori;

da qui, la propensione ad attribuire logiche compensibili ed "umane" anche a sistemi complessi governati da leggi pluraliste e/o del caos, e quindi l'ossessione; vedi l'immaginario complottista, ecc...

la soluzione: due pillole "Menefotto" al mattino, e due alla sera, e per eventuali intolleranze agli eccipienti è disponibile la versione "N'to Qhulo", commercializzata al nord del Po nella versione "Pota Pota";qualche giorno fa ero in Val Camonica e ho fatto scorta La trappola del pensiero ossessivo: viaggio nel tunnel circolare e ritorno ( si spera) 214252

E' esattamente la cura che mi hanno prescritto anni fa quando ero sull'orlo, e oltre l'orlo, del suicidio, e da allora me ne attengo scrupolosamente...

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Zadig
Zadig
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
se non si trova la soluzione di un problema allora vuol dire che, ammesso se ne trovi una, è di certo sbagliata.
Almeno in quel momento è meglio aspettare di trovarne una che ci sembri valida.

Le pillole di magonzo funzionano benissimo, ma purtroppo se si è intolleranti a certi eccipienti (a causa di troppo orgoglio, ad esempio) quelle pillole li potrebbero addirittura amplificare il problema e distanziare dalla risposta "esatta".

5
Pazza_di_Acerra
Pazza_di_Acerra
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Zadig ha scritto:se non si trova la soluzione di un problema allora vuol dire che, ammesso se ne trovi una, è di certo sbagliata.
Almeno in quel momento è meglio aspettare di trovarne una che ci sembri valida.

Le pillole di magonzo funzionano benissimo, ma purtroppo se si è intolleranti a certi eccipienti (a causa di troppo orgoglio, ad esempio) quelle pillole li potrebbero addirittura amplificare il problema e distanziare dalla risposta "esatta".

Ma il problema sta proprio nel riuscire a capire che in certi casi non esiste una risposta "esatta" proprio perché già la domanda è capziosa.

6
Zadig
Zadig
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Pazza_di_Acerra ha scritto:
Zadig ha scritto:se non si trova la soluzione di un problema allora vuol dire che, ammesso se ne trovi una, è di certo sbagliata.
Almeno in quel momento è meglio aspettare di trovarne una che ci sembri valida.

Le pillole di magonzo funzionano benissimo, ma purtroppo se si è intolleranti a certi eccipienti (a causa di troppo orgoglio, ad esempio) quelle pillole li potrebbero addirittura amplificare il problema e distanziare dalla risposta "esatta".

Ma il problema sta proprio nel riuscire a capire che in certi casi non esiste una risposta "esatta" proprio perché già la domanda è capziosa.
certo, questo era sottinteso!

7
NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Magonzo ha scritto:
poiché ci percepiamo (oltretutto, a torto) come soggetti unitari e coerenti, tendiamo spontaneamente ad attribuire ad insiemi di fatti e comportamenti individuali quella stessa logica che pretendiamo guidi le nostre intenzioni, spesso con rielaborazioni a posteriori;

A torto dici? Per me è esattamente ciò che siamo. La nostra esistenza consiste nella costruzione di noi stessi come sistema unitario e coerente a partire da un'unità originaria che esige essenzialmente questo tipo di strutturazione. Siamo fatti di tante cose: consapevoli, inconsapevoli e cose addirittura reciprocamente contraddittorie. Ma tutta questa differenza è parte di un'unità la cui coerenza costituisce la condizione necessaria ( anche se non sufficiente) del nostro benessere. Laddove non c'è coerenza, non c'è integrazione e nei casi più gravi c'è disintegrazione. Il fatto che non siamo limpidi e monolitici, non significa che non siamo unitari e che non necessitiamo di coerenza ( coerenza narrativa, non coerenza logica).


la soluzione: due pillole "Menefotto" al mattino, e due alla sera, e per eventuali intolleranze agli eccipienti è disponibile la versione "N'to Qhulo", commercializzata al nord del Po nella versione "Pota Pota";

Il problema è che in certe condizioni sarebbero pillole assolutamente inefficaci.

