Oggi al massimo possiamo permetterci di cambiare volto, cambiare sesso ed usare sostanze chimiche per potenziare temporaneamente (a patto di accettarne le conseguenze) le proprie capacità psichiche. Tuttavia, questi "pseudo-potenziamenti" che apportiamo tutti i giorni al nostro corpo non possono prescindere da quella che è la biologia umana. Siamo in grado di raggiungere i limiti estremi del nostro corpo, ma non di oltrepassarli. Una linea di confine quindi esiste ancora, ed è grazie ad essa se il dibattito ancora non si fa sentire.
Tutto ciò potrebbe non valere più per il domani. Con le protesi artificiali che si fanno sempre più precise e potenti, con l'avanzare della nanomedicina e delle nanobiotecnologie in generale, quella linea di confine che è sempre esistita fin dalla comparsa dell'uomo sembra cominciare a sbiadire.
Movimenti culturali come quello del transumanesimo appoggiano fortemente questo andamento delle cose, convinti che il potenziamento sia il prossimo stadio dell'evoluzione umana sotto la guida di un paradigma tecnologico e non più biologico.
Altri hanno paura delle conseguenze che simili tecnologie potrebbero portare soprattutto in un contesto capitalistico come quello attuale.
Infine c'è chi, indipendentemente dai rischi oggettivi a cui si va incontro, reputa immorale un'alterazione così drastica del corpo umano, ed è su quest'ultima categoria che vorrei focalizzare la discussione.
Se una persona eccelle in un determinato campo grazie a dei potenziamenti psico-fisici permanenti, questa persona è degna di merito?
Una persona mentalmente potenziata, come percepirà gli individui che hanno deciso di non approfittare di queste tecnologie?
E quelle che hanno deciso di potenziare la propria longevità? Quelle che vorranno trasferire la propria coscienza su di un supporto più efficiente del corpo umano?
La lista di interrogativi potrebbe proseguire all'infinito, ma il progresso tecnologico non sembra voler aspettare delle risposte.