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Ovvero: materiale di conversazione sui best seller estivi. Senza prendervi il disturbo di leggerli

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cinzia
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Viandante Storico
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di Massimo gramellini
 
Siamo soltanto alla seconda riunione del club e già ci sarebbero ottime ragioni per sbattermi fuori. L’Ippogrifo è emblema di leggerezza e io mi presento all’appuntamento di giugno con un film infinito, una suite musicale massiccia e due romanzi che pesano mezzo chilo.

Potrei difendermi dicendo che l’ho fatto per voi. Volevo offrirvi materiale di conversazione sui best seller estivi senza che vi prendeste il disturbo di leggerli (anche se, almeno in un caso, ne vale la pena).

Il primo malloppo, cinque etti e duecento grammi, è Inferno di Dan Brown, l’inventore indiscusso del polpettone nevrotico. Le sue storie si sviluppano nell’arco di una sola giornata, costringendo il protagonista e il lettore a una corsa parossistica contro il tempo. Il professor Robert Langdon, che al cinema ha la stessa faccia di Forrest Gump, è un povero cristo che ogni due anni, per venire incontro alle esigenze di bilancio della famiglia Brown, è scaraventato a sua insaputa in un’avventura che lo obbliga a sciogliere in poche ore misteri intricatissimi, mentre il resto del mondo cerca di farlo fuori.

Anziché riflettere con calma davanti a una birra o a uno spaghetto all’astice come Maigret e Montalbano, questo autentico disgraziato è costretto a risolvere i suoi enigmi a bordo di sidecar sfreccianti, furgoni blindati, vagoni dell’alta velocità. Non mangia mai. Non va mai in bagno. Non rivolge mai un pensiero ludico alla donna bellissima che Dan Brown, con qualche punta di sadismo, gli mette inutilmente accanto fin dal primo capitolo.

Stavolta il nostro affannato eroe deve impedire la diffusione di un virus che sterminerebbe a fin di bene una larga parte dell’umanità, ponendo rimedio al problema della sovrappopolazione del pianeta. L’argomento spaventa il nostro subconscio molto più del Santo Graal e credo sia questa la ragione per cui Inferno non ha replicato il trionfo di copie del Codice da Vinci.

L’altra ragione è che il titolo è un abbaglio. Chi, come me, sperava di trovare nella trama continui rimandi ai gironi e ai personaggi dell’Inferno dantesco, è rimasto deluso. Dante è poco più di uno spunto per ambientare la storia a Firenze, consentendo a Dan Brown le consuete divagazioni da guida turistica sul corridoio vasariano che sbuca a Palazzo Vecchio (chissà se lo avranno usato anche le escort che animano l’ultimo scandaletto cittadino) e sulla chiesa della musa di Dante, Beatrice, dove gli innamorati in crisi infilano dentro un cestino i loro messaggi imploranti, come se la donna-simbolo dell’amore irrealizzabile fosse la persona più adatta a realizzare gli amori altrui.

Il best sellerone può diventare una droga, specie per chi non ne sia un consumatore abituale. Appena finito Inferno sono andato in crisi di astinenza e ho cominciato a cercare un altro pretesto per sfogliare pagine in modo compulsivo. È così che mi sono imbattuto nella Verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker, quattro chili e settecento grammi di panzane spacciate per vere.
Di questo libro hanno detto che la scrittura è troppo piatta. Che certi dialoghi sono banali e stereotipati. Che Joel Dicker non ha alcun talento letterario. Sarà. Di sicuro possiede talento narrativo. Il talento letterario consiste nel trasformare le parole in opera d’arte, ma quello narrativo nel trasformare in opera d’arte la vita. Per questo è molto più raro.

Dicker ce l’ha. Con precisione svizzera (d’altronde è svizzero), dissemina per settecento pagine una serie impressionante di trappole e bugie che negli ultimi capitoli verranno rovesciate una dopo l’altra, rivelandoci l’essenza autentica dei personaggi.

[url=#]Nulla è come appare.
Anzi, nulla è come è.[/url]
Sarebbe come se si scoprisse che Berlusconi organizzava le sue cene eleganti perché era segretamente innamorato di Emilio Fede e voleva fondare con lui una confraternita di intellettuali asessuati.

