Ma a parte tale precisazione, penso che si comprenda leggendo tali versetti che un uomo non possa essere in grado di formulare tali concetti.
potete comunque trovare il tutto sul sito http://www.ilprimovangelo.it
Inizio riportando il commento dell'apostolo , anch'esso tradotto dal copto, e solo più avanti riporterò i versetti dettati da Gesù.
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Provate ad aprire lo sportello della gabbia ad un uccellino prigioniero: potrà succedere che, spinto da un coraggioso impulso, si precipiti fuori e voli verso la libertà, ma potrà anche succedere che si ritiri timoroso in un angolo. Se esce, può andare a finire nelle fauci di un gatto o nel becco di un uccello rapace; se resta, perde un’occasione unica e può pentirsene per tutta la vita.
E la sua vita non sarebbe degna di questo nome, se dovesse trascorrerla tutta fra le sbarre della sua prigione…
Anche l’uomo è in gabbia e, spalancargli troppo bruscamente la porta, può voler dire precipitarlo nelle fauci della droga, del suicidio della violenza e del delitto. Ne sappiamo qualcosa ai nostri giorni.
Certamente la felicità non è dentro la gabbia, è fuori, ma tutti hanno paura di essere felici. D’altra parte, le sbarre della sua gabbia l’uomo se le è costruite lui stesso, millennio dopo millennio, con un lavoro estremamente minuzioso e nello stesso tempo assurdo. Ma vi è una speranza per la vita di chi è ingabbiato: capire in che modo le sbarre sono sorte dal nulla.
Ogni sbarra è un paraocchi e ogni benda è un “diavolo”. Cosi l’uomo si trova circondato da mille diavoli che assolvono fedelmente alla loro funzione, facendo il loro dovere. Sono come tanti segnali stradali: attento, lì c’è una curva, puoi uscire di strada. Fermati e lascia agli altri la precedenza, spaventati, trema, terrorizzati…….
Andrebbe tutto bene se l’uomo capisse quei segnali. Purtroppo , là dove sembra segnata una curva, la strada è dritta. La gabbia si risolve in una esasperante perdita di tempo. Tuttavia se l’uomo troppo precipitosamente ne esce , la libertà raggiunta esteriormente, ma non ancora interiormente , diventa pericolosa per lui. Occorre dunque rimettere i segnali al loro posto giusto e soprattutto capirli: come sono nati? Come si sono formati? Che funzione hanno i “diavoli”?
Leggemmo con scandalizzata sorpresa nel libro di Enoch questa frase: “Guarda il demonio da ogni lato e non da un lato solo, come tu fai. Lo vedrai ritornare ad essere Dio!” Il diavolo, in aramaico, è definito “ stra’ ahra’ ” cioè “l’altro punto di vista”, la “visione parziale”, il paraocchi. L’ambiente in cui si sviluppano i diavoli è quello sottoposto alle ristrettezze dello spazio e del tempo . Regno del diavolo è il mondo dei corpi e delle anime. Il diavolo ha effetti sulla materia e sulla mente, dato che l’anima è fatta di pensiero limitato. Ma quando il pensiero ritornando Spirito si allarga, si completa e attinge alla verità e all’eternità, uscendo dalle ristrettezze dello spazio e del tempo , allora l’uomo fa un salto di livello.
Questa è la differenza fra l’anima e lo spirito. La prima, fatta di pensiero limitato, provvisorio, mentre lo Spirito è pensiero vittorioso, che ha superato ogni visione parziale.
Il primo atto dell’ingabbiamento dell’uomo è consistito nell’aver spezzato “il frutto dell’albero della Vita”, dividendo la Creazione in “buona” e “cattiva”. La vita deve pulsare liberamente, spinta dalle due grandi energie cosmiche: quella distruttiva e luminosa e quella costruttiva e tenebrosa. Sia la luce che la tenebra sono fenomeni positivi, tutti e due creati da Dio. Dobbiamo vederli in questo modo: la tenebra come luce che si spegne, la luce come tenebra che si illumina. La luce è ”bene”. La tenebra è un altro tipo di “bene”. Non avendo capito questa verità, restammo meravigliati, quando leggemmo Enoch: “Dio creò la luce e vide che essa era buona e creò le tenebre e vide che anch’esse erano buone…..”.
Le prime sbarre della gabbia che l’uomo si era costruito erano fatte di buio: aveva arbitrariamente stabilito che le tenebre sono malvage. Conseguenze di questo pensiero aberrante sono le frasi che sentiamo pronunciare: Dio, abbi pietà di noi, Signore misericordia, Signore non ci indurre in tentazione, liberaci dal male e dalle tenebre!
Coloro che conoscono l’Ebraico, sanno che questi imperativi in realtà sono verbi al presente: nella preghiera di Gesù è detto: “…Tu ci liberi dal male, tu non ci induci in tentazione, tu ci rimetti i nostri debiti nell’istante in cui li rimettiamo ai nostri debitori….
Così il piccolo uomo, chiuso nella sua gabbia , si è trovato all’inizio in una posizione di una certa comodità. Se ha sbagliato: è Dio che lo ha indotto in tentazione. Il male lo fa soffrire? E’ Dio che non è misericordioso. Ma la verità è un'altra. Occorre che l’uccellino impari a pensare nel modo giusto, altrimenti appena uscito dalla gabbia verrà sbranato dal gatto, cioè divorato dalla paura. Pensare nel modo giusto vuol dire liberarsi dalle opinioni sbagliate dalle false verità rubate in un terreno lavorato da altri, cioè da coloro che nel lento trascorrere dei millenni hanno trovato vantaggioso mantenere in gabbia i propri simili. Occorre Pensiero libero.
Puntualissimo , allo scattare dei segnali cosmici, questo Pensiero è venuto all’appuntamento. L’uomo ha aperto gli occhi. Antichi manoscritti sono tornati alla luce. Solo un secolo prima sarebbe stato troppo presto: li avrebbero bruciati a furor di popolo.
Una di queste voci nuove è quella di colui che fu così vicino a Gesù da respirarlo, di colui che non si è fermato alla superficie del Salvatore ma ha voluto penetrare al di là dell’epidermide, cacciando coraggiosamente il suo dito nel profondo. Più o meno a partire da Giuda, tutti gli apostoli sono stati interpreti non sempre fedeli o, come nel caso di Simon Pietro, talvolta rinnegatori di Gesù. Tutti meno uno. Soltanto uno che avesse capito Gesù avrebbe potuto riportare fedelmente il suo messaggio spirituale.
Ma capire Gesù vuol dire “ ESSERE GESU’ ”. Ecco il SEGRETO dell’essenza divina: Gesù è la STRADA, LA VERITA’, LA VITA.
Gesù è l’estremo livello raggiungibile dall’uomo. Chi lo raggiunge si trova ad essere “LUI”. Il piccolo, nervoso Giuda detto Tommaso Didimo, è passato al di là del traguardo e da quel momento è stato più che fratello gemello di Gesù, il suo alter ego: Gesù stesso, specchiato.
Ora possono trovare un’eco nella nostra coscienza le parole segrete che egli ha udite. Sono parole vere, eterne. Eccole:
“Io mi chiamo Giuda come l’altro apostolo, ma sono detto Taumà, Tommaso, cioè Didimo, e vi dirò quando e come Gesù mi ha chiamato così.”