La prima cosa che mi colpisce è che tutto dipende da come si comincia: con una risata o con un pianto?
So a cosa rispondere, ma non come.
Allora improvviso: con una risata - rispondo - e comincio col titolo "Un Giapponese ad Acerra".
Cosa sia un Giapponese e cosa sia Acerra è lo scopo di questo scritto dovuto, come se...
Il 'come se' occorre per deputare che il tempo non avrebbe modo di scorrere ulteriormente se non venisse sacrificato almeno in parte - credo si stia accennando al significato e significante.
Comunque a ognuno spetta il proprio pezzettino di tempo, da masticarsi feracemente.
In realtà a quella prima domanda avrei saputo dire una risposta più corretta; che fa più male - allora la reputo ingiusta. E me la mordo fra le labbra.
Quindi dimentichiamo e proseguiamo a rivelare sui percome di questa giornata; a giustapporre le parole, l'una su l'altra, ognuna che giustifichi quella precedente, seppure non si sappia come possa quella successiva essere attendibile.
Conta la mia testimonianza, poiché io così l'ho veduta: un faccenda tutta inventata che in realtà ne nasconderebbe un'altra. Però i verbi rivelare e dimostrare, che in questi casi si è soliti utilizzare, credo non aiutino a capire il tutto. Ma è importante perlomeno il credere - aggrappiamoci a questo - così qualcosa da dirsi lo si trova ugualmente: ecco come prende corpo "Un Giapponese ad Acerra".
E quando saranno stati impiegati 1 minuto e qualche secondo per leggere queste poche righe, si sappia che sono occorsi 37 anni e qualche giorno per confezionarle in bella copia.
So a cosa rispondere, ma non come.
Allora improvviso: con una risata - rispondo - e comincio col titolo "Un Giapponese ad Acerra".
Cosa sia un Giapponese e cosa sia Acerra è lo scopo di questo scritto dovuto, come se...
Il 'come se' occorre per deputare che il tempo non avrebbe modo di scorrere ulteriormente se non venisse sacrificato almeno in parte - credo si stia accennando al significato e significante.
Comunque a ognuno spetta il proprio pezzettino di tempo, da masticarsi feracemente.
In realtà a quella prima domanda avrei saputo dire una risposta più corretta; che fa più male - allora la reputo ingiusta. E me la mordo fra le labbra.
Quindi dimentichiamo e proseguiamo a rivelare sui percome di questa giornata; a giustapporre le parole, l'una su l'altra, ognuna che giustifichi quella precedente, seppure non si sappia come possa quella successiva essere attendibile.
Conta la mia testimonianza, poiché io così l'ho veduta: un faccenda tutta inventata che in realtà ne nasconderebbe un'altra. Però i verbi rivelare e dimostrare, che in questi casi si è soliti utilizzare, credo non aiutino a capire il tutto. Ma è importante perlomeno il credere - aggrappiamoci a questo - così qualcosa da dirsi lo si trova ugualmente: ecco come prende corpo "Un Giapponese ad Acerra".
E quando saranno stati impiegati 1 minuto e qualche secondo per leggere queste poche righe, si sappia che sono occorsi 37 anni e qualche giorno per confezionarle in bella copia.