Una cosa che sembra così facile non lo è. Lo dico senza cercare auto giustificazioni frignone, ma con una certa rabbia. Il circolo ossessivo tende ad auto alimentarsi ed è mostruosamente invalidante, perchè priva di risorse fisiche e mentali.
Ci hai mai avuto a che fare? Io conosco i miei come, ed ho una vaga idea dei miei perchè. Ma non sono libera. Il minimo stimolo innesca il loop delle mie paure ultimamente. E le persone te ne danno di timoli sai... la stupidità più gretta abbonda e non conosce crisi...

Pazza_di_Acerra ha scritto:
E' esattamente la cura che mi hanno prescritto anni fa quando ero sull'orlo, e oltre l'orlo, del suicidio, e da allora me ne attengo scrupolosamente...

Cosa è cambiato nel tuo modo di rapportarti alla vita?

Zadig ha scritto:se non si trova la soluzione di un problema allora vuol dire che, ammesso se ne trovi una, è di certo sbagliata.
Almeno in quel momento è meglio aspettare di trovarne una che ci sembri valida.

Questo non è un ragionamento che smonta il problema quando sussiste, perchè anche facendo questa saggia constatazione, resta comunque inappagato un bisogno che deve essere saziato. Su quale sia l'indagine è aperta.

8
Pazza_di_Acerra
Pazza_di_Acerra
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Pazza_di_Acerra ha scritto:]
E' esattamente la cura che mi hanno prescritto anni fa quando ero sull'orlo, e oltre l'orlo, del suicidio, e da allora me ne attengo scrupolosamente...

Cosa è cambiato nel tuo modo di rapportarti alla vita?


E' cambiato di 180 gradi... ma di queste cose te ne parlerò a voce perché non amo esporle...

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Fai bene

10
Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
Viandante Storico
NinfaEco ha scritto:
Magonzo ha scritto:
poiché ci percepiamo (oltretutto, a torto) come soggetti unitari e coerenti, tendiamo spontaneamente ad attribuire ad insiemi di fatti e comportamenti individuali quella stessa logica che pretendiamo guidi le nostre intenzioni, spesso con rielaborazioni a posteriori;

A torto dici? Per me è esattamente ciò che siamo. La nostra esistenza consiste nella costruzione di noi stessi come sistema unitario e coerente a partire da un'unità originaria che esige essenzialmente questo tipo di strutturazione. Siamo fatti di tante cose: consapevoli, inconsapevoli e cose addirittura reciprocamente contraddittorie. Ma tutta questa differenza è parte di un'unità la cui coerenza costituisce la condizione necessaria ( anche se non sufficiente) del nostro benessere. Laddove non c'è coerenza, non c'è integrazione e nei casi più gravi c'è disintegrazione. Il fatto che non siamo limpidi e monolitici, non significa che non siamo unitari e che non necessitiamo di coerenza ( coerenza narrativa, non coerenza logica).

la coerenza a cui mi rierisco non è quella esplicativa, "scientifica" per così dire, ma quella elaborata a posteriori per adattarsi all'eterogenesi dei fini e inglobare questi ultimi in un progetto originario, che verosimilmente quei fini non contemplava affatto;
il risultato a latere però è che quello stesso processo ricostruttivo si applica agli eventi e alla parte che individui, o peggio entità plurali o inpersonali, hanno nel produrre quegli eventi;
così, la necessità di un senso coerente secondo la prospettiva (intenzionale) dell'individuo "regala" la fissazione ossessiva, uk cui oggetto è verosimilmente un feticcio ansiofugo della comprensione della realtà;

la soluzione: due pillole "Menefotto" al mattino, e due alla sera, e per eventuali intolleranze agli eccipienti è disponibile la versione "N'to Qhulo", commercializzata al nord del Po nella versione "Pota Pota";

Il problema è che in certe condizioni sarebbero pillole assolutamente inefficaci.