Al centro della trama c’è l’amore proibito fra un scrittore trentenne e una ragazzina. Sospettando che una vicenda del genere oggi non susciterebbe più troppo scandalo (alla peggio direbbero che lei è nipote di Mubarak), l’autore ha l’avvertenza di ambientarla nel lontano 1975. Il segreto di una bella storia d’amore è il cosiddetto «fattore impeditivo», cioè quelle persone (di solito le famiglie) che si frappongano fra il desiderio e il suo appagamento. Se il marito di Beatrice avesse lasciato accomodare l’uomo Dante nella camera nuziale, il poeta Dante avrebbe ignorato la fanciulla e dedicato la Commedia a lui (o forse non l’avrebbe nemmeno scritta). Ma in un’epoca dove i genitori, e spesso anche i mariti, escono di casa per permettere ai loro congiunti di intrattenersi in santa pace, i fattore impeditivi esterni sono praticamente scomparsi. Ho un collega juventino che ha rischiato l’infarto quando la figlia gli ha presentato il fidanzato del Toro, ma dubito che il suo dramma avrebbe potuto ispirare Dante al punto da fargli mettere il ragazzino in qualche girone dell’Inferno.


Del formidabile intrecciatore di trame Joel Dicker mi ha irritato soltanto il maschilismo subliminale. La protagonista Nola si annulla nell’amore per lo scrittore famoso e prova i massimi brividi di eccitazione nel preparargli la cena e rileggergli religiosamente gli appunti del libro. Nola è una Lolita altruista, ma è ancora e sempre questo che vogliamo, noi maschi? Una donna-sofà su cui adagiare le stanche membra, una ragazzina adorante e culturalmente succube che non ci mette mai in discussione? Quando riusciremo a coniugare il nostro disperato bisogno di attenzioni esclusive con la fatica di un rapporto paritario?

Per oggi avrei finito i punti interrogativi. Però mi restano un po’ di esclamativi: Uno (!) per La grande bellezza e ben due (!!) per Selling England By the Pound. Il film di Sorrentino è una fotografia magistrale della Casta intellettual-mondana che con il suo cinismo sciatto e la sua superficialità ha rovinato l’Italia anche più di quella politica. Quanto al capolavoro dei Genesis (datato 1973, Nola avrebbe fatto in tempo a conoscerlo), l’ho riascoltato dopo una vita e mi sono visto scaraventare di nuovo nella stanzetta della mia adolescenza, con certe cuffie enormi sugli orecchi e la voce da angelo-satiro di Peter Gabriel che mi palpeggiava il cuore fino a riempirlo di qualcosa di inesprimibile a parole: forse l’amore.

Non penso di essere uno di quei dinosauri insopportabili che ritengono spazzatura tutto ciò che è stato scritto, girato e suonato dopo il loro diciottesimo compleanno. Ma questo disco è magia pura. Se Dante tornasse in vita, non perderebbe tempo a leggere Inferno, ma chiederebbe subito a Peter Gabriel di andare insieme in tournée. E io vorrei essere lì ad ascoltarli, con al fianco una donna dolce e generosa come Nola, magari solo un po’ meno accondiscendente.
27/06/2013

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Pazza_di_Acerra
Pazza_di_Acerra
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Grazie per il disturbo, ma Brown e Dicker non mi sarebbe mai venuto in mente di leggerli in tutti i casi...

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cinzia
cinzia
Viandante Storico
Viandante Storico
dopo aver letto angeli e demoni manco a me...però nonostante tutto è primo in classifica , forse sono libri da "spiaggia!" ..
mi piace come scrive Gramellini..Hai letto
Fai bei sogni?

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Pazza_di_Acerra
Pazza_di_Acerra
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Non ho letto il libro, ma lo conosco come bravo giornalista. Sicuramente scrive infinitamente meglio di Brown... YES 

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cinzia
cinzia
Viandante Storico
Viandante Storico
non c 'è paragone ....lui scrive con un 'ironia tutta sua...
con la capacità di sdrammatizzare anche su  un argomento tragico come il suicidio della mamma.
Brown è un americano che scrive un'americanata YES

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