A dire il vero, il punto sulla discussione è poi già stato fatto, sin dal primo intervento di risposta e in quelli successivi: si è arricchito di ulteriori riflessioni.
Si tratta quindi di evidenziare alcuni aspetti, anche per chi ha difficoltà con l’inglese e confutare – una volta di più – quello che afferma l’amico «Fottitutto».
Non che in realtà ve ne sia particolare bisogno, è che a forza di reiterare un concetto - magari strillando - poi qualcosa di sbagliato passa comunque.
Ripartiamo quindi da qua:
FUCKTOTUM ha scritto:Io vi inviterei a rileggere il topic per unirvi ai polli nel ridere a sganasso.
Ma ci fate o ci siete? Vi fumate il dixan o v'iniettate il basilico?
Ho riportato una notizia VERA ovvero un FATTO.
Avete riportato una smentita che smentita non era visto che proveniva da altra APA
Avete versato merda su Foglio aggratis e rimbalzato il FATTO che l'APA ha fatto marcia indietro.
Ancora non ho capito perchè i verdi hanno perso in germania e perchè continuo a perdere tempo con gente manifestamente incapace di discutere e ragionare perchè totalmente rincretinita dal brodo politicallicorrectmeinstrim che si inietta in vena.
Io, in risposta al post di apertura, ho riportato un’informazione tecnica: quegli «Highlights of changes…» che ben spiegano le variazioni occorse (alcune, quelle di ns interesse in relazione alla tematica) collocabili in un’azione progressiva durata ben più di due lustri (e quindi l’affermazione finale dell’autore del pezzo riportato è smentita) che prendono spunto da una revisione resasi necessaria del DSM, ma che poi è il naturale incedere del progresso delle relative discipline.
In realtà, quegli hightlights, forniscono un quadro piuttosto completo di quello che occorre sapere, almeno in un contesto del genere e costituiscono un valido confronto sul quale misurare affermazioni o pretese.
Non ci siamo poi, neppure sulla smentita sbagliata, poiché io ho scritto: «per completare l’informazione», che nel caso specifico significava:
- l’azione un pochino scomposta ed eccessiva dell’American Family Association, ha avuto anche il risultato di far pronunciare l’American Psychological Association, anche per la similitudine delle sigle con i
cugini psichiatri.
-Testimoniare che vi sono diversi attori sul terreno della «psiche», affatto concordi, che eccedono anche nei dissapori; nonché diversi orientamenti e sistemi nosografici.
Siccome poi, ho notato che nel prosieguo della conversazione, la confusione su acronimi identici poteva non essere stata debellata, ho ulteriormente precisato.
Per quanto riguarda la
querelle: intanto sarebbe carino rivolgere un attimo uno sguardo critico all’AFA, poiché è da loro che è nato tutto ed il nostro
giornalista, ha fornito una dimensione quantomeno «podalica» a tale parto.
Chi sono, come la pensano, quali battaglie portano avanti, quali interessi rappresentano e se tutto ciò non fosse semplice da cogliere, può bastare riferirsi a quell’imbarazzante paragone che hanno proposto nell’annuncio iniziale, riguardo a ciò che è accaduto relativamente all’omosessualità.
Venendo all’errore: esiste certo, siccome poi il DSM è stato pubblicato diversi mesi fa, ci si può chiedere: «ma come mai.. nessuno si è accorto…»,
Il termine «orientamento», assume una connotazione impropria in relazione alle codifiche/utilizzi pregressi che rimandano – vuoi il caso – alla normalizzazione verificatasi relativamente all’omosessualità ed è sostanzialmente per questo che ha fatto agitare molte
fronde.
Del resto, se lo si contestualizza, se si osservano i criteri diagnostici - pressoché immutati – il pericolo paventato è abbondantemente sovrastimato.
Quindi non si tratta di fare «marcia indietro», ma di rettificare un errore che non sottintende quello che si vuol far passare, al punto che il disturbo non è affatto stato eliminato.
La questione è che tutto il nuovo
impianto delle parafilie destabilizza, se la focale con la quale lo si osserva è quella morale, etica, religiosa, legale, di tutela
Tutti aspetti legittimi eh? Però le discipline che si occupano della psiche, discutono se a fronte di una condizione, di un comportamento, vi sia o meno un disturbo, che tipo di disturbo, come si generi, come affrontarlo (clinicamente intendo) e nel farlo, si cerca di utilizzare un metodo.
Poi è chiaro che apprendere che potenzialmente può esistere parafilia senza disturbo mentale correlato, può essere difficile da digerire, in particolare se ci si riferisce ad aspetti così delicati come quello della pedofilia e ci si muove così grossolanamente.
E allora si pensa subito alla legittimazione, ad una strategia per conclamarla, al pericolo; ma trovo siano considerazioni improprie.
Lo sono per i motivi di cui sopra; per il labile confine che esiste proprio sull’aspetto specifico tra parafilia in sé e il disturbo parafiliaco; per il fatto che il DSM non è l’unico sistema di riferimento.
Inoltre, le tutele nei confronti dei minori mi sembrano – abbastanza – solide e non cederanno di certo il passo a chi non è affatto interessato ad abbatterle, anzi.
Lasciando un attimo da parte la pedofilia, ma rimanendo sempre all’interno delle parafilie, la nuova sistematizzazione proposta dal DSM coglie invece evidenze improcrastinabili.
Anche il sistema diagnostico precedente se da una parte proponeva il limite dicotomico sì/no, nella più o meno parziale corrispondenza dei criteri di valutazione forniva evidenze, spunti e riflessioni su quel
continuum che va dal normale al patologico, nel quale poter collocare - almeno concettualmente - le singole situazioni.
Ora invece, tale sistema, meglio disegnando tali confini (anche se ciò può essere un problema per le strumentalizzazioni), suggerisce che oltre al normale/usuale/tipico, esiste l’a-normale/inusuale/atipico e che quest’ultimo non è necessariamente patologico.
Anche noi stessi abbiamo modo di imbatterci (in una versione ridotta e semplificata) in tali evidenze; lo facciamo quando riteniamo possibile, congruo, auspicabile, trovare – in relazione agli aspetti sessuali – le intese e relativi limiti all’interno della consensualità.