Una cosa che sembra così facile non lo è. Lo dico senza cercare auto giustificazioni frignone, ma con una certa rabbia. Il circolo ossessivo tende ad auto alimentarsi ed è mostruosamente invalidante, perchè priva di risorse fisiche e mentali.
Ci hai mai avuto a che fare? Io conosco i miei come, ed ho una vaga idea dei miei perchè. Ma non sono libera. Il minimo stimolo innesca il loop delle mie paure ultimamente. E le persone te ne danno di timoli sai... la stupidità più gretta abbonda e non conosce crisi...
non saprei... probabilmente ho sofferto e soffro tutt'ora di moderate ossessioni (le tue terga valgono ? rolleyss ), ma ho abbastanza l'impressione che alcuni eventi ed incontri mi abbiano un po' relativizzato di fronte a me stesso, col risultato di depotenziare quei meccanismi;
cedo che la consapevolezza obbligatoria di avere condiviso e di condividere tutt'ora grandi esperienze e felicità, seppure mutilate, allontani molto la prospettiva di persecuzione e paura; quella consapevolezza diventa asserzione e sovverte la passività, l'impotenza, che è all'origine di un sentimento ossessivo;
ma capisco che questo forse è solo un mio modo di guardare un bicchiere mezzo pieno, che non necessariamente funziona per tutte le sensibilità.

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
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Magonzo ha scritto:
non saprei... probabilmente ho sofferto e soffro tutt'ora di moderate ossessioni (le tue terga valgono ? rolleyss ), ma ho abbastanza l'impressione che alcuni eventi ed incontri mi abbiano un po' relativizzato di fronte a me stesso, col risultato di depotenziare quei meccanismi;
cedo che la consapevolezza obbligatoria di avere condiviso e di condividere tutt'ora grandi esperienze e felicità, seppure mutilate, allontani molto la prospettiva di persecuzione e paura; quella consapevolezza diventa asserzione e sovverte la passività, l'impotenza, che è all'origine di un sentimento ossessivo;
ma capisco che questo forse è solo un mio modo di guardare un bicchiere mezzo pieno, che non necessariamente funziona per tutte le sensibilità.


Pensa che nel mio caso è proprio la consapevolezza della felicità ad alimentarle talvolta. Non riesco a crederci.. o almeno a crederci in modo continuativo.... forse. Non è una cosa che so spiegarmi bene. Comunque lotto.

( Ma certo che le mie terga valgono sedere )

12
Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
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NinfaEco ha scritto:Pensa che nel mio caso è proprio la consapevolezza della felicità ad alimentarle talvolta. Non riesco a crederci.. o almeno a crederci in modo continuativo.... forse. Non è una cosa che so spiegarmi bene. Comunque lotto.
ma, scusa eh... un momento di felicità vissuto, acquisito, non è già una certezza ? cosa c'è da credere o discutere ? il timore che fugga ? e allora ?
non è forse già la testimonianza che "si può fare" ? magari si può anche perdere; ma poi ricominciare con la consapevolezza di sapere che accade, che si è testimoni di "quella cosa lì", che si può proporre ad altri...
io la trovo una fonte di energia vitale essenziale.

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Aleister
Aleister
Viandante Storico
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Negli orizzonti di vita dominata dal pensiero ossessivo si coglie anche la smania, la tendenza fatale, alla precisione e alla perfezione.
Nel fluire del tempo e nel fluire delle cose, in cui ciascuno di noi è immerso, ci sono cose che esigono precisione e non ammettono errori ma ci sono cose (molte cose) che sfuggono a questa esigenza di precisione implacabile e assoluta; e noi abbiamo immediata coscienza delle une e delle altre: sappiamo (sentiamo) quando sia necessaria una precisione radicale e quando questa non sia necessaria. Siamo anche liberi di scegliere e di valutare quali cose siano “importanti” e quali non lo siano; quali abbiano bisogno di precisione e quali non ne abbiano. Ci affidiamo, così, all’intuizione e alla erratica riflessione che ci consentono di percorrere il cammino della vita nelle sue svolte programmate e in quelle inattese, nelle sue difficoltà e nelle sue speranze, nelle sue scelte obbligate e in quelle discrezionali.
Nei modi di essere e nei modi di agire (pragmatici) che contrassegnano la forma di esistenza "ossessiva" le cose cambiano radicalmente: non c’è più (si dissolve) ogni gerarchia fra le cose “importanti” e quelle che non lo sono; ma le cose sono tutte importanti e tutte esigono precisione: nel contesto di una livellazione desertica dei significati e di un’angoscia terrificante che nasce in questa corsa disperata a realizzare sequenze sempre più esatte e sempre più precise.

