All'interno del discorso Barth è Dio, essendo dio totalmente diverso dall'uomo e dal mondo per come lo sperimenta l'uomo. Ma se Dio è del tutto al di fuori della nostra dimensione, come definire la sostanza della sua alterità? Come aveva fatto Feuerbach... che non era esattamente un credente: è l'ipostatizzazione di desideri ed aspirazioni umane proiettate all'esterno. ( ipostatizzare significa porre qualcosa di fronte a noi stessi rendendola "cosa", cioè una realtà autonomamente esistente) Insomma, Dio è l'aspirazione dell'uomo a raggiungere traguardi morali ed etici.
Il discorso continua prendendo una piega che non mi piace: dopo aver ammesso che il tema centrale di ogni teologia è l'uomo e che quindi ogni religione è idolatria ( posizione dell'umano il luogo del divino come se fosse divino) Barth asserisce che la sostanza della fede è la volontà di Dio di salvare l'uomo. Ma come? Dio non eravamo noi?
Trattasi di un rovinoso incartamento... d'altronde la circolarità del pensiero teologico non lascia scampo.
In realtà per me da questi pensieri si potrebbero trarre ottime indicazioni per l'essere umano se si accetta di non usare obbligatoriamente lo strumento Dio e di non salvare a tutti i costi l'edificio religione.
Se Dio è l'insieme delle nostre aspirazioni ipostatizzate, e se noi amiamo immaginare che tali aspirazioni ipostatizzate vogliano salvarci, significa che in realtà le nostre aspirazioni sono la nostra salvezza. È quindi del tutto legittimo, ed anche buono e giusto realizzare noi stessi, in barba a qualsiasi educazione incentrata sul senso di colpa che sarebbe solo un mostruoso errore di comprensione.
Non solo. Se l'insieme delle nostre aspirazioni ipostatizzato ci appare come totalmente altro è perchè
1) abbiamo molto lavoro da fare
2) perchè viviano un'esistenza inautentica rispetto ai nostri reali bisogni
Quindi
1) nella vita c'è molto da fare, quello che abbiamo da fare è un percorso per noi significativo ed anche appagante
2) occorre mettersi in discussione e mettere in discussione il modo in cui viviamo
ora vado a farmi due passi, intanto stroncatemi