Quanto alle soluzioni la più semplice consisterebbe nel riconoscerne l'inutilità. La ricerca della soluzione verrebbe immediatamente inglobata nei meccanismi ossessivi divenendo un (falso) problema. Il pensiero ossessivo si regge sulla presunzione di un soggetto pensante - dove vi è solo un flusso di pensieri accidentali e impermanenti - e sulla difesa "ossessiva" dell'identità vanita, mai stata. Senza dimenticare che la soluzione non viene "dopo" il problematizzare ma ne è la condizione di possibilità.....

14
NinfaEco
NinfaEco
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Viandante Ad Honorem
Magonzo ha scritto:
NinfaEco ha scritto:Pensa che nel mio caso è proprio la consapevolezza della felicità ad alimentarle talvolta. Non riesco a crederci.. o almeno a crederci in modo continuativo.... forse. Non è una cosa che so spiegarmi bene. Comunque lotto.
ma, scusa eh... un momento di felicità vissuto, acquisito, non è già una certezza ? cosa c'è da credere o discutere ? il timore che fugga ? e allora ?
non è forse già la testimonianza che "si può fare" ? magari si può anche perdere; ma poi ricominciare con la consapevolezza di sapere che accade, che si è testimoni di "quella cosa lì", che si può proporre ad altri...
io la trovo una fonte di energia vitale essenziale.
Certezza di cosa Maghetto? ( faccina con sorriso triste non disponibile in archivio)
La felicità che senti può sparire in ogni momento, e addirittura rivelarsi frutto di un'illusione.
Io non solo temo la prima cosa, ma temo anche la seconda.
Il dolore che ne deriva è ogni volta più inaridente, e non voglio che dentro di me resti il nulla. Oltretutto, io assomiglio a certe razze di cani che si affezionano una volta sola pur essendo di buon carattere. Quindi le volte che mi è toccato farlo superano già di molto la mia capacità di sopportazione.
Fra le nostre due posizioni, quella intelligente è la tua, non la mia. Però è quello che sento.

Aleister ha scritto:Negli orizzonti di vita dominata dal pensiero ossessivo si coglie anche la smania, la tendenza fatale, alla precisione e alla perfezione.
(....)
Nei modi di essere e nei modi di agire (pragmatici) che contrassegnano la forma di esistenza "ossessiva" le cose cambiano radicalmente: non c’è più (si dissolve) ogni gerarchia fra le cose “importanti” e quelle che non lo sono; ma le cose sono tutte importanti e tutte esigono precisione: nel contesto di una livellazione desertica dei significati e di un’angoscia terrificante che nasce in questa corsa disperata a realizzare sequenze sempre più esatte e sempre più precise.

Quanto alle soluzioni la più semplice consisterebbe nel riconoscerne l'inutilità. La ricerca della soluzione verrebbe immediatamente inglobata nei meccanismi ossessivi divenendo un (falso) problema.(...)

Vero. Per molte persone c'è anche questo aspetto. In senso lato anche allontanare il timore della perditra significa ricercare la perfezione in se e nell'altro. Ogni cosa diventa essenziale perchè ogni fatto è un'indicatore, secondo me. Il nemico è ovunque quindi anche uno stelo d'erba che si muove può tradirne la presenza. In questo senso mi pare che più che un'eventuale attacco del nemico, si tema di doverso rimproverare di non averlo visto... di aver allentato la guardia. La cosa che fa più male non è il suo attacco ma la consapevolezza di averlo permesso allentando la guardia.
L'inutilità... si aiuta... ma è un fatto di consapevolezza

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Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
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NinfaEco ha scritto:
Magonzo ha scritto:
NinfaEco ha scritto:Pensa che nel mio caso è proprio la consapevolezza della felicità ad alimentarle talvolta. Non riesco a crederci.. o almeno a crederci in modo continuativo.... forse. Non è una cosa che so spiegarmi bene. Comunque lotto.
ma, scusa eh... un momento di felicità vissuto, acquisito, non è già una certezza ? cosa c'è da credere o discutere ? il timore che fugga ? e allora ?
non è forse già la testimonianza che "si può fare" ? magari si può anche perdere; ma poi ricominciare con la consapevolezza di sapere che accade, che si è testimoni di "quella cosa lì", che si può proporre ad altri...
io la trovo una fonte di energia vitale essenziale.
Certezza di cosa Maghetto? ( faccina con sorriso triste non disponibile in archivio)
La felicità che senti può sparire in ogni momento, e addirittura rivelarsi frutto di un'illusione.
Io non solo temo la prima cosa, ma temo anche la seconda.
Il dolore che ne deriva è ogni volta più inaridente, e non voglio che dentro di me resti il nulla. Oltretutto, io assomiglio a certe razze di cani che si affezionano una volta sola pur essendo di buon carattere. Quindi le volte che mi è toccato farlo superano già di molto la mia capacità di sopportazione.
Fra le nostre due posizioni, quella intelligente è la tua, non la mia. Però è quello che sento.
guarda che questa non è una gara a chi è più intelligente o a chi ha più buon senso, ma solo un confronto tra esperienze:

per me il punto è che quello che hai dato non te lo può togliere niente;
il modo in cui hai vissuto determinate circostanze umane è in tuo esclusivo potere, ed è la testimonianza che "si può";
tanto, se dobbiamo tutti diventar cenere, cos'altro conta ?

sarei tentato di procedere in un pippone sull'educazione esistenziale cattolica, che concepisce la vita come un processo di sacrificio in cambio di remunerazione e trasforma le aspettative esistenziali in un immenso Suk, ma non voglio mandare il 3d sulla tangente, e nemmeno sulla tangenziale La trappola del pensiero ossessivo: viaggio nel tunnel circolare e ritorno ( si spera) 214252

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
E invece ce lo porteresti per favore?
Quando tu dici qualcosa, ormai ho capito che è solo la punta di un iceberg.
Non che la punta non abbia un suo perchè... ma anche l'iceberg è interessante Sorriso Scemo

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Magonzo
Magonzo
Viandante Storico
Viandante Storico
NinfaEco ha scritto:E invece ce lo porteresti per favore?
Quando tu dici qualcosa, ormai ho capito che è solo la punta di un iceberg.
Non che la punta non abbia un suo perchè... ma anche l'iceberg è interessante Sorriso Scemo
roba fredda, eh ! SGHIGNAZZARE

la nostra educazione ci forma all'obbedienza che dovrebbe concretizzarsi in sacrifcio, in cambio del quale è promessa una remunerazione;
è il tipico schema rurale mediterraneo introiettato dal cattolicesimo: il padre contadino distribuisce la terra ai figli obbedienti, il sistema feudale del vassallaggio, la burocrazia, la cooptazione, l'opportunismo...
tutto porta d un sistema di relazioni con l'esistenza formato sull'attesa di una remunerazione;

nelle società della Riforma, invece, già in fondate su mitologie più ancorate a realtà di caccia, raccolta e predazione, meno dipendenti dalla cooptazione e più propense alla ricerca di nuovi spazi, prevale una nozione moderna di autonomia e centralità della volizione, grata all'Essere trascendentale per l'opportunità, il terreno di caccia o gli spazi da colonizzare, ma refrattaria al rito sacrificale (vedi l'abolizione della messa...);

in una trasposizione di questa dicotomia riferita a quello che scrivevo, il tuo modo di vivere una circostanza è già di per sé creatore di quella, poiché le dà un senso, a prescindere da qualsiasi esito remunerativo;
se l'ommo ti lascia per la nanaculonasenzacollo, peggio per lui e per la nana, ma non ti toglie certo ciò che hai dato in quella circostanza;
voglio dire: il "lieto fine" non può che essere nel momento presente, se riesci a dargli un senso lieto; se invece lo vivi come sacrificio e attesa di redenzione, non puoi che aspettarti una fregatura, ma dipende solo da te.

18
Aleister
Aleister
Viandante Storico
Viandante Storico
@Ninfa

Bellissima l'immagine dello stelo d'erba e della minaccia..Riesce a cogliere la presenza, nel mondo del pensiero ossessivo, degli sguardi velenosi e stregati dell’angoscia, dell’inquietudine, dello sgomento, del terrore, della nausea. Nel mondo della vita ossessiva non ci sono più cose ovvie e cose inermi, e docili, ma solo figure scarnificate dall’angoscia e dalla preoccupazione: dalla mancanza di quiete e di silenzio. Questo, ovviamente, quando le esperienze ossessive ( cosa che può avvenire da un istante all’altro) si accentuano e si incendiano: s-latentizzandosi.
Ecco perchè si può paragonare questo modo di vivere il mondo con quello che può accadere a ciascuno di noi: nella misura in cui, da una verde distesa di prati che invita alla quiete e alla distensione (alla nostalgia e al raccoglimento), sentiamo risuonare il sibilo velenoso di una serpe; e allora il mondo, in cui siamo immersi, cambia improvvisamente e radicalmente: alla dolcezza e alla quiete si sostituiscono l’angoscia e lo spavento.

19
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
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pat VODOO DOLL

20
Candido
Candido
Viandante Storico
Viandante Storico
Zadig ha scritto:se non si trova la soluzione di un problema allora vuol dire che, ammesso se ne trovi una, è di certo sbagliata.
Almeno in quel momento è meglio aspettare di trovarne una che ci sembri valida.

Le pillole di magonzo funzionano benissimo, ma purtroppo se si è intolleranti a certi eccipienti (a causa di troppo orgoglio, ad esempio) quelle pillole li potrebbero addirittura amplificare il problema e distanziare dalla risposta "esatta".

Indove le vendono 'ste pillole? io da una vita sono ossessionato dai pensieri ossessivi. Un tempo, fra le altre cose, ossesso dal sesso, pensa un po'... inizio a sorridere

21
Zadig
Zadig
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Candido ha scritto:
Zadig ha scritto:se non si trova la soluzione di un problema allora vuol dire che, ammesso se ne trovi una, è di certo sbagliata.
Almeno in quel momento è meglio aspettare di trovarne una che ci sembri valida.

Le pillole di magonzo funzionano benissimo, ma purtroppo se si è intolleranti a certi eccipienti (a causa di troppo orgoglio, ad esempio) quelle pillole li potrebbero addirittura amplificare il problema e distanziare dalla risposta "esatta".

Indove le vendono 'ste pillole? io da una vita sono ossessionato dai pensieri ossessivi. Un tempo, fra le altre cose, ossesso dal sesso, pensa un po'... inizio a sorridere
ah, quelle sono le pillole blu...
e non fanno diventare puffi.

22
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
cel'ho grande ce l'ho blu...la canzone preferita dal grande puffo rotolarsi dal ridere

23
NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Magonzo ha scritto:
NinfaEco ha scritto:E invece ce lo porteresti per favore?
Quando tu dici qualcosa, ormai ho capito che è solo la punta di un iceberg.
Non che la punta non abbia un suo perchè... ma anche l'iceberg è interessante Sorriso Scemo
roba fredda, eh ! SGHIGNAZZARE

la nostra educazione ci forma all'obbedienza che dovrebbe concretizzarsi in sacrifcio, in cambio del quale è promessa una remunerazione;
è il tipico schema rurale mediterraneo introiettato dal cattolicesimo: il padre contadino distribuisce la terra ai figli obbedienti, il sistema feudale del vassallaggio, la burocrazia, la cooptazione, l'opportunismo...
tutto porta d un sistema di relazioni con l'esistenza formato sull'attesa di una remunerazione;

nelle società della Riforma, invece, già in fondate su mitologie più ancorate a realtà di caccia, raccolta e predazione, meno dipendenti dalla cooptazione e più propense alla ricerca di nuovi spazi, prevale una nozione moderna di autonomia e centralità della volizione, grata all'Essere trascendentale per l'opportunità, il terreno di caccia o gli spazi da colonizzare, ma refrattaria al rito sacrificale (vedi l'abolizione della messa...);

in una trasposizione di questa dicotomia riferita a quello che scrivevo, il tuo modo di vivere una circostanza è già di per sé creatore di quella, poiché le dà un senso, a prescindere da qualsiasi esito remunerativo;
se l'ommo ti lascia per la nanaculonasenzacollo, peggio per lui e per la nana, ma non ti toglie certo ciò che hai dato in quella circostanza;
voglio dire: il "lieto fine" non può che essere nel momento presente, se riesci a dargli un senso lieto; se invece lo vivi come sacrificio e attesa di redenzione, non puoi che aspettarti una fregatura, ma dipende solo da te.


Giuro che pur essendomi fatta ogni tipo di tour mentale, a questo non avevo mai, mai pensato.
Mai ho visto le cose in questi termini.
Ci devo pensare Magonzo.

Aleister ha scritto: s-latentizzandosi.


Non quoto il resto perchè non ho nulla da aggiungere o contestare. Quoto questa parola che siamo in pochi ad usare. Mi fa effetto leggerla.

Può s-latentizzarsi il mascheramento di qualcosa di latente, essendo il mascheramento la sua espressione?
Mi è venuto da chiedermelo leggendo questa parola in questo contesto.

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BigBossStigazzi
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Viandante Ad Honorem
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[quote="Magonzo"]
NinfaEco ha scritto:E invece ce lo porteresti per favore?
Quando tu dici qualcosa, ormai ho capito che è solo la punta di un iceberg.
Non che la punta non abbia un suo perchè... ma anche l'iceberg è interessante Sorriso Scemo
roba fredda, eh ! SGHIGNAZZARE

la nostra educazione ci forma all'obbedienza che dovrebbe concretizzarsi in sacrifcio, in cambio del quale è promessa una remunerazione;
è il tipico schema rurale mediterraneo introiettato dal cattolicesimo: il padre contadino distribuisce la terra ai figli obbedienti, il sistema feudale del vassallaggio, la burocrazia, la cooptazione, l'opportunismo...
tutto porta d un sistema di relazioni con l'esistenza formato sull'attesa di una remunerazione;

nelle società della Riforma, invece, già in fondate su mitologie più ancorate a realtà di caccia, raccolta e predazione, meno dipendenti dalla cooptazione e più propense alla ricerca di nuovi spazi, prevale una nozione moderna di autonomia e centralità della volizione, grata all'Essere trascendentale per l'opportunità, il terreno di caccia o gli spazi da colonizzare, ma refrattaria al rito sacrificale (vedi l'abolizione della messa...);

in una trasposizione di questa dicotomia riferita a quello che scrivevo, il tuo modo di vivere una circostanza è già di per sé creatore di quella, poiché le dà un senso, a prescindere da qualsiasi esito remunerativo;se l'ommo ti lascia per la nanaculonasenzacollo, peggio per lui e per la nana, ma non ti toglie certo ciò che hai dato in quella circostanza;
voglio dire: il "lieto fine" non può che essere nel momento presente, se riesci a dargli un senso lieto; se invece lo vivi come sacrificio e attesa di redenzione, non puoi che aspettarti una fregatura, ma dipende solo da te.
[/quot

quoto in toto il grassettato o meglio aggiumgo che "essendo così, il premio è già nel come vivi le cose" quindi candy candy che vive nel mondo di caramello vive nel migliore dei mondi possibili di pan-gloss ANCHE SE LO PRENDE NEL CULO è FELICE PERCHè LE SEMBRA CHE LE ABBIANO DATOUN FIORE Sorriso Scemo

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Aleister
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Viandante Storico
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@Ninfa

Può s-latentizzarsi il mascheramento di qualcosa di latente, essendo il mascheramento la sua espressione?
Mi è venuto da chiedermelo leggendo questa parola in questo contesto


Osservazione lucidissima che richiama al perenne quesito: la soluzione, ammesso vi sia, risiede nella liberazione dalle maschere o nella liberazione delle maschere? L'idea di mascheramento presuppone un vero ma venuta meno l'illusione di una verità che ne è del mascheramento?